25/11/18

Libellula di Velluto



Candidamente in una silenziosa notte arriva, e dentro un angolo di polveri emotive già distanti dai rumori e dal caos della città, fa esplodere le viscere scuotendo mentre l'umida ugola rischiara e dentro le ordinate code di fogliame rigorosamente attende. Fosti di alberi come fosti di birra, liquida come la pioggia e densa come la resina che si fa corteccia mescolandosi quasi tessuto fatto di miele su quell'intera lastra di panno intirizzito dalla vita. Ali sbattute nel vuoto e il corpo nudo di una lana soffice accompagnano dentro infiniti andirivieni di follie ridotte all'osso, ricercando quei frammenti di una voglia che di pioggia e di gocce dondola e gongola bastandosi da sé. Quel moto che in un battito che è quasi incancrenito e non si arresta, quasi meccanico la guida verso cumuli di cenere alterni a conche di ovatta, un saliscendi di energia che è in fiamme, adesso lavico, esplode in minuscoli sentieri di una vena arancio luminescente. Oltre il concreto di una sagoma seppure ridottissima la esplora, si esplora, assecondandone la direzione come fosse un vento caldo, e scivolando sulla bramosia di una ferita che non duole. Oriente, ove il cerchio rosso si solleva, e contenuto dentro un'alba placida rumore di trascorso in quella foglia che da un albero va giù. Prossima al terreno per poco non la investe, ma lei, che ancora candida racconta di una strada ininterrotta, volge alla sua coda quegli occhi evanescenti perché sa che al suo cospetto il nervo legnoso di quella vita ritornerà a proteggere per quel suo poco che rimane. E' dunque di cavità feroci e di destini in fiamme, con ambre oramai essiccate e con il fuoco che le infrange e la consuma. Ardere per esser arsi, schiudere per consacrarsi ad una vita ritta ed al ricordo. Passate notte e caccia, le briciole dei sensi sono giunte e poi tornate via, con tutte quelle polveri emotive hanno cantato fino a cullare per rinchiudersi dentro il silenzio che fu suo. Adesso ciò che resta è un eco di ricordo, un solo epico suono lontano che li accoglie come un'alcova dentro al vascello che la porta in morte e l'abbandona, mentre il suo cuore sincronizza coi suoi occhi quell'istante in cui nel vuoto ove cadeva per sempre si addormenta.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved