07/03/15

Il collezionista di attimi.




      Di figure geometriche e suoni mi nutro mentre come un tamburo ritmico i palmi passano gli occhi serrati. Metto distanza fra me e tutto il mondo, come uno spazio ridotto fluttua e mi sento una pietra di vetta in un giorno di freddo. Piovono spirali di vaniglia che come scivoli rendono dolce il buio delle mie sensazioni ma le gocce sono lì ad irrigare di concreta novità i miei momenti quasi fosse rinascita. Introverso in un attimo al cospetto della socialità che incombe, adeguata distanza da un piano di vita che non ho mai raccolto. In tutta questa danza il mio restare fermo, come una scossa, un pilastro sorregge in un palco di musica assente. Veroniche di porfido e fiocchi di denso miele mi fanno scivolare in un lago di panna dove mosaici di frivola nebbia mi impediscono di essere consapevole. Come le curve di un circuito si susseguono nella notte fittizia in cui improvvisamente e' precipitato il mio sguardo. E rendo quelle curve fumose, tracciando piroette e nuove traiettorie nel cielo della mia fantasia, fino a vedermi frapposto fra aeroplani ordinati carichi di veloci e meccaniche livree. Piegato su un fianco e poi l' altro, simulo il quel volo capovolto fino a sfiorarli, poi fuggo via sulle vette cercando la mia per vedermi di nuovo di pietra. Bolle di vapore ruggiscono dalle acque sulfuree mescolandosi con quell' odore di zolfo acido che fa puzzare l' ambiente. Il calore di quelle acque nelle quali mi immergo sembrano tenermi giù sulla molle melma, e attento a non scivolare mi appoggio alla vasca quasi come fosse il letto di una casa in collina. Non ci sono ma e' come se ci fossi, addormentato in una realtà narrata a sprazzi, facendo bene attenzione a non dimenticarne i passi, il coagulo di quelle lacerazioni rimarginano i pensieri fuggiti troppo presto per una soluzione soltanto cercata. Un viaggio e' sempre anche interiore, e per uno che e' pieno di se non scivola via come se fosse indotto. Riflessioni sugli istanti che attraverso, si succedono a migliaia, come microframmenti di un eterno appena trascorso, come tessere di un domino lungo una vita si ordinano in una fila interrotta soltanto da quelle curve dall' inizio alla fine. Spezzo gli attimi fino a renderli semi, con un loro principio ed un loro epilogo sempre differente, nome tante piccole singole storie. In tutto questo schiumoso fluido di vita breve che rinasce avvolgo il nastro del passato spingendo il mio "play" per l' umano mio divenire. Racconto a me di me, come un archivio infinito di fotografie, collezionando istanti che ciclicamente ripropongo alle mie idee, vagando fra me stesso avendo già la nostalgia di ciò che penso e di quello che pensavo. Non ho più paura di nascondermi a chi sono. La mia unica battaglia da combattere e' già vinta. Tutto e' già provato ed accaduto, salvo il dolore o la morte se non si reincarna. Vivendo appieno tutto non si ha nulla di cui avere pena, e nell' esatto istante in cui andrò via sarà soltanto un altro attimo che mi e' passato e che non ho veduto.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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