08/03/15

Aliti.




        Morde e odora il collo mentre la sua lingua passa lenta su quell' incavo sensuale. La traccia e la assaggia scorrendola come una mappa da studiare. L' oblio di quei profumi irrita e quasi lo spiazza. Nei capelli getta il naso mentre i denti graffiano scorrendo dalla schiena fino al petto. Come ventagli si aprono per poi cingersi e afferrare quelle mani e come preda ormai cacciata a quegli ansimi di fiato si abbandona. Il filo dei polpastrelli si produce in una scia lungo la retta della schiena, lasciano il capo scendendo a piombo per poi divaricarsi ai fianchi e stringere il bacino fino a sentirne l' anca. Si perdono in un bacio e le due carni ardenti in una danza obliqua si sostengono sul muro che e' di fianco. Le ginocchia di lei che cedono, lui che la volge a se, lei china il capo all' indietro e il mento e gli odori esplorati divengono dato. Apre il vestito rischiando la lacerazione, i palmi delle mani di lei dal collo scendono all' addome in un profumo di genziana che promette. Spoglia dell' abito ha i seni coperti da un lembo di tessuto, immediatamente la stoffa e' coperta dai palmi delle mani di lui che accarezzano con voluttà, per poi serrare prepotenti le ambite rotondezze fino ad allora solamente immaginate. Può sentirne i battiti del cuore, nitidamente, come un tamburo ritmico, mentre la volta fino a combaciare il petto suo alla schiena dell' amante. Ritti a quel muro scaldano mentre non c' e' più tempo per quelle scarpe ed i suoi tacchi. Slaccia, serra, bacia e lecca, lei con le sue mani miete sui fianchi di lui in una posizione men che plastica e difficoltosa. Via, la gonna scende col suo raso sulle cosce fino a terra. Alla vista di quelle autoreggenti su coulottes in trasparenza non può nulla. La natica con la sua mano destra, il braccio sinistro al collo e lei che dal muro si discosta per cercare nuovamente le altre labbra e quella lingua da trovare. Lui lascia la scapola di lei con la sua bocca e sale verso il fuoco e quello sguardo che si perde. Trovarsi e volgersi di nuovo scivolando a vicenda su rispettivi corpi bollenti, avvitandosi e camminando incontrollati fino al tavolo di marmo della stanza. Mani e dita che si trovano, che si incrociano, per liberarsi appena poi e vagabondare sulle superfici cutanee dell' altro. I polpastrelli ancora scorrono mentre calori nuovi comprendono i corpi elettrici già pronti all' uno e all' altra. Lui pronto a dare come lei a ricevere, avvolgendosi in un possesso manuale estenuante. Sbattono e dondolano quando anche il tavolo di marmo sposta e il desiderio insorge. E' solo a quel punto che lui decide per prenderle i fianchi, sollevarla delicatamente e depositandola piano sulla base di quel freddo tavolo si china. E' all' altezza delle ginocchia il suo sguardo quando le mani di lei sono sulla testa e accarezzano fino alla schiena. Lui le prende i piedi e li misura, con quelle calze lucide, poi lo sguardo ancora appeso si concentra sui malleoli e sulle forme muscolari dei polpacci. Alliscia e di tanto in tanto serra, come a tastarne la consistenza, passando i dorsi verso l'alto fino alle articolazioni delle ginocchia. E' a quel punto che nel gesto di distanziarle educatamente chiede. Lo sguardo si rialza e va ai suoi occhi. In un sorriso complice rigorosamente si concede. Lui dalle calze sale fino ai ferri per sganciarli, ed in quel movimento fatto piano e in quel rumore lei divarica le cosce e razionalmente lo sfida. Le si presenta in tutto il suo splendore quella straordinaria pelliccia sulla quale lei promette guerra. Una timida donnola da coccolare, una umido lampone da assaggiare. Si abbandona in un lunghissimo bacio di conoscenza mentre lei china ancora una volta il capo e i suoi capelli sono liane in una giungla dove ha inizio la passione.

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