24/03/15

Da una pietra all' aria.




      Ho indossato il silenzio per alcuni istanti fino a non vedere più. Rimasto fermo coi miei occhi chiusi dopo che me li ero stropicciati per trovarci i motivi geometrici che solitamente mi abbandonano dal tempo corrente per portarmi al volo. E planando fra le radure triangolari della buia stanza sono giunto fino all' essere che rappresento senza prenderne la forma. Quello che vedo mi piace, e sono granelli di sabbia che cadono via come se fossi clessidra, mescolati con piccoli ruscelli di diamanti grezzi replicati su una superficie di vena azzurra. Al cospetto di ciò che scivola c' e' quel che raccoglie: un immenso mestolo di alberi di alto fusto con le cortecce scolpite di un argento e ardesia dove madido il terreno spurga rovesciandosi in cascate flebili e costanti verso una risaia molle.
Operosi contadini sono idee, fra le quali spiccano le più intrepide, vestite da samurai e con le spade al fianco, pronte a sferrare la stoccata per raggiungere lo scopo. Corde e drappi si mescolano con la seta e un orologio fermo, mentre livree sontuose sembrano sipari e si elevano come lenzuola al vento trascinate via ma trattenute dall' immobile che tiene. Fruscii e pulviscolo dove si annida l' arte, e silenziose voglie, ed inespresse sensazioni. Salgono in un attimo dalla marea di un' onda ad una vetta dalla quale il mare sembra una costellazione. Microbiche onde come un alfabeto Morse, come punti e spezzate, e quell' impeto e la decisione mescola i successi ai fallimenti ed alle cose disattese.
Cavalcano quel lento dondolare sul ciglio di una musa bianca, dove l' inchiostro crea esplodendo in una giostra di colori e dando senso all' insensato. Corte matite e mine portano la polvere in un suono armonico che d' eco si cosparge fino a giungere al diametro di una corteccia in fiamme su una brace ardente. Scintille e nero lucido si mescola, fa esplodere l' ossigeno in ozono, mentre il leggiadro movimento nella litosfera muta quelle stoffe e quella seta in una danza di libellule sembianti. Cosparse di etereo e di licheni convogliandosi in spirali capovolgono il terreno e tutto il cielo, fino a raggiungere una sensazione inversa ed a tuffarsi nello spazio dov' e' nero.
Candidi nautili come fossili sospesi assumono sembianze di pianeti. Spirali ossute e conchiglie di una geometria marina si sollevano in un nuovo mare statico di nuvole e di quota. Foschia tendente al liquido si diffonde mentre il pulviscolo di quella sabbia scesa adesso graffia il volto di un' identità prima nascosta ed ora ritrovata. Fendenti diretti alle fessure, carni che bollono e laceri pensieri montano fra un frammento e un giacimento di ametiste e di rubini. Viole e tamburi scandiscono il rumore di una lancetta che rimane fissa, in un tema interrotto e a volte luminoso di una pietra unica che si solleva per disperdersi di nuovo in questo nulla.
Grandini e tempeste di pianto e nostalgia, sensazioni incontrollate, soltanto assaporate, dove dolce e' l' attesa e le simbiosi intrecciano fino a restare di qualcuno che non e' presente, dove quella malinconia rimane sorda ad un silenzio che di tanto in tanto da spezzato torna al mare rifugiandosi fra i crepitii dell' onda che allo scoglio poi si infrange. Odio quel sipario avvolto e quella nebula sospesa, virali assuefazioni al nulla per accorgersi che e' lentamente tutto. Tremori di una febbre emorragica di laceri pensieri andati via nel tempo, e nello spazio adesso ritrovati. Sostengono come tanti carillon la musica di un bosco di betulle, vacillano idee frangenti e scosse di volumi e intensità. Follia diviene dogma in un salato mare di nostalgici abbandoni, dove sollevano coriandoli e nevischio nell' inutile sorpresa di terreni inconsistenti dove ermetico si chiude il desiderio in un pensiero abbandonato.
Fili che si incontrano in trame confuse sciolgono per poi annodarsi altrove. Coordina le direzioni mute di un pensiero aggrovigliato per rilassarsi e andare via dal tempo ed arrivando lentamente ad un creato. Foglie e stelle come lucciole marine dannano con luci ed ombre scure, come se monti e quei pianeti nel sospeso di quei nautili inghiottissero per poi trovarsi nudi in un terreno freddo dove soffia vento morbido. Biglie che si allontanano come uno scivolo e voltano fragorose verso il cosmo di una stele di solitudine impressa  in un trasparente istante di levigato fisico che incontra.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved










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