31/03/16

Tic Tac Tic Tac Tic Tac!




          Stavo cercando il Tempo quando mi si fermò di fronte e mi guardava un uomo anziano che sorreggeva una clessidra con entrambe le sue mani.
-Cosa vuoi- disse increspando ancor di più quella sua fronte colma di sottili righe orizzontali -cosa devi dire, io sento che tu stai cercando ancora-
Capivo e non sapevo, stavo cercando il Tempo, e in fronte a me quell' uomo che adesso mi leggeva dentro, come fossi trasparente ai miei pensieri e i miei pensieri andassero cullati via dal vento.
Era lì. Restava muto. Di fronte e come un muro che non pressava, ma che non mi lasciava andare via.
-Vado cercando il tempo signore mio- gli dissi guardando la clessidra e quella sabbia dentro al cono dell' imbuto che pareva ora inghiottita da. -Vado cercando lui, lei lo conosce?-
A quella mia richiesta il capo chino ed una voce bassa chiesero se fosse quello stesso vento ad impedirmi di ascoltare. Quell' uomo si riprese e si spostò lateralmente per poggiare la clessidra fino in terra. A quel punto tacque e mi guardò di nuovo, mentre un profumo in una brezza mi colava fra le nari risalendo.
Perso in quell' istante di sublime intensità olfattiva riprese la clessidra in mano e con quegli occhi vitrei scosse. Mi indicò lo stesso imbuto opaco e quello strozzo di una polverosa sabbia che stava scendendo, d' un tratto si interruppe e cominciò a salire piano indietro.
Ero impassibile. Era impossibile.
E come un nastro che si stava riavvolgendo quei granelli ritornavano da dove erano scesi in una danza che sembrava avere suoni e lingue sconosciute.
-Parla!- mi intimò serrando la mascella e digrignando i pochi denti neri che il palato e le gengive potevano ancora sostenere. Maceri di tabacco ed arsi dal trascorrere, adesso li fissavo quasi imbarazzato e gli risposi: -vede, mio signore, gliel' ho detto: sto cercando il Tempo-
-Crisalide! Da baco che e' farfalla! Attraversa questa strana strada empia e giungi all' ovvio per accorgerti di ciò che ora hai trovato. Capisci adesso? Che sono io quello che stai cercando, intendo?
Sciami di insetti e nettare cosparso, quel profumo e quella brezza che ti stava accarezzando.
- L' ovvio! Una noia colma di patetica routine. Fuggilo!-
Mentre scorreva e ancora scorre attraverso, risalendo la gestione avvolge, per poi accarezzar libero quel desiderio che e' più sensazione, di esplodere di nuovo in una essenza e al propagar fra raggi si diffonde quieta.
-Vivila, prendi il tuo e tutto quello che ti occorre, ma guarda. Non per destinare agli occhi un obiettivo, ma per penetrarlo affinché tale soggetto possa appartenere a ciò che brami e che ti faccia riscoprire quel che chiedi.-
-Perché per caso il Tempo e' la sua forma?- Al più il rintocco di campane lontane o il ticchettio costante di un antico pendolo. Cassa armonica e quel cruccio che ha dipinto in volto.
Stavo cercando il Tempo quando scoprii che ce lo avevo lì che mi aspettava. Quell' uomo anziano, il Tempo, donava ancora tempo in più per poi farmi comprendere dentro lo stesso tempo e ritrovarlo indietro mentre quella sabbia ritornava.
Disciplina, forma, dimensione e metodo. Scientifica richiesta che deflagra ovvia risposta per spezzare quel suo muro di mattone inconscio e far tornare a quell' istinto che attraversa gli occhi di chi guarda quel dipinto.
Avvita pittura fra le ceneri di un tizzone di brace, sospeso arde e mangia legno per tramutarlo ancora in polveri che cercano lo stesso imbuto.
-Ora le chiedo di non abbandonarmi. Dove va?- Ancora non ha volto la schiena ma e' la sua sabbia che e' tornata a scorrere nel verso giusto, anche se forse sarebbe meglio dire canonico.
Frustato dall' ovvio adesso quello che mi aspetto, cioè l' ovvio, mi spaventa, terrorizza. L' andare di quei grani, come fossero liquidi, mi stupisce. Canoni, stereotipo, scintilla. Schiocco, dottrina, rottura. Quella parete frana come fosse piroclastica esplosione di vulcano. Quelle certezze avvolte in una cecità latente adesso diffondono note come fossero dei fiati di sublime pizzicata fragilità.
-Cercavo il tempo e il vecchio andando via già mi ha risposto.-
Balenano le curve dissonanti di una quarta dimensione. Rimbalza la realtà che grazie al Tempo si trasforma anche in visione. Frivole scosse e tonfi, sorde esplosioni e piccoli imbarazzi, nuvole opache e spiagge, onde schiumose ed individui strani. Cronache del non c' e' e del deve accadere.
Stavo cercando il Tempo, poi ci ho guardato dentro, aveva il volto sporco, a tratti sembravo morto. Forse perché sospeso, non ne sentivo il peso, ma adesso che sono sveglio, faccio del tempo il meglio.
In silenzio un lampo, accende e con la coda dell' occhio lo scruto, poi inizia a piovere e ripenso a quella sabbia, poi guardo il mare e rivedo quell' imbuto.
In cima a quelle cupe nuvole quella sua forma appare, mi osserva e ora sorride, poi ancora un urlo: -Finiscila di perdere se ora lo hai capito! Concentrati sul filo e rendilo infinito. A presto giovanotto!-
-Ciao!-

(dedicato ad una delle poche persone che ha veramente carpito il senso del mio stare in questo posto. Qualunque cosa tu stia passando, chiedi e entrerò nel tunnel per venirti incontro, ma se non vuoi sono comunque qui che ti aspetto)

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved


22/03/16

Un delitto fatto in casa?



     Premetto che le mie probabilmente sono delle supposizioni assurde. L' unico dato certo e' che persone hanno di nuovo perso la vita per la follia di "un" qualcuno. La cosa che proprio non mi va giù e' che questo qualcuno, complice la disinformazione ( e la pigrizia) di molte persone, vuole convincermi che il mondo arabo e' il male assoluto e che c' e' qui "papino" a proteggermi dall' uomo nero. 
Ancora un nuovo attentato nel cuore dell' Europa, esplose due bombe a Bruxelles, una all' aeroporto ed una in metropolitana. Cazzo, che bastardi! Islamici di merda! Maledetti terroristi! E giù foraggio per nutrire ancora un odio verso ciò che non si vuol conoscere e che qualcuno deve convincerci che si deve combattere. Ma poi rifletto sulla cosa e trovo strane coincidenze, dunque un nuovo brivido percorre la mia schiena perché, come a Parigi qualche mese fa e nel caso di Charlie Hebdo che tutti ricorderanno, lo scorso anno, ci sono alcune similitudini che mi lasciano piuttosto perplesso.
Intendiamoci, l' unica cosa vera di queste faccende sono le persone decedute. Mi pongo questi dubbi infatti soltanto per un senso di giustizia che devo a loro. Immaginare che siano morti per l' ennesimo segreto di Stato da conservare in polverosi archivi, oppure per il delirio di qualche pezzo di merda che li ha usati come espediente per perseguire un altro fine, mi fa vomitare.
Il terrorista colpisce nei punti nevralgici della politica. Lo scopo e' sensazionalizzare la platea, come uno schifoso colpo di teatro. Ed e' così che l' elemento finale, l' epilogo della precedente commedia, quel Salah che per sei mesi se n' e' stato indisturbato nel quartiere di Molenbeek senza che alcuna forza di Polizia vigilasse su alcun suo movimento, diviene d' incanto il preambolo per questo nuovo sensazionale fatto. Ai più sembrerà un pò strano che, arrestato lui, in maniera praticamente immediata si siano succedute oggi queste due violente esplosioni. E dove? Nel centro nevralgico della politica europea, quasi un monito.
Ora, mi aspetto che si parta col filotto di: A) musulmani di merda; B) tornate a casa vostra; C) abbiamo paura; D) cosa possiamo fare per difenderci.
Ecco fatto. Si crea una esigenza, una necessità, e nel pacchetto e' compresa direttamente anche la risposta che ci daranno: l' ennesimo sacrificio chiesto a ragion veduta, per confrontarci e sconfiggere il terrorismo ( o come diceva l' illustre predecessore di un Nobel per la Pace dato troppo frettolosamente...war on terror, ma non ne ricordo il nome...). Beh...un giusto prezzo un piccolo ulteriore impercettibile giro di vite sulle libertà personali allo scopo di sentirsi un pò più sicuri...
Ma io sono un bastian contrario, e mi permetto di avanzare dei piccoli sospetti. E lo ripeto, non per essere il complottista incallito di turno, ma perché quando ci sono delle vittime innocenti in ballo, sia chiaro, mi rode il culo in una maniera che descrivervi sarebbe difficile, soprattutto se dietro solo penso che ci possa essere un fine, ma soprattutto un mandante, differenti da quelli che sono emersi dai fatti.
LI hanno chiamati "false flags". Sono usati per impressionare la popolazione e guidarla verso un sentimento. Il tutto avviene per fini politici o militari, o se si deve difendere l' operato di qualcuno se non nasconderlo.
Intendiamoci, il tempo e' galantuomo, e chiunque, nessuno escluso, deciderà se accomodarsi nella tomba laido, con le sue banconote a marcire, oppure con una coscienza. Quello che chiedo a me stesso, e' che quando sarà il mio turno, vorrò soltanto avere la certezza di morire sapendo quale faccia abbiano i miei nemici, nel senso che non voglio andarmene con delle false certezze istillate da altri al mio posto.
Veniamo al punto, alle mie folli supposizioni. Terrorismo in Europa, e negli U.S.A. prima (11 Settembre, ma anche il '98, nella metropolitana sotto il WTC... poi Oklahoma City, ecc...). Ciclicamente avvengono cose. Di qua Londra, Madrid, Oslo, Parigi, ed ora Bruxelles. La matrice "presunta" non e' sempre religiosa. A volte due fratelli ceceni: Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, che fanno esplodere un ordigno sulla dirittura di arrivo alla maratona di Boston (e' l' Aprile del 2013). E' curioso che il primo venga ucciso dalla Polizia a distanza di 48 ore (deve aver offerto strenua resistenza per indurre gli agenti a terminarlo in maniera così repentina...). Certo, da vivo avrebbe potuto dire parecchie cose sulle modalità e sui mandanti di quel folle gesto, ma... tant' e'... Comunque anche il secondo e' condannato a morte con sentenza definitiva, e tutto rimarrà sepolto con loro. Che fosse una pressione contro la Russia? La Cecenia, si sa, e' uno dei territori più problematici per Mosca, fatto sta che poco dopo, e' esplosa feroce la crisi di Sevastopol in Ucraina. Altre volte a colpire sono dei fanatici come Anders Breivik il 22 Luglio del 2011, ad Oslo e poi la vergognosa operazione dell' isola di Utoya. La strana coincidenza e' che la bomba ad Oslo e' esplosa 48 ore dopo una esercitazione antiterrorismo tenutasi negli stessi edifici, e la Polizia norvegese e' costretta a fare i conti con Simas, una struttura creata dall' intelligence U.S.A. La stranezza e' ancor più strana se si considera che il WTC pochi giorni prima l' attacco dell' 11 Settembre, erano state chiuse per lavori di manutenzione (alcuni sostengono per minare le due torri affinché la scena sembrasse più imponente e suggestiva...). Ancora indietro il 7 Luglio del 2005, a Londra e prima, l' 11 Marzo del 2004 a Madrid.
Negli ultimi due anni, l' attenzione dei "terroristi" si e' focalizzata su Parigi prima, e Bruxelles adesso. La cosa veramente strana che appare subito e constatare come sia una consuetudine il modus operandi di questi signori. Luoghi pubblici. Preferibilmente affollati. Colpire. Una volta la Metropolitana, un' altra dei treni, altra ancora un aeroporto. Sensazionalizzare. Emotivamente, e con buona pace di Allah, Dio, Gesù Cristo, Jafeh o Buddha. Parigi, Bruxelles. Saint-Denis e Molenbeek. Ma primariamente due luoghi simbolo anche per altre cose, oltre che per essere capitali europee e centri nevralgici della politica occidentale.
Bruegel. Non il pittore Pieter, ma il Bruxelles European and Global Economic Laboratory. Oggi si chiamano think tank, i gruppi di riflessione politico-internazionali. Ovviamente ha sede a Bruxelles, e nel 2012 il periodico economico inglese Prospect lo ha dichiarato think tank dell' anno, parlava della crisi eonomica dell' eurozona... 
I padri putativi di questo progetto sono, neanche a dirlo, Francia e Germania (polo agroalimentare ed industriale dell' Europa che questi signori vorrebbero costruire per il domani) che nel 2003, per il quarantennale del Trattato dell' Eliseo, stipulano degli accordi bilaterali. La comunione di intenti viene siglata da Jacques Chirac, uno dei più illustri esponenti della Massoneria francese e membro del Bilderberg (http://www.planet.fr/dossiers-de-la-redaction-societes-secretes-les-politiques-qui-sont-membres.57793.1466.html?page=0%2C17) e Gerhard Schroeder (http://www.mmnews.de/index.php/politik/46190-g7-und-bilderberger).
Al 2012 il Bruegel e' presieduto da Jean Claude Trichet (anche presidente comparto Europa della Trilaterale) ed e' diretto da Jean Pisani-Ferry. Sono presidenti onorari del Bilderberg il sig. Mario Monti e Leszek Balcerowicz. 
Tralascando la pantomima sui presunti "lavori" del gruppo in materie di politica finanziaria, monetaria e bla bla bla, elenco di seguito le aziende (tutte ovviamente private, e tutte, altrettanto ovviamente, multinazionali) che ne sono soci membri: Deutsche Telekom, Electricité de France (EDF), Ernst & Young, Erste Bank Group, General Electric, l' immancabile Goldman Sachs, Google, Louis Vuitton Moet Hennessy (LVMH), S.A, Microsoft, Mastercard, MECM Ltd, Novartis, NYSE, Euronext, Pfizer, Qualcomm, Renault, Samsung Electronics, Schroeders, Solvay, Syngenta, Toyota, UBS e...udite udite...Unicredit.
Ora, la sede del Bruegel risulta essere in Rue de la Charité 33, a Bruxelles. Il suo presidente e' Jean Claude Trichet, che però e' anche il presidente della Commissione Trilaterale, ed innegabilmente uomo dei poteri forti. Ma anche Letta e lo stesso Monti sono membri della Trilaterale. Del primo non si sente più parlare in Italia perché, dopo aver ricevuto disposizioni su quali istanze portare avanti da Primo Ministro italiano, e' ora a Parigi. Il secondo resta vigile in Italia sulla situazione che sta evolvendo. Ma la cosa davvero curiosa e' che la sede della Commissione Trilaterale per il comparto Europa e' in Rue de Teheran 5, a Parigi.
Possibile che chi semina terrore rovinando le vite degli altri lo faccia con una mappa così capillare delle sedi di interesse massonico europeo, e soprattutto con una metodologia che risulta essere quasi sempre la medesima, se non prescindendo dagli scenari?
E' ragionevole il sospetto che questa catena di accadimenti possa essere guidata in realtà da una unica mano (quella si, nera), che possa permettere di non riflettere su altre cose che, magari, in concomitanza con questi eventi passano avanti sottotraccia (come dire che siccome...ubi maior...) nel silenzio complice dei Media? Oppure e' così assurdo ritenere che qualcuno possa orchestrare queste straordinarie opere sceniche  proprio in casa sua per ottenere scopi che a noi non e' dato conoscere?
Ripeto. Supposizioni, incastri, le demolizioni assistite delle Twin Towers, strane coincidenze, concreti riscontri. E' già di per se assurdo che io le possa ragionare come ipotesi contemplabili, ma chissà se e' proprio questo il gioco che qualcuno cerca di mettere sul tavolo?
Complottista o no, lo ripeto, rimango attonito e sgomento per la semplicità con cui questo qualcuno elimina vite umane come se nulla fosse, e, complottista o no, vorrei portarmi nella tomba il ricordo di veri nemici e non di falsi amici.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved  

20/03/16

La matrice.




       Sapienti mani costruivano modellandone la forma continuamente. In una danza infinita come argilla si plasmava e la sua sagoma variava lenta. Sollevato dal possibile, l' assurdo contemplava gli stati del paniere di folle differenti, che come agglomerati senza idee vagavano assenti raccogliendo una identità collettiva che ne giustificasse i limiti.
Avvolti in uno strato di ovatta e granelli di sabbia, venivano incollati uno per uno per assomigliarsi senza dare nell' occhio. Il risultato che se ne aveva erano belle società coerenti, che avevano posto dei confini evidenti alle volontà dei singoli, e dove i sogni di ciascuno e il voler essere diversi era sacrificato alla ragion dei più. Dall' alto e dal basso si potevano osservare queste piatte superfici legate fra loro come mattonelle lucide, e colme di svaniti intenti tutte quelle colle usate per legarle insieme scendevano dense giù come formaggio fuso.
"Via da lì"- sentiva urlare da più voci concomitanti, mentre qualche persona che non rinunciava alla preziosa differenza subito si reinseriva nei ranghi dopo essersi affacciata qualche istante sulla soglia per poter guardare altrove.
Tutti gli schemi obbedivano a bolle di aria pompata che sollevava ed abbassava questi rettangoli di latente umanità come se fossero esercizi di solfeggio per un neofita che si affaccia al mestiere della musica.
C' era brina e briciole di acqua concentrate sugli estremi. Anche quello era gestito dal giostraio con sapiente maestria. Pioveva soltanto quando sarebbe dovuto piovere, e spesso quando pioveva a scrosci l' effetto si manifestava in termini di calamità, inondando non soltanto i prati ormai quasi svaniti sotto l' incessante violenza delle cementificazioni, ma facendo piovere cumuli di acque versate anche all' interno delle varie intimità.
Allora le sensazioni che potevano osservarsi riducevano quei momenti al minimo, e dalle scosse elettriche di quegli istanti era come se il corpo iniziasse a piangere verso il suo centro, che antico ricordava i suoi primordi altrove, mentre per quegli istanti aveva agli occhi tutto ciò da cui era giunto, e questa triste prigionia adesso lo opprimeva.
Vagabondaggio ed eserciti di assoggettati, irrequietezze interiori di cui risulta impossibile osservare provenienza e motivi, dolore mentale e istanti di sgomento. La matrice ed il giostraio continuavano ad oleare ingranaggi e rapide evoluzioni raccontavano di un tutto assolutamente in mano al fato. Controllo e constatazioni sulle varie fobie e sulle follie degli individui scansavano equivoci e comportamenti non in linea, mentre farabutti vestiti da divise in pelle con espressioni di comprensione e pena frugavano mentre teleguidati erano affioranti nel laido mare degli istanti ove e' possibile vedere libertà sotto la forma di rapidi respiri.
Affogavano le intensità e lo fanno ancora, sospesi dentro un limbo di ordini ricevuti per poter ordinare ad altri cosa e' previsto e cosa non lo e'.
Accoglieva come un grido di libertà una nuvola che passa e che, squarciato il cielo, costruiva arcobaleni dentro azzurri soffitti. Le colle erano liquefatte come dei fiumi lenti e obliterava il biglietto dell' essenza senza per questo abitare sulla soglia degli affronti.
Limpida Luna e variegata terra, fra quelle polveri ritrova odori e suoni, mentre la cantilena stanca di cicale sotto il caldo umido assomigliano a rivoluzioni e nella mischia accetta di sparire e ritrovarsi nella stanza ove il tessuto fila e si allontana dalle fronde preconcette che lo legano soltanto qualche attimo dopo il suo primordio. 


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

19/03/16

Nello sguardo.




       Crudi come le ossa rimaste a terra di un animale dilaniato dai lupi, siamo alla mercé delle intemperie che finiscono il lavoro asciugandoci nel midollo e togliendo anche l' ultimo centimetro di una vita della quale oramai resta soltanto un tiepido ricordo. Andate in scena le ultime mediocri imitazioni di scintille vive e di quei movimenti isterici che ci guidavano adesso stiamo aspettando, e maniaci ed un po' sadici, cerchiamo il dolore puntandolo di faccia per schiacciarlo o per lo meno per provarci. E' solo allora che il feroce impassibile muro delle ovvietà trionfanti schiacciano tutto ciò che ci distanzia dalla stanca routine. Le nostre voci, fuori dal coro, come polveri agonizzanti in un ambiente privo di ossigeno dondolano stanche per cadere a terra, come coltre e come matassa. Al resto pensa l' istinto e quella ultima vaga convinzione di crederci altrove, sibila impotente e resta passivo, immobile, dentro un barattolo di miele acido che appiccica e che ci tiene dentro le sue muffe. Calvario delle maschere cadute misto a oblio. Corde e tendaggi di un sipario obsoleto fra le travi di legno che stanno per cedere. Immondizie senza differenziata fra le idee sommerse da un' onda anomala composta di amalgama di laida noia e prestampati atteggiamenti. Dove sei finita concretezza? Dove tramonta il sole della schiettezza e della pura coerenza. Tutto si muove come fossimo su un grande Tagadà, dai fogli scritti e poi volati via, fino al più folle dei rogiti senza notaio. Vendono e vendonsi se stessi ed altro, finché il confine al solito orizzonte non cosparge di tramonto oscene ombre celate di ciò che si poteva e che non e' avvenuto. Scosse e pressioni assestano fra le mentite spoglie i suoni e quelle scie che li accompagnano. Mutanti e bestie nei recinti si comprimono cercando spazi d' aria per poter sgranchirsi. Violente polveri si sollevano ai primi scatti d' ira fra le aride campagne offese da quel calpestio continuo. Sono via da tutto ciò, ne sono consapevole come so pure che quell' osso a terra e il suo midollo e' morto in tutti i sui rigidi e cupi aspetti. Intensità emotive mentre guardo alcuni occhi ancora mi emozionano portandomi in un attimo ad altre latitudini. Certo di possedere una strana ubiquità in grado di attraversare oltre lo spazio il tempo, sono attento con distanza alle vite degli altri poggiandomi sulle fragilità che erano mie e di chi non ho sconfitto mai per odorarne i margini delle intuizioni ed esplorarne i limiti. Intere praterie di artemisia essiccata e lasciata lì a prendere luce, fra le rovinose capriole di un soggetto poco sereno, salto negli occhi di lei per poi incollarmi ai suoi pensieri ed ascoltarla. La scruto timido, fra altre copiose maschere, fino a massaggiarle l' intelletto e l' anima, e in quell' esatto istante io mi assento al mondo o e' viceversa. Tutto mi abbandona e tutto resta in stato di abbandono, suoni e sensazioni tattili svaniscono per sentire un sordo completo interesse nei confronti di quel che l' anima di chi ho di fronte sembra voler dirmi. Liberi l' essenza e esplodano le farinose volontà da quel compresso regolare mondo in cui le ha chiuse. Sorga come il sole che osservava ed affoghi in una pinta di schiumosa birra. Fino a far sentire i crampi quella mente per lo sforzo, affiori, e poi ritorni, perché ciò che si mostri sia altro, ed assolutamente anch' esso altrove da questa noia che ci insegna i giorni in questo tempo. Oblunghi cieli e vorticose spirali dentro i flutti di un plumbeo mare. Mentre quel Margarita mezzo vuoto disperdendosi fra quelle onde si riempie fino all' orlo di un salato nettare ch e' in movimento. Vertici di una individualità che si ritrova. Pressioni sconosciute che ci avvolgono facendoci interagire sulla base di interessi ed ordine assolutamente non analoghi. Crude ossa. I viaggiatori sono i peggiori, coloro che sanno di poter vagare frammentano i loro tempi cospargendoli di soste per farsi inseguire da quella noiosa routine. Altri posti ed altre intersezioni fra le vite altrui. Sciami cosmici dentro una sola bocca e nello sguardo di colei che vedo pietra e voglia di non ascoltare per abbandonarsi all' indeciso sogno di un insensibile inconcreto spasmo di una notte asciutta. Continuiamo pure così, del resto, e' vero o no che la mia vita e' trasversale...



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18/03/16

A La Piccola Amatrice.




A La Piccola Amatrice


E si nun t' e' piaciuto dillo a tutti,
si invece sei cascato semo 'n troppi,
se t' e' piaciuto er primo e nun te 'ntoppi,
m' ariccommanno assaggia pure i fritti.

Arotola 'n passione du' spaghetti,
se bianchi o rossi er pane fa scarpetta,
a Roma faccia tosta nun difetta,
pulisci er piatto e magnateli tutti.

Si poi c' e' ancora spazio pe' la ciccia,
carpacci, manzi e puro er pesce fresco,
de pizze ne portamo co 'n ber cesto
ma pe' sfiziatte assaggia la delizia.

Gianvito ha preparato pure er dorce,
fa scenne tutto quanto un ber vinello,
e quanno ariva er conto, e sai che e' quello
tranquillo che la bocca 'n devi storce.

Rimani pure a fa la tavolata,
ce sta er caffè, l' amaro e 'na grappetta,
si stamo a scarpe strette chi c' aspetta,
pazienza... che famo 'na volata.



Roberto De Sanctis - All Rights Reserved







06/03/16

Un urlo nella noia.




         Scadente fra le pareti di irte pietre lacera come lama, e sanguina, e adesso affiora. Ad ogni passo insegue e cola, fra le mani che si aggrappano e che marroni di sangue asciutto si ricolorano, come impastate di sale e succubi della pesante inclinazione volgono il sudato sguardo a quella cima. Ampiezze nuove da esplorare e ragionare, fiamme fra le vene si impossessano dei soli istanti lucidi che sulla soglia appaiono come neri anfratti. -Messere- pensa, fra le straniere selve e nella noia ignara - ancora altre maschere ed altre lame, cadute come salici in pendenza e dei sospesi radi pensieri -. Nulla accade che non voglia fra le sagome di buie notti e fra gli sciami delle idee fuggite via. In serbo solitudini e ragguagli su una situazione che si lascia andare ed una strada nuova che era solco e che la stessa lingua adesso usa per comunicare. Violente scosse che come sismi vanno ad agitare le mie membra e quasi ustioni di un vago senso di gioia appartenuta fra le sofferenze prolungate di una menzogna che volava via. Adagio scorre, come immagini che si inseguono per dare senso a quello che ripara fra gli scrigni di un ricordo solamente percepito. Sul piano ora si trova e, maschera caduta, adesso si osserva nella pozza d' acqua che lo aspetta fra un rigagnolo e una lacrima che scende via. Messaggi, solchi e feroce malessere per coabitare stagni che nell' individuo vanno via. Allontanati all' orizzonte avvitano i pensieri in una bolgia di spirali che si incastrano fra percezioni nitide e pressioni appena percepite. Schiuma di un ricordo fra le file di una faglia si dissipano per poi scremare nitida franchezza e verità congenita di quell' esatto istante. Armistizio e resa, fra la voglia di rivalsa e la necessità di elaborare quanto rimasto dal saccheggio delle idee fuggite via. Deposte le armi l' intelletto si abbandona a quell' istinto della vera essenza, mentre al cospetto della forma preme il volume e la sognata manna si precipita fino al terreno per divenire compost di delusioni e ripide cadute. Virginea intensità e latente ossesso, fra la schiena di una madida giumenta al crine attacca. Fogli di papiro e rame luccicante si abbandonano ad uno scuotersi per assaggiarsi bene e per non raccontare alcuno istante di quanto e' camminato addosso. Silenti colpe divorano, mentre nella masticazione degli eventi il bolo trito si allontana da fattezze umane per trasformarsi in mero simbolo di quella concessione che libera dalle catene e che la lingua assaggia. Veglia alle carni e simultanea incandescente fonte, rimira il confine e se ne bea, mentre la lattea scia di desiderio attende fra le corde di una limpida amara vanità. Indomita e curiosa osserva lo scorrere di nefandezze oscene e trasgressioni mute, mentre un' accolita di barbari circonda e piani di lavoro ossessionati dalle mani sue raccolgono macerie degli istanti spezzettati sulla cima della fredda pietra. Amidi appiccicosi e fiori di un pesco che si accende alla stagione, nel taglio di una luce nuova rapisce per congelare nel ricordo e per quella custodia oramai lacera che fra le mani adesso appare tersa. Brividi e la breve corsa dell' inchiostro fra una notte buia ed una pagina raccolta in terra e che non sa di cosa leggere se stessa. Ad arte naviga fra le indolenti fastidiose verità e la brezza di un' alito nuovo che dall' incontro con lo specchio affiora ancora a divellere catene dai portoni e fra i tessuti di una sorta di piano di teatrale scena. Candido sogno di libertà, fra quei momenti di spumosa allegoria e fra le importanti forme che al reale lei può dare. Osserva e si solleva dalla rete ove si inchioda, le mani tese a romperne le trame e a disegnare ripida fugace verità, il tutto per poi ritrovarsi in un' analisi di quell' evento che fra routine che spazza, ansiosa di venirne fuori e riaggrapparsi a quanto facile cammina il suo noioso viaggio.



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