27/03/15

Il timore di vedere.




         Cardini e sostegno, si alimenta l' idea di costruire e negli incastri di una struttura riparata osservo le congetture che ci raccontiamo per tenere in piedi situazioni stanche e tutti quei timori di guardare veramente a ciò che siamo. Spesso ci accontentiamo dell' ultima mano di vernice per non accorgerci che il soffitto sta crollando a pezzi e la muffa sta mangiando le pareti. Quale grande bugia e' la vita, e quante illusioni e speranze vengono affogate dalle scelte...ci ritroviamo disperati in un futuro costruito altrove e vittima dei criteri e delle maschere indossate per piacere ad altri senza che si sia provato ad essere noi stessi dentro l' intimo e nell' anima. Raccogliamo come mendicanti sorrisi e false convinzioni nutrendoci di un' altra verità soltanto immaginata, dove il piacere di piacere si scatena e tinge, passando altra vernice su quello che non accettiamo e sulla parola che tanto ci spaventa e che passivamente ci divora: il compromesso. Quell' idea mendace che ci spinge a non voler volare. Accattiamo e lentamente lecchiamo gli scarti senza far esplodere la magnificenza di ciò che siamo. Se questa patina cadesse e questa crema viscida venisse sciolta capiremmo che la vera vita e' altro, e che si può volare anche stando fermi. E invece ci tritiamo di bile e di microattimi di depressione per un vestito che non ci sta più o per un capello che si perde, ed iniziamo ad ammalarci lentamente senza comprendere che solo una e' la patologia: abbiamo smesso di guardare ritti la gioia, abbiamo perso la capacità di attendere il gusto ed il garbo, e con essi il furibondo desiderio e la voglia di toccare con tutto quello che possiamo la persona eletta ad albatro fedele. Cotti da una delusione e pilotati verso un nuovo fallimento dondoliamo fra la vita mascherata e quell' idea, alimentando un conflitto interiore con quella palla di vapore chiamata coscienza e che ci vuole volti nella direzione del destino scritto per il nostro tempo usato.
Pilastri e sogno, tremori e scosse elettriche alla schiena. Cos' e' la parola amore in verità. Occhi bagnati di commozione o viscerale fisicità? Eleganza o percezione dell' altro mediante una mano che passa fra le cosce? Le due essenze si scostano per poi trovarsi, fino a confluire in una relazione simbiotica dove coppia diviene individuo e due persone incontrano il senso di una vita passata a cercare. I momenti in cui ci si ritrova sono nitidi e fedeli, come se ci tuffassimo nel liquido amniotico dal quale veniamo riscoprendo una effettiva essenza celata fino a quell' istante in cui ci siamo persi nei due sguardi. Cordoglio e pianto nel fallimento e nella frustrazione, colpevole responsabilità nel non voler sentire dove guida il fato. Siamo pugni in faccia e nocche logorate, annusiamo l' olio rimasto in queste scatole di tonno vuote cercando di ricordare il sapore del pesce. Assurda e tacita accettazione delle delusioni quando alle spalle potrebbero spuntare vere ali e ci libereremmo in cielo, guardando la realtà col vento in faccia e ricercando l' albatro che cerca noi.
Virale annientamento della psiche e liquidi organici diffusi in una cieca abnegazione nel serrare aspettative e chiudere la porta alle semplici volontà, senza la preziosa sponda di una traiettoria umana verso quello che oltre noi resta celato. Vivide sensazioni avvolgono come quel vento ed un ritorno agli aspetti rurali delle voglie cingono ed al tempo stesso eccitano. Suggello ad un trionfo e a una scoperta in un confronto fisico come se all' apice di quegli attimi due corpi nudi si rovesciassero su sabbie umide e cortecce d' albero. Osservando sintomi di estasi e quel fuoco, dove il palmo di una mano serra il collo e lo rilascia per accarezzare, dove lo sguardo possiede e e' posseduto, dove attimi di follia di sesso scaldano ed erigono complici in una mescola di odori e tattili riscontri. E un fiore, ed un sorriso, una parola, il cuore si scalda e quei capelli volano nell' aria. Rilassato delirio e clemenza elegante, scioglie in un ammiccamento complice il sublime picco di realtà votata all' altro. In quel nido gli occhi vedono come in uno scrigno a luce accesa ed alla stessa luce trovano tracce di un' ombra che ha la forma della sagoma dell' altro. Il suono di un carillon accompagna come il fischio di un vento caldo che ora arriva, e' tempo di giacere e accorgersi di ciò che abbiamo visto e che ci vuole.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved




 

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