08/03/15

Il cerchio di burro.




        Luminosi prati in un valzer di venti bassi lasciano danzare ordinate le colline. La luna di questa notte dipinge il cielo di un viola interrotto dalle nuvole schiumose di un grigio fumo. A tratti il vento guida come accarezzando le superfici visibili mentre tutto intorno come sirene, il fruscio dello stesso che passa fra le foglie degli alberi intitola un brano a questo commovente pallido incanto.
E' l' odore di questa notte a far suo tutto quanto, quando rami si flettono alla forza della spinta e increspate onde di erba vanno e vengono verso una riva che non esiste. Come mari concentrici si incontrano in una zona di risacca lasciando sfogo a mulinelli diffusi e crepitii di rami sfogliati. Croccanti ed incisive alcune foglie cadono rotolando per il breve tratto di un sentiero per poi perdersi fra la vegetazione regolare che le inghiotte. Sotto la forza di questa notte beffarde accarezzano per poi svanire.
Candida luna che come fosse di burro scioglie e si allenta lacrimando stelle nel cielo. Ogni tanto quello stesso cielo ne perde qualcuna e la precipita via veloce da una parte all' altra per poi farla svanire. Per qualche istante agli occhi di chi osserva balena l' idea di capovolgere l' immagine che ha di fronte per vedere se rimane pertinente, ma convincendosi del fatto che e' così, rinuncia, per apprezzare quegli istanti pastello dove il tempo attraversa quel quadro negli stessi occhi dando movimento all' opera d' insieme.
Gratta la terra a fondo e trema di un' emozione sorda, e' uno specchio del cielo mosso che si riversa in fluorescenti lucciole che dondolano speculari alle colleghe in alto. Vortici di raziocinio si perdono negli ultimi lampi che annunciano pioggia. Cascate di stelle e di idee per rendere madido il terreno e nutrire l' erba degli intenti, fra le nuove folate ed il fango porto quella scena in me per riviverla interiormente. Curvo sulle ipotesi di un disegno preordinato, accarezzo la cornice ruvida negli angoli più rigidi, quando un fragoroso tonfo di un tuono annuncia che lo spettacolo e' solo all' inzio. La mia poltrona da cui assistere e' un angolo del terreno, da seduto, dove masse di fieno e sterpaglie si arrotolano per scivolare via. A quel punto scruto le nubi intervenute e quel viola che era al principio luccica intermittente anch' esso per obbedire alle scariche elettriche di fulmini che si gettano a terra squarciando il cielo. E' solo in quel momento che abbandonandomi supino alla bellezza osservo il soffitto ininterrotto confondersi con la distesa d' erba e in un pensiero scivola l' inchiostro per poter dipingere l' idea di tutto quanto. E' allora ancora incantevole sognare di ambienti senza mura e senza limiti evidenti. Come mani dilatate dentro al cerchio di quel burro affonda e mescola cremandosi in insieme.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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