Non riusciva a comprendere poi tanto di quello che gli stava succedendo. Continuava a confondersi dentro il delirio della sua città tralasciandone il suono primario che aveva la dimensione di un fischio continuo. Si abbandonava all'ascolto di tutti quei rumori frammentati che rimanevano sotto quella rumorosa traccia e che finivano inevitabilmente, in mezzo al caos dal quale cedevano singolarmente per rassomigliarsi tutti.
Si inseguivano in miliardi di pezzetti,
come fossero un insieme di anime che si infrangevano sapientemente
messe in fila una alla volta. Chi contava quell'enorme linea
tratteggiata doveva essere davvero un gran pittore di percorsi.
Disseminate su un terreno che assomigliava più al volume che alla
forma, ne metteva in fila di storie, tutte differenti una dall'altra,
mentre le sapienti mani dell'abitudine avevano dipinte e messe
intorno, penzolanti, in tutto quel groviglio di piccoli nulla che
concentrici si scheggiavano velocemente andandosi ad urtare così
forte da stridere fra loro.
In tutto questo sincopato mondo altri
silenzi ed altre lettere dettate in tempi non sincronizzati facevano
di un tutto non conforme quella tavola che riesumava ogni tonalità e
che ne diffondeva anche di nuove in una sagoma di vuoto sordo
rinnovata. Non esisteva un ordine, né tanto meno era dato a chi
poteva percepirne il denso suono di cercarlo. Si finiva per isolare
il tutto da tutto il resto, pensando di poter comprendere almeno
quegli spiccioli di sana e distante follia da un mondo che echeggiava
noia e lacrime da tutte le ovvietà e le cose immobili.
Sapide terrene mete, di bocche asciutte
e rinnovati intenti gli sguardi sono pieni, ma in tutte le fragilità
rotte da pile di lastre di alluminio luccicante e ermetico,
serpeggiava ancora quel noioso sibilo che tutto insieme rendeva un
caotico intenso rumore. Privilegio il riflettere per poi fermarsi ad
assaggiare le emozioni, rotte a loro volta dal tempo andato via e da
quello giunto, dilatavano i pensieri adoperando menti elettriche per
calcolare e generare altre pressioni e intensità. Simmetrie di
impulsi e predisposta carne votata al sacrificio al fine di
comprendere quello che non è dato, di scuoterne il confine e
misurare in sensazioni quanto manca all'assoluto per accendere quel
fuoco che rimane. Rompe all'orizzonte come rompe dentro. Mescola in
un solo tema cielo e fondo. Schiude un'altra volta ancora l'uovo di
fenice che riaffiora alla vita dopo che morente e spento si è
lasciato andare a quella selva di colori incolti.
Roberto De Sanctis - All Rights Reserved