24/06/15

Un luogo chiamato libertà.




          Acredine e contrasti non si sono allontanati dalla strada innocua di un perdono mai preteso. Si sono concentrati in un lasso di tempo molto breve e prevedibilmente i malesseri ed i mugugni del non detto sono esplosi tutti insieme perforando quella patina di diffidenza che li conservava e li teneva buoni. Ora se ne sentono i denti digrignare, e se non per la rabbia anche un rammarico costretto si contorce fra occasioni perse e tavole imbandite di portate fredde.
La fogna di un discorso interrotto diffonde afrori ed olezzi di vergogna dentro l' alveare delle api dove il miele e' oramai rancido. Smunti gli insetti ed abbandonato il vano, si allontana la macchia in movimento per cingere operosamente altra sede e cominciare a costruire altro nulla. Violati sono gli impegni e le pretese invane di sembrare ligi, sono gettate via come altra parte del costrutto trasparente. Liberano sotto il ronzio di insetti che cercano altro cibo, proteggendo e al tempo stesso rilasciandosi ad un destino piatto e in bianco e nero. Colate di linfa scendono dal dorso della convivenza diffondendosi fra quelle appiccicose terre dove chi deve sorprendere finisce inevitabilmente per allinearsi e perdere, andando contro tutti i buoni propositi di una rivoluzione soltanto immaginata. Spugne di catrame ed oli si propagano in una mescola maleodorante di dannosa valle, dove sagome senza una meta vagano nella speranza di ritrovarsi in un tempo andato e ripercorrere le proprie scelte cautelandosi oltremodo.
Serpenti e strane forme sul terreno, immerse dentro il limaccioso e osceno piano di uno spurgo autorizzato. Cedono al rapprendersi e rilasciano giusto quel fiato per poter permettere allo strazio di allungare questa loro agonia, crogiolandosi nella mediocrità di un movimento limitato e senza alcuna fantasia di porre rimedi agli errori già commessi.
Anime epilettiche come avvolte da correnti intermittenti sono soggiogate dalla presenza di un ego parallelo che costantemente porta rinuncia e deprime. Avvolte alla seta viscida di un barile di liquami, come mummificata la camelia delle menti raccoglie in se tutte le antiche idee da riproporre ad altri per consentire almeno una nuova alternativa a chi poi giunge. Formati nuovi e geometrie dinamiche per liberarsi da questo stato evanescente di sconfitta e ringhiare finalmente allo spazio. Bramare, percepire nuovo desiderio. Volontà effimera di un progetto che se inascoltato implode e muore in collettivo dramma. Rinascere e divincolarsi dagli strati, abbandonare le menti alla libertà senza temerla, ossequiosamente adempiere a tutte le infrazioni dei limiti, uno ad uno scardinati come pioggia presa a spallate che rilascia polveri di liquido che rinfresca. Anomalia, rinnovo, inaspettata fonte e sobria contesa. Giunge a noi un domani di rivoluzione dove episodiche disfatte si contemplano a specchi di giustizia mite e calorosa. Fagocitati dagli aspetti morti di una vita che crediamo di attraversare, stiamo ritrovando il timore di calpestare territori inesplorati dove la libertà raccoglie al suo interno anche un senso di potere e di controllo sugli aspetti che finora avevamo imparato a demandare sulla nostra pelle agli impegni ed ai voleri degli altri. Sciami d' api che rientrano, alveari edificati e lindi per le nuove case che le aspettano. L' idea e' nell' operosità di quegli insetti. La linfa nuova e' il miele. Un' altra idea da cavalcare forse, ma da difendere ostinatamente dentro questo luogo nuovo cui si affaccia adesso il corpo, quel luogo chiamato libertà.


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22/06/15

Venezia.




       Lamina di metallo e fiele corre fra le stringhe di un frammento rotto e in un sussulto nuoce fino a consumarne il vano dove tutto lo spezzame era riposto. Baie di mari torbidi ed ametista luccicano fra le crepe onde di una sensazione pronta a tramortire con la violenza di un solitario scatto. Nervi fremono fino a condensarsi in una esplosione di vapore che scioglie voragini di polimeri come ritratti al calore vivo della fiamma. Forgia il suo guanto nero e assaggia, come fosse lava, il cuore di vetro di un cavallo alato appena concepito, mentre uno sguardo annebbiato si rivolge a quella gondola che lo attraversa come uccello che si poggia. Via la maschera da una Venezia mattiniera, umida al punto tale da moltiplicare il caldo di quel forno acceso. Botte che si susseguono dentro la cavità che genera sapientemente opere d' arte addolcite nella fluida abnegazione, argini e metalli seminano lentamente il soffio e si propagano con l' esperienza di un metodo testato mille volte ed altre mille ancora. In tutto questo le scintille ed il pulviscolo che giorno dopo giorno rendono carbone il luogo che riposa sopra al mare scuro.
Fiotti di calore espulso dalle membra e quella gola che si infuoca soffia ancora per un altro encomiabile prodotto che delizia, giardini di vetro e mastice fra fluido fuoco versa nello stampo il cuore e la passione di un sol uomo che lo scarta. Adoperare il magma per raffreddarlo e cingere le gocce asciutte, immaginando che l' ardesia di quei muri crollati fosse ancora tutta lì. E quanti tetti e quante altre cose celate, coperte da quel raffreddamento necessario per non bruciare gole e ribollire il sangue. Criteri di fiamma e antagonisti naturali si ispessiscono al di sopra di un livello dove liquido ed ironico riposa il padre di quell' ossimoro che e' abitato. Sospesa e cara Venezia, nella sua unicità terribile e al tempo stesso sontuosa. In tutta l' opera di un mastro si offre all' intruso e a chi la spia con tutta la sua equivoca natura. Vie d' acqua ed alberi di pietra gli edifici, mentre il contorno sono isole di vetro dove appassionati solcano quell' angolo di mare gelido per giungere al sublime scoglio del creato e del mistero. Foschie come le strane vie di un' umido delitto, anima di un controsenso fra le righe di una nobile dottrina. Maschere di nuovo lì, tutte a raccogliere il non senso di una vita capovolta di laguna. Scempio ed ironia assiepati fra le curve di un vestito buono, ammicca e quello sguardo si dissipa in un istante, mentre l' abile mano della signora "non so chi" tiene elegante quella stecca che sorregge l' otto di raso con i fori per quegli occhi di promessa.
Il maniscalco batte preparando l' ennesima cavalcatura mentre il fabbro ha il suo martello fra le mani e forgia, ma il mastro del vetro rimane ad incarnare l' anima di una Venezia triste, madida di lacrime e di calore che e' disperso. La gondola che naviga e' la forma ma il contenuto si annida fra le polveri di un soffio stanco dentro un nuovo recipiente che si gonfia e si raffredda fra quei rii di silicio bollente che da mescola di fuoco si deposita sopra il terreno di quell' officina incandescente.
Via la maschera Venezia! E il Carnevale che e' finito annuncia la tua ricca e borghese preesistenza, abbandona la voce delle piazze e si rintana dentro gli angoli di un cupo e derelitto abitato fatto di capanni e malattie virali, dove un dottore sta tentando di salvare ancora vite da quell' umida realtà.


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21/06/15

Nuovo inchiostro.




      Ho guardato il tempo negli occhi. Scivolandole dentro l' enorme specchio conosciuto ho visto la sua vita trascorrere come riavvolta in una pellicola di papiro. Ho sentito mio il suo passato come se fosse avulso dal mio trascorso ed ho guardato altrove per cercare in altre vite pulsioni simili dove ci ritrovassimo di nuovo insieme. Come un ciondolo dondola spostandosi così ho sentito che i suoi occhi facevano con me, spremendomi per farmi entrare e per donarmi questa nuova libertà trovata in lei per noi. Accarezzandola ho scoperto di assaggiare me, come se nulla si fosse mai interrotto ho sognato la mia realtà disegnandola insieme a lei, in tutti quei silenzi e in quegli istanti scatenati dove l' ho raccolta fra le braccia pensandola come se fosse solo un altro modo di osservare me.
E' un libro dalla copertina di nuvole e di cielo, dove qualche capitolo e' già stato scritto e dove le mie note sono state sistemate in fondo e numerate ad una ad una. Adesso e'  nuovo inchiostro e nuove pagine, mentre capitoli si servono di noi per divertirsi ad incrociare lettere e a raccontare tante storie in una sola. Ed a sconvolgermi e' quella sensazione che percorre il sangue quando trovo così naturale averti li dopo tutto quel tempo. Le lunghe camminate sono in me come il mercurio lucido di quel battello che ci portava sulla più grande delle isole che mi hai voluto mostrare. Ogni istante di quel tempo e' stato riavvolto e srotolato in centinaia di pensieri, tentando di viverlo ancora senza esserne cosciente e prenderlo come uno scrigno appeso a un orologio fermo dove il vento muove.
Gioielli colorati si specchiano in un cielo di aurora boreale dissipando il buio e evanescente, dondolando il dorso delle stelle. Mentre neanche il tempo occorre più, vedendolo propagare come nobili sipari di tessuto, adesso volge all' aurora anch' esso, danzando in una immobile foresta di intuizioni e praterie di livida commozione. Istantanea di una essenza liberata, assonante e serva di poesia mai scritta ed idea soltanto immaginata. La ruota corre sull' asfalto e come gerbere dissemina veroniche di colore. Veglio alla luna attraverso quell' attimo riassaporando il gusto di osservare di nascosto la bellezza degli istanti rubati e guardarla ancora. L' orizzonte adesso ha una sagoma ben definita, e all' incontro tra mare e cielo, ironia della sorte, spettatrice la unica terra dove per questi non offre confine. Sciami e correnti nell' aria a raccogliere foglie di un sogno che adesso e' tornato. Ruggini di desiderio si mescolano al placido andare di un fiume che lascia sospesi. Io resto lì fulminato a vederti mangiare, attraversandomi e riuscendo dal mio corpo in maniera ossessiva per potere capire se e' vero quello che adesso la realtà mi offre come un dono. La riscoperta di me e l' abbandono delle inutili cose, volto all' ascoltare col corpo le idee e le vite negli altri. Il vero maestro alberga in una idea di individuo che ben presto abbandona il singolo per confluire in un' altra immagine di due volontà che si abbracciano per fondersi in una nuova migliore. Amare. Oltre il tempo. Io ho guardato il tempo negli occhi, ne sono sicuro, ed aveva il tuo sguardo.

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17/06/15

Le affinità elettive.



     Camminava senza una meta disegnandosi tracciati immaginari e percorrendoli credendo di volare insieme a quei gabbiani che aveva visto andare via.
Calpestava il non senso di una staticità pietrificata, mentre il rumore dell' acqua non lo interessava ed il fruscio del vento sosteneva le sue mani aperte per poi passare fra le dita.
Anime gelide gridavano lontane e fitta nebbia si accalcava a strati nella mente, l' immaginazione cavalcava tutte le sue aspettative mentre specchi esplodevano infranti dalle sue voglie e dal suo sguardo perso dentro un mare di pezzetti di vetro trasparente.
Saliva dimenandosi dentro i suoi desideri, dove la perfezione degli intenti irrorava nuova vita in un contesto vetusto di tessuti opachi e tele di polveri dove si poteva anche soffiare. Tutto si diffondeva fino a raggiungere una strana dimensione di tempo parallelo, dove onde venivano propagate mentre lui restava li a guardarle. Dune di sale grigio si accostavano alla zelante oziosità di chi non vuole andare.
Come un sergente rimaneva lì, piantato sull' attenti, e nuovo vento stavolta trascinava come rapide mostruose, donandogli una nuova posizione che supina gli poteva offrire il cielo.
Come uno stelo d' erba si agitava in un contesto empatico, dove le percezioni delle essenze rilasciavano altre essenze nelle quali si poteva anche tuffare.
Enigmatica frequenza bassa di una tela tessuta dove ha già piovuto, gocce di pioggia si fermano fra la seta già tirata regalandole un' idea di origine e primordio. Lo sguardo cade lì, a quella piccola cornice di realtà che focalizza. Dentro piove la vita, e quell' algida impetuosa mole che precipita in un lago basso, sente la spinta di un vigore solito ma nuovo nelle forme.
Spinge e supino danza nelle idee che osserva. Sue, come e' suo il disegno di quella nuova realtà che adesso dalla piccola cornice si diffonde. Accarezza il vento forte con la dolcezza di un "sempre" che e' rimasto sospeso. Evita gravità dannose restando in quel punto e vedendosi cascate immense rovesciargli sopra come una linfa tonica di un generoso fiume che lo bagna.
Salivano come dannate le nuvole in quello squarcio d' acqua dove si poteva intravedere il cielo, si avvitava l' eternità trascorsa mai in un tempo andato. Una bolgia di pedanti insetti e un' ansa rallentavano il trascorrere di quell' immobilismo. Il suo essere supino riavvolgeva il nastro di una consapevolezza a lungo cercata e dispersa in frammenti posti dentro le intere giornate trascorse.
Avido di nuove luci e somme vette, affogava nuovamente in quel sublime oblio di liquido che lo bagnava. Sostenendosi con l' intelletto, ma rilasciando tutta la sua razionalità per conservarne istinto, affiorava in una curva d' acqua che, come giaciglio, gli si offriva lenta su una pietra madida ed erosa.
Sospeso fluttuava per poi avvertire il freddo di un impatto molle con il viscido terreno, la cute intirizzita permeava ed assorbendo candida lucente novità si ridestava, lasciando però immutato lo scenario di una mente che stava evolvendo verso nuove straordinarie alghe di un imo confine.
Aria nuova soffiava, e la poteva guardare, come gradazioni di colore le scie del vento si dipingevano adesso di colori tenui che come saette sfilavano via ad una velocità importante. Su quei fulmini curvi ritrovava nuove le pressioni di un candore perso altrove e sciando fra le braccia si levava per librarsi e riaffondare sagoma di un trascorso.
Liberava la sua luce dalla parte inferiore dello stomaco, avvistandone di nuove dalle estremità di un corpo oramai assente. Convogliavano davanti agli occhi chiusi in un rumore che come musica si dilatava sulle scie azzurre e gialle di colori e vento. Dall' altra parte sostava nelle medesime condizioni un altro corpo, quasi andato via. Anche quello diffondeva luce depositandola sulle sue scie, che però apparivano di un rosa e verde.
Curve concentriche si intersecavano di quei colori dolci, e tenui distendevano le due esplosioni di energia interiore convogliandole in un nuovo comune spazio dove ciondoli di comete e scintille aggrovigliavano colori vari che andavano a ricostruirne tutto il guscio.
Di quella scena non ricorda molto. Quell' anima concentrica di due individui che si incontra, ricorda quei colori che come una pista a spirale si convogliano. ma quello che resta indelebile e' quel ritrovarsi in una intensità che viaggia a limiti di mondi che per lunghi tratti son sembrati conosciuti, però in un tempo già passato e andato via.
Se esiste la reincarnazione, lui tutte le altre vite le ha vissute incontrandosi con lei.


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16/06/15

To John, Emily Elaine and Christopher.




       Nell' aria volgo il mio sguardo e il vento ascolta gli occhi miei nei tuoi che si diffondono. Viscere ed ignoto di un tempo andato riaffiora come se il momento ci volesse usare per il suo star bene. Aliti e quelle tue mani che rilegano i capelli in una danza di sorrisi e comprensioni tenere. Parlano di una vita ormai distante, andata via, che torna, e in quell' incontro l' inchiostro dei ricordi ricomincia a scorrere come quel fiume placido, e in quella intersezione si innamora nuovamente. L' idea veduta andare via nel tempo come foschia lontana si rischiara, e quell' anima serra le due estremità del filo tentando di allacciare il tempo scorso a quello che verrà. In mezzo la mia idea, la tua, di una matassa nuova da filare che, candida come la neve si riavvolge dolcemente ai nostri cuori mantenendoli vicini. Andare via e correre lontano, convergere per ritrovarsi ancora in questo nuovo tempo, dove già tutto e' successo e dove ancora pagine di un libro nuovo sta scrivendo. Avido di pagine e di carta, fitto di silenzi e pause dove a scrivere e' la pelle, solo lei, che incontra verticali tatti e dita che si incrociano, diffondendosi come un gelato sciolto e che si scalda, per poi rimescolarsi in un colore solo e indefinito che non ha espressione comprensibile se non per chi lo vive.
Il dorso di una mano passa sul tuo viso mentre ascolto tutto quello che hai da dire. Sei in me come sei stata sempre, e quell' impercettibile ricordo si aggroviglia ancora in qualche goccia di me stesso andata via per non morire ancora in tutto quello che e' rimasto. Vira di nascosto e timido volendoti sapere li vicina, poi in un' imbarazzante incrocio gli occhi miei si tuffano nei tuoi per ritrovar me stesso. Quell' epidermica sintonia che sa di affinità elettiva, quell' empatia che e' esplosa in una frazione di attimo quando la paura ed una nuova timidezza sono entrate a spinta nella voglia di saperti ancora qui. Come una danza la mia mente ridisegna sinuose curve di benessere sopito, spacca come un pugno buono un' altra volta la mia vita, entrandoci per ascoltare e definire come una massaia mette a posto gli abiti dentro un armadio. Crisi di identità lontane e fiori mitigano quell' attenzione al minimo particolare, scrutandoti per ritrovare ancora quelle notti e quel cammino che tu mi donasti quando fummo insieme sotto il cielo di Parigi. Da me, e per conto mio, vivendo costruisco ancora nuovi risultati divagando fra le cose serie e quelle che non hanno più la voglia. Baccano e intere pause si interrompono per far riflettere e come uno specchio vado via da me per ritrovarmi ancora un altro istante vivido, solo senza aver timore. E insieme a quel dipinto di infinito, dentro al quale ho voglia di pescare ancora quei colori nuovi, in una mescola dispersa io mi crogiolo sapendoti con me. Aria e vento che si sposano in una sapiente alternativa restano come testimonianza di una via che appare chiara. Nulla e' cambiato da quel momento in cui io passeggiando vidi quei capelli rovinare in giro fra uno sfondo di quel quadro che da quel momento io ho voluto fosse mio. Nulla. Se non quel tempo andato in cui promesse fatte e disattese ci hanno impedito un sogno che volasse insieme a noi, lungo la parallela di una vita che si interseca di nuovo in un incontro. Sorry.


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12/06/15

A coloro che verranno.





(Questo pensiero e' dedicato con tutto l' affetto di questo mondo a Diego, il figlio di due miei amici che probabilmente non votano da molto, ma che ieri mattina hanno purtroppo fatto i conti col becero qualunquismo e la vergogna di uno Stato che troppo spesso tollera comportamenti di alcuni individui che andrebbero estirpati alla radice. Aiutare il debole non significa penalizzare il buono.)

Vedo fotografie di gente che fra dieci anni saranno studiati sui libri di storia come i dinosauri. Il più grande restauro mai compiuto nella storia dell' Arte: il ripristino della Legge in Italia.

Questo passa necessariamente con una presa di coscienza, questa si, globale, perché se a ribellarsi democraticamente sarà soltanto l' Italia, diverremo l' ennesimo boccone da mordere per questi sciacalli, facendo la fine della Libia, della Siria, dell' Afghanistan, dell' Iraq e di tutti quegli Stati che non si sono voluti assoggettare (si pensi ad Argentina e Venezuela).

Più ci risveglieremo, più capiremo che ogni cosa che ci viene propinata e' un volto differente di una stessa medaglia, più ci impediranno di decidere. Più capiremo che la democrazia deve essere diretta e PARTECIPATA, più ci chiederanno di demandare.

Il tempo e' terminato. Ieri sera a Milano il machete brandito da un maiale ha fatto a pezzi il braccio di un lavoratore italiano. Ad essere colpito e' stato quel povero individuo, ma e' come se quel braccio fosse un braccio dell' intera Italia.

Beh, adesso ci resta solo l' altro per andare a votare ed esprimere la nostra preferenza. Non e' il momento per i disillusi, di affermare "nulla cambia", o "non me ne frega un cazzo", questo e' il momento in cui dovremmo dire: "non mi vuoi, allora io ci vengo apposta".

Più la rappresentazione e' fedele (nel senso minore e' il numero delle astensioni), migliore sarà la politica, per il sol fatto che ci sarà qualcuno in più cui rendere conto.

Quanto meno, non ci sarà alcuno che lamenterà colpevolizzando altri degli sbagli propri. Non e' più il momento di lavarsene le mani, questo e' il "finis terrae" per tutti: o si esce insieme (e per insieme non intendo solo il popolo italiano...) dal baratro di questa oligarchia, oppure stiamo condannando le generazioni future ad un mondo di codici a barre e di cervelli dipendenti dalle decisioni di pochi.

Se non per amor proprio, pensate a chi lasciate.


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11/06/15

Il volo della fenice.




        Algida rinasce e spiega l' ali la giovane fenice. Si schiude l' uovo e i suoi colori esplodono  attraversando il tempo andato e comprimendolo nel nuovo becco. Folto il lungo timone e ricco di tonalità cangianti, mentre una nuova curiosità dipinge ancora il suo tracciato che da Mesopotamia a Grecia la cavalca in un cielo sospeso. Soste e riposo in una Arcadia, brillanti luccichii di un esemplare solo, aliti di luna e aurora che massaggiano le nuvole dal suo pregresso al poi. Vola come fluttuasse, dorme come ricordasse, candida luce di pulviscoli dorati e blu, dispersi dentro al mar Mediterraneo fino a rimirar gli effetti di candele sotto l' acqua e come specchio avvolto di un Autunno che rilascia rubini ed ametista. Oltre le fasi di risveglio come mescola del dopo e del prima in un sol battito di ali appiattisce il tempo, donandogli solidità come a una pietra e cospargendolo di farinosa acquamarina. Granelli e pepite di vari colori mi accompagnano spiando il volo di quell' animale, passando su vulcani immensi ed isole d' Egeo comprende quelle macchie di colore e se ne rasserena. Fremiti e le scosse solite di un intimo già conosciuto accarezzano il dorso piumato della bestia, e in un incanto come folgore precipita sull' isola di Creta. Sabbie rosa e creme di tramonti laccano indelebili l' unguento di una vita che rinasce, donandosi quel tempo di un momento dove il cielo sta passando ed io lo osservo prendendone ricchezza e fulgida costante frenesia. Some e dorsi di terreno, carichi di nuove luci in un ingombro si aggrovigliano spezzandosi come le stelle in mille parti e rilassandosi nel mare come gocce di diamanti. Specchi di arcobaleni multipli assecondano lo stagno della fantasia nutrendone il fondale come in un cenote turchese rovesciato. Lo splendido rapace con dei movimenti a spirale fa bollire il mare in tante chiazze di colori e sfumature. Mitico animale in solida clessidra si dimena fino a giungere nella mia vita andata e nell' aria terrena. La vedo e so che vede me. Quella fenice si rigenera e mi nutre il cambiamento. Resto a farmi ripulire dalle cose andate e ho nette sensazioni di rivivere ogni volta un' emozione nuova a nuove intensità e basse frequenze. Accade in un lasso di tempo che non controllo. Lei mi prende e mi guida verso nuovi scavi dell' anima, come archeologi a dissotterrare senza danneggiare. Celandomi le cose estinte e rimembrandole come esperienza, ma aggiungendo un nuovo strato di una curiosità che diagonale si inserisce nelle nuove somme vette dell' ascolto. Elaborazioni di una scena dove io rivedo lei dentro lo specchio, e come flusso nuovo di tempera e brillanti divarico le braccia come fossero altre ali. Lei e' lì a raccogliere in me le sue volubili sorgenti di pittura. Argini, barriere cedono, si fondono in altre mescole dove i colori si diffondono cambiando il cielo in un vortice di arancio tenue ed il terreno in una macchia densa di smeraldo placido. Abiti nuovi di colore e morbido cristallo, fremiti di una fenice che per scuotersi rilascia il suo mantello. Attimi di incontro con quell' individuo informe che vedo parlare , dall' abbandono a suoni di una sagoma che si infittisce mescolandosi col resto quando me ne voglio andare. La fenice spiega le ali e e' giunta un' altra volta l' ora di partire. Sfuma quella scena e nuova carica riemerge in un intento nuovo di provare a vivere come mi va, lontano da quei dogmi cui molteplici risacche di anime decidono di sottostare obbedendone ai dettami.


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09/06/15

Il viandante.




     Quanti sono i sentieri da percorrere per giungere all' ampiezza di una verità? Attraverso quali e quante strade si può accedere alla solenne forma dell' essenza? Quali percezioni e scosse elettriche albergano dentro uno sguardo che le parole non riconoscono mai, se non come eco dello stridente ghigno di una volontà sopita, a definire puro, propagando il nettare che da esso densamente si concreta? La meraviglia accede ai nostri volti quando il cono d' ombra e' giunto e del sole resta soltanto quella scia di luce oltre la collina. Da viaggiatori del comprendere come ad una stazione di posta, o ad un caravan serraglio, portiamo alla stalla i cavalli della nostra impetuosa conoscenza, privandoli dell' acqua necessaria per abbeverarsi, e del foraggio, foss' anche la sterpaglia, per poter nutrire quella sagoma di gentilezza e di fatica.
Così come il cavallo agisce , agiamo noi, non avendone più cura e deprezzandolo via via come una sacchetta di monete che si svuota. Un angolo come un anfratto ci fa da stalla dove i brividi di freddo, e polvere, e poi vento assale. E ci assale fino ad impedire di vedere oltre quell' oasi, dove si espande il mondo e dove direzioni multiple dirigono verso la terra sabbia, e polvere nel cielo ed orizzonte.
Un' armonica inconsapevolezza col suo ultimo suono ci contraddistingue il sonno e ce lo annuncia, portandoci nel sogno canali nuovi e possibilità mai carpite, che si distribuiscono come altre scosse elettriche in tanti piccoli puntini d' ago sul soffitto che confondiamo amaramente con le stelle.
Tutto al contempo si placa e ci permette di essere raggiunti da quelle emozioni più remote. Esse impiegano il quintuplo del tempo per camminare nelle nostre idee, tant' e' che come un big bang di un universo nuovo, ricomincia a diffondersi nello spazio circostante, senza lasciarsi guardare se non per quell' attimo dove incassiamo il colpo, e senza ragionarlo lo facciamo andare via.
Il colpo e' andato, come nel sogno va stella cadente, però al contempo lascia strascichi e dell' ottimo dolore. Sebbene la si ignori, o si possa pensare che poco e' successo, anche una stella che muore lascia una traccia, seppur minima del suo concretizzarsi dentro gli occhi di chi la osserva.
Accade intanto che il risveglio quasi la colpisce, di nuova luce e aurora colma il pensiero, e il pronto brivido percorre quel ripristino di idee come macerie di tanti piccoli big bangs ora residuo. Scuote il capo e pensa al suo cavallo. Quella consapevolezza che si affina in una fase REM. Quel senso di conservazione che contrasta il desiderio di perduto e andato via per sempre.
Noia, desolazione, canto e ricordo. Ossa, muscoli, tendini e cute. Percorso dei percorsi il sogno e, primo fra tutti, ritorno alla realtà di un viaggio fatto ad occhi aperti, dove tutto ha una tremenda fine in un inizio polveroso che rischiara. Quando si placa il vento ascolta ancora nitide le note dell' armonica che culla l' orizzonte in una luce fioca di riaffioro. Mescola e scioglie fino al principio di una retta attraversata, correggendo punti che gli altri adesso possono guardare, badando bene a non stuccare nulla di un percorso che passeggia sulle nuvole, e dalle nuvole precipita nel candido raduno dei discorsi.
Cardini di sussistenza e porte nuove, dighe di parole e pagine senza ascoltare. Virano le immagini sopra un vestito adatto da indossare, e già una nuova maschera creata resta lì, pronta ad entrare.
La baionetta della verità ci infilza come fossimo del burro incandescente, le scivoliamo via di lato taciti, pensando sempre "non fa niente". Ma invece no, perché la direzione verso cui stiamo avanzando falla quelle idee di mondo e di comportamento come sementi di altro frutto che noi non vogliamo. Cammina e si inerpica quand' e' salita, corre e fragorosamente inciampa  nelle idee degli altri senza aggiudicarsi premi o coppe mai per essersi introdotto in una grotta dove forse dorme l' orso che stiamo svegliando. "Voltati amico mio, e' ora di andare, mostra la strada maestra ad un viandante che non vuol cambiare!".


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06/06/15

Amplex.




      Lingua che corre sulle labbra e lascia umida amarezza. Percorre lento quell' incedere che come corsa stanca fa riaffiorare tutti i limiti di chi non sa cos' e' l' abbandonarsi all' Io. Perdere il controllo e flettersi sul corpo dell' altro sognando che il confine possa essere annientato e giungere a giacere ammorbidendosi su scosse elettriche fino ad allora mai percepite. Una panca e del fieno di una stalla, coperta e con un tetto a proteggere, sotto i soffitti di una idea che scricchiola e che non vuol saperne di raccogliere altro inconscio fra la serrata di ferro già colma e senza altro spazio da dedicare per essere portati altrove. Opportunamente riparati e senza timide illusioni di un oblio che si allontana i miei pensieri vagano fra le fecondità di un nuovo campo fitto di alberi di magnolia, scoprendo lucide gestualità fra un fondo di terreno che ora mina ed altera sapientemente e tacito nuove iperboli dipinte in una balla di sapone esplosa via.
Ed in tutta la schiuma osservo, come facevo da bambino, le mani mie che si dilatano. Partendo al vertice come le nuove ascisse ed ordinate e poi curvando la parabola di liquido che si modifica in un mentre, esplosa da una nuova onda e da quell' umido di liquido che nuovamente la mia mano immersa ridisegna. Seguita ad esplorare con curiosità le sue profondità più ime. Gli aspetti dell' inconscio affiorano via via mentre si scende. Come una macchina resiste alla pressione esercitata da un fondale empirico, per poi tuffarsi in uno spirito dove tutto appare ancora più denso, finché ad un tratto, come il foro di una grotta che apre all' uscita dall' altra parte di un mondo, una scossa di nitida consapevolezza si diffonde e lascia entrare nelle praterie di subconscio. Scivola via dal liquido fino a toccarne il suo subdolo ialino significato, in una vergogna che in un istante ricorda i primordi facendo tornare me bambino, ma in un tempo dove le consapevolezze non furono ancora abbandonate, e dove il senso delle cose precipitava sulle azioni e non facendo invece abbandonare il cuore fondendosi ad un timone che impoveriva anche l' ultimo degli interessi più vistosi, foss' anche il più grande.
Si agitano via le scosse ed i tremori mentre una razionalità ormai vuota affronta e si convoglia in un istinto per formare l' esperienza. Acredini e spezzate si allontanano facendo spazio a nuove forme geometriche di cerchi ed ellissi. Si incrociano passandosi senza dividere le loro interferenze, come piatti di vinile liquido attraversano brinando i loro confini come se fossero cristalli di ghiaccio. In un ambiente di vento assente scintille frizzano un pulviscolo che come farina scioglie cadendo a terra dolcemente e soffice. Granite di emozioni lasciano le pressioni e l' individuo cospargendosi di desiderosa accattivante coscienza. Come una cremosa soluzione questa si diffonde e poi si immerge in una cute che la vuole fino a esplodere nuovo spessore che si va a frapporre fra quello che il confine di lui ha disperso trovandolo nell' altro. Cede.

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03/06/15

Il grillino del pallone.




       Se mi posso permettere, invierei un buon consiglio a chi lavora a via di Santa Cornelia: "prendete un bel quaderno con la copertina nera. acquistate un set di penne rosse per poter scrivere fino al 2070. aprite la copertina  e passate una bella mano per viziarne l' apertura. cominciate a scrivere sulla prima pagina un bell' elenco di nomi di questi personaggi, uno dopo l' altro, in successione, sicché , quando ci faranno delle domande in sede di conferenza stampa ( i giornalisti), o ci accuseranno di maltolto o malefatte varie ( i palazzi ed affini), uno possa capire immediatamente con chi si ha a che fare e dare il giusto peso all' individuo "contro" cui si interloquisce.

Esiste tutto un sottobosco di faccendieri che mal sopporta la S.S. Lazio 1900 (ma di questo a noi non frega nulla), ma un conto e' mal sopportare, altro e' ledere, anche con frasi buttate la, la reputazione di persone, o addirittura offendere, cose che spesso accadono in maniera un pò troppo "facilona e...sempre senza offesa".

Come dimenticare i casi delle Signore (si fa per dire...) Balivo, Gaia De Laurentis, Cristina Quaranta, oppure l' impeto particolare di Marco Mensurati, Massimo Cecchini, Francesca Sanipoli. Non lasciamo da parte nemmeno l' alacre prosciolto Giovannino Malagò, il signor Stefano Palazzi, Paolo Liguori, Luca Telese, Floris. Passando per Valerio Mastandrea, i Vanzina e tutta quella foresta di "personaggioni" che sparlano, sparlano e sparlano, esprimendo spesso opinioni gratuite e molte volte nemmeno richieste.

Non ho idea di quante centinaia ne dimentico, un Gasparri, ad esempio, non lo merita davvero nessuno, ma a noi, come ripeto, non ce ne può fregare di meno. Però, se proprio deve essere fatta luce, non mi muovo un solo centimetro da quello che dissi di CALCIOPOLI nel 2006, unico vero motivo secondo me ( e pare che proprio in questi giorni anche i nodi FIFA stiano venendo al pettine...) per il quale l' Italia riuscì ad arrivare in semifinale (e poi vincere la coppa) durante la Coppa del Mondo in Germania.

Il Calcio e' parecchio taroccato, lo sostengo da un pò. In alcuni casi si vede anche, perché arbitraggi non sereni, disparità di comportamenti e di valutazioni, designazioni teleguidate, calendari ad hoc...ecc...lasciano intendere che il lavoro della magistratura possa avere anche delle fondate motivazioni. Ma considerato che si deve fare chiarezza, perché colpire sempre chi non si ha interesse a difendere? Esistono squadre, a parer mio per carità, che quest' anno, di 38 partite di campionato ne hanno giocate si e no 20 vere. Non mi si venga a dire che non ci sono motivi per andare a fare luce anche su quelle, di partite...perché altrimenti sembrerebbe poco attendibile il tutto.

Ho un' altra domanda. Perché tutti gli scandali o presunti tali scoppiano sempre a bocce ferme, quando televisioni, sponsors e tutto il magma commerciale che sta distruggendo questo Sport ha potuto suggere tutte le risorse dagli appassionati? Non e' strano che, fatalità, sempre a Giugno esploda il bubbone?

Poi una curiosità: sembra che chi più spende abbia un diritto diretto sceso dalle stelle ( quasi fosse uno STARGATE lo spendere male), di arrivare a risultati per remunerare i soldi investiti. Questo produce una disparità gigantesca già di per se fra i Clubs, ma premia chi ha gestioni scellerate a scapito di chi invece applica le norme in toto. Un maggiore controllo sulle spese dei Clubs ( inteso come controllo delle GESTIONI), eviterebbe scandali tipo Parma, ad esempio, e magari servirebbe come tutela prima del vostro, come lo chiamate voi, cliente: il tifoso. Cioè l' unica vera vittima, mai tutelato, fagocitato, distrutto, violentato dalle vostre scelte assurde e dallo spettacolo finto che offrite anno dopo anno ( ed e' sempre peggio). Che deve fare l' abbonamento (o starsene a casa) costretto a scegliere la vita e il tempo libero fra le 21.00 di Venerdì e di Lunedì, con buona pace delle famiglie che devono accettare passivamente lo stato di cose che viene imposto "per esigenze televisive".

Personalmente credo di sapere dove state andando. La direzione presa e' sempre più nitida e diretta verso quel famoso G14 degli anni '90. Osservo le classifiche europee, e mi sembrano tutte, nessuna esclusa, un' orribile replica delle altre. Abbiamo uno, due o tre clubs che lottano per gli 80/90 punti, ne abbiamo 4/5 che si fermano a 60/65 e poi tutto il resto a dividersi le briciole e a cercare di non retrocedere vendendo le partite ai Clubs più forti per mantenersi in Serie A ( sei un club amico, mi lasci vincere, allora io ti do in prestito qualche giocatore che a me non serve per il prossimo anno e ti permetto di rimanere in A così mi rifarai vincere).  Volete divertirvi? Andate a vedere quali Clubs beneficiano dei prestiti da parte di Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli, Lazio, Fiorentina, ecc... Tutta una serie di Clubs non economicamente interessanti sono costretti a subire "la cravatta" per poter resistere e, a loro volta, fare i leoni con le pecore al livello inferiore.

E se invece lo spettacolo si aprisse? Se queste porcherie finissero? Se ci lasciaste vivere in pace il nostro Calcio? I Clubs che avete a cuore sono dove sono soltanto grazie al fatto che squadre come il Piacenza, la Cremonese, l' Ascoli, il Brescia, il Catanzaro, la Reggina, l' Udinese, il Monza e tante altre hanno incrociato gli scarpini contro di loro. Sarebbe il caso d finirla, si, ma del tutto, e per sempre. Non può essere che perché indossi Nike o Adidas o Puma, tu abbia o meriti più tutela rispetto a chi veste Legea, Givova o Galex. Solo perché queste aziende ti portano svariati soldi in più delle seconde. E lo stesso dicasi con le TV...Lotito e' parte di questo Cinepanettone, ma siccome e' anche parecchio egocentrico, potrebbe essere lui il "Cavallo di Troia". Potrebbe essere il primo a dare un segnale per cambiare davvero le cose, senza rompere i coglioni a Carpi, Frosinone, Sassuolo, Chievo e affini perché, se queste squadre militano in Serie A, la colpa e' solo di questo Calcio che fa in modo che un capriccio di un miliardario possa essere infinitamente più forte di un bacino di tifosi 100 volte più numeroso.

Pensate a quello che fate, perché quello che volete, e che state creando, tutto sarà fuorché Calcio.

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01/06/15

Insetti.




         Emotività solventi si disciolgono mistiche in sensazioni e si propagano, diffondendosi così fino a distrarre il confine nebuloso delle vecchie percezioni. Come uno sciame di insetti vola in cerca di nuovi campi da assalire, mentre un ridondante suono di carillon lontani accompagna, in una tenebra funerea, il lento movimento delle polveri che al suo passaggio si sollevano.
Acquitrini ed altre orrende misture di guano e gocciole di secrezioni precipitano al terreno, coprendo, e allo stesso tempo nutrendo intere fette di orizzonte buio. Lo sciame immenso alberga ed ospite sottrae, derubando per poi restituire al fermo piano quanto tolto. Nuova musica e decolli all' unisono per spostarsi ancora, lasciando il selvaggio tracciato di un passaggio volgare e che non ha mai chiesto scusa. Dissipa quella nube in movimento mentre il cielo si rischiara e all' orizzonte quella cupa sagoma via via scompare.
Corridoi di briciole e sorgenti sgorgano fino al martirio della mora schiuma, mentre raffina lentamente a riva, e a fondo appaiono cristalli nuovi come le intense e divaganti crespe che dai ciottoli dipingono lo strato.
Vertebre di un tracciato liquido che ripulisce, come mastodonte accresce e foraggia mentre al passaggio insetti triti poi convoglia in questa nuova catena alimentare.
Come ali di drago, incandescenti polveri e altro fumo alzano il livello del calore, dove la solfatara esplode in una tossica penisola di nuove bolle, e dove il raccapriccio di un passaggio greve si dipana in un ricordo nebuloso di una triste fase andata.
Organi e steli da terra danzano, volgendosi al volere di quel vento che in un tempo fu nemico, mentre un raccordo dolce in un rumore tiepido riaffiora candido, portandoci nell' aura di un laghetto naturale. Alberi e brughiera spezzano il paesaggio monotono e dal dipinto lentamente si distacca crosta. Cadono a terra come lembi di una corda logora fino al rastrello delle cime e della torba.
Ancora nubi arrivano gonfie di nuova pioggia, ed in tempesta giungono, come danzatrici colme di follia, le nuove squadre degli insetti lividi che l' acqua porterà con se sapientemente, in una nuova sfera di rifugi e lunga attesa. Mosconi e vespe annunciano folate nuove che da rare nuvole grigie si presentano al conto di una nuova guerra. Violentemente gocciola fino a infittire ed a lavarne il capo. Avvolti come siamo, in un carrello concentrico di liquido cielo stellato, ossequiosi spettatori lanciano, fra le fronde e i campi, nuove lime di un velato e basso cielo, dove il suo promontorio giunge piano alle segrete linee di un confine confuso. Orridi lampi e rutti del cielo gonfiano insieme alla pioggia tutto quel rumore andato via, già minacciando invece per quello che permane e che spaventa. Corsare curve si ribellano al terreno, dove il rigonfiamento di una bolgia appena andata, restituisce nel terreno quanto ancora evaporato prima, e testa strato di una fetta che la assorbe per poi più rimandarla fuori e crescere la pianta oscura dalla quale vita si diffonde e crea radura.

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