11/03/15

Il cavaliere.




             Demian cavalca, ha le redini in pugno ed il suo purosangue galoppa frenetico sul ciglio della boscaglia senza timore di calpestare in fallo. Sicuro di se come il padrone, l' equino scarta e prosegue con la bava alla bocca e con dei fiotti di calore espulso dalle ampie narici. Il sudore che ricopre il manto lo fa brillare più di quanto ancora bello sia quell' esemplare.
La ferraglia e la sella, il cuoio ed i tessuti sbattono sul fodero della spada ed un suono metallico accompagna e si propaga grazie al vento. La possenza della bestia e del suo cavaliere viene scaricata tutta sul terreno, dove una fumosa scia ne traccia direzione e ne impedisce vista dalle terga.
Demian vola davanti a quella coda curva, la velocità solleva il crine e volta il viso, mentre le natiche rimbalzano la schiena dell' equino come battito cardiaco. Gomiti  stretti e polsi racchiusi, richiama  e gestisce, ordina ed il cavallo capisce.
Messaggero e cavaliere di ventura, fra mille battaglie e la sua spada, sa cos' e' la pace e ne apprezza il suono quando può. Il lignaggio si perde nelle ruvide contese quando il campo di battaglia diviene fumoso al punto tale da confondere la polvere ed il sangue. Da questo Demian va via. L' ennesima battaglia combattuta, lo strazio della sepoltura ed il pianto per qualche amico andato. Non c' e' spazio per troppe lacrime, ogni disputa un libro troppo veloce da leggere, una storia, un' altra, troppo breve da raccontare, ed un finale ovvio, senza vincere o perdere, solo restare.
Ecco il motivo per cui fuggire, ma per quanto si cavalchi lontano il destino e il passato insegue, e nemmeno il tempo di un fuoco e di un celere bivacco resta per scansare quel che e' stato. Si rimane vigili in un sonno che non e' tale, anche quando si ha qualcuno da raggiungere l' interno resta vuoto, privo di sentimenti buoni salvo che non siano per una casa dove tornare, magari a lavorare terra, o a guardare il sole sorgere o tramontare.
Ha coraggio da vendere Demian, ed ha affrontato pericoli ben peggiori della battaglia, ma tutte le cicatrici che ha, sulla schiena e sul resto del corpo, nulla sono al cospetto di ciò che e' rimasto dentro. Il suo spirito e' vergato dalla violenza, calpestato nell' intimo, masticato e forse anche sputato. La confusione di quella feroce corsa al galoppo, interrotta poi ripresa, e quelle pacche sul collo di una bestia devota ma ormai esausta, sfumano gli ultimi timori di essere raggiunto dalla sua vita.
Fredda lama, scudo di legno e maglie di metallo con un panno sopra e con un elmo basico. Alla cintola altro cuoio, che legato quasi muta in una bizzarra gonna le vestigia di un cavaliere insignito degli onori più alti.
Tutto via ora, soltanto voglia di normalità. Dove la quiete e' un lusso da raccogliere come un frutto da un albero di vita breve. Il fuoco e' acceso e le monete d' oro a nulla servono, salvo rappresentare un inutile dispendio di energie per cautelarsi da briganti che potrebbero attaccare per averle. Cerca la luna, come per ricordarsi che c' e', e lo conforta sapere che se la notte precedente non l' ha vista era perché il suo tempo era impiegato per tenersi in vita.
Appare lì la luna, fioca e decadente, come il grimaldello che abbottona il cielo al terreno. Lo sguardo vuoto si dirige sulle braci incandescenti, e quell' arancio vivo gli ricorda che i tramonti sono incanti come il sorgere del sole. Un sorriso gonfio di amarezza, una preghiera per i suoi morti e per il regalo della vita. La tenebra lo avvolge mentre il fumo lentamente va e la fiamma cala, altra legna da mettere, una coperta spessa ed il rumore dei denti del cavallo che strappano l' erba lì vicino. Ancora un altro giorno il sole si alza, ancora un altra alba che i suoi occhi possono mirare, ancora un altro assaggio della vita. Ma non adesso Demian, perché adesso e' il tempo del riposo. Non ora, anche se vigile si placa. Coperta scalda e chiude gli occhi, fin quando sopraggiunge la foschia che annuncia l' alba.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved



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