23/08/17

Oltre la prua.




               Marinai. Frigge il sangue all'emozione e corre. In tante grotte scavate fino in fondo si diffonde e torna riscaldando fino a ridurre tutti i corridoi in un arsa piana che non smette di bruciare. Spasmi e dilatate sensazioni attraggono mentre la chiglia dei pensieri manovra ed è come timone: sorregge e li dirige. Le volontà degli uomini concentrano il fluido di tutti in un'intera forza, sola, facendola convergere in una selva di recuperi mentre affilati arpioni e densa schiuma di mare mosso ricacciano pensieri e paure per quel raccolto che adesso rinfranca.
Alle spalle si lasciano la scia, che come pagina bianca e mai scritta gli ricorda e poi racconta di tutto quello che in passato è già stato fallito, ma mentre un'onda nuova arriva e sbalza, violenta quasi capovolge, l'acqua che ora accieca, è soltanto l'ultima metafora del fumo che al presente li attraversa. Naviga tagliandone fessure e lacero si scioglie per appartenerle ancora. Scioglie l'anima e con se porta il fardello della luce, mentre le nubi plumbee schiacciano tutta la via che prova a dissipare e divenire chiara rotta. Ami e lenza, pensieri e fantasie, con gli strumenti ormai vetusti l'esca perde e può soltanto accarezzare, mentre quel banco passa e mosso da marea lascia sfiorarsi scivolando e senza perdere o perire.
Inghiottiti da quel mare che li schiaccia, appiattiti sul viscido suolo che sorregge, trovano approdo ragionevole puntando i piedi e liberandosi da quegli spari d'acqua sotto i quali sono attacchi e sono attracchi. Madide, livide mani, arti gelidi e sopite percezioni, al freddo e al fondale che scivola e monta. Al di sopra di tutto questo, come fosse l'intera storia della vita che in quel mare esplode, tutto va via, tornando al piano di metallo arrugginito e ancora giù fra l'onde.
Un battito di palpebre è una foto. La scatta il marinaio mentre incamera esperienza in un istante solo. Compressa, la vita verticale di quell'attimo diviene storia, la tocca ed indelebile si va ad imprimere dentro il momento successivo, già fatto a forma di memoria. Sconvolge la massa di dati che in quel solo attimo lo investe, ne è penetrato come fosse fatto di materia simile ad un fulmine, e per non rischiare di perdersi e perdere la rotta, dopo aver volto il capo al retro e aver perso la scia, dirige gli occhi avanti, vedendo oltre la prua.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

21/08/17

Cosa vuol dire andato via?




        Cosa rimane negli altri di quello che si è? Soltanto tracce, impronte, o addirittura appena ombre.
Tracce sono le scelte, come altre tracce sono le pressioni che emotivamente si subiscono dagli altri e che si offrono. Tutto il resto sfiorisce, passa, rigenerandosi in una nuova esperienza che come fosse uno passo verso il resto dello spazio, in qualsiasi direzione, fa osservare stesse cose in modo sempre differente.
Scelte appunto, che mai sfioriscono, che mai, assolutamente mai, necessitano di giudice o difesa. In esse è tutto quanto, rinchiuso negli involucri al loro interno hanno il rispetto, rinchiusa hanno la verità, la libertà, forse la stessa bellezza. Si dilatano conservandone l'esclusivo senso, offerto in termini di lucida, consapevole coerenza, ma in due tempi: uno che agisce nel breve, come se il breve fosse rotazione, uno che ha effetti di rivoluzione, fatto per chi non usa quello stesso linguaggio, fatto per chi non lo comprende, fatto per chi, talmente concentrato sulla certezza che quel vetro mostra al di là, non è in grado di comprendere un linguaggio diverso dal proprio, consumato.
In questa arteria è il puro desiderio. Schiacciato dall'ossigeno, è certamente in grado di ferire e può comprimere. Rimane piatto e spesso, chiuso negli istanti dove la visione è stata completa, dove quel poco di epilogo appare e si mostra anche a chi non era in grado di vederlo precedentemente. Mai stancante, quel noioso osservare nell'attesa che qualcosa prima o poi possa accadere fugge via, scomparendo in tutto ciò che passa lungo il fiume che qualcuno chiama tempo, ove se non è rimpianto, è solo nuova intensità che compiuto il passo che permette finalmente di vedere ciò che prima era invisibile ora logora.

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24/02/17

FamoStoStagno.




                 Beh, oggi e' il gran giorno. O meglio, potrebbe essere per Roma un nuovo passo verso l' emancipazione e lo sdoganamento da certi personaggi che da decenni la opprimono, oppure no. E tutto sta, purtroppo, perché la natura evidentemente pubblica del problema, ha veramente molto poco di privato, come invece continuano a dire in molti per fare pressioni sulla giunta, e riguarda questo cavallo di Troia che deve dare il via all' urbanizzazione di una intera area di non so quante decine di ettari, lo stadio della Roma.
Oggi dunque e' il gran giorno. Oggi si deciderà per un si oppure per un no. Parliamoci chiaro, questi signori sono delle cinture nere di sciacallaggio e raggiro, di ricatto ed utilizzo improprio della Comunicazione e, per intenderci, le sapienti lingue dei degni compari d' oltreoceano non sono affatto da meno. Mi sorprenderei dunque, se alla fine non trovassero la strada per far dire si ad una giunta ancora troppo giovane e poco robusta per nuotare nelle stesse acque di questi squali, ma, e c' e' il ma, e' anche un enorme banco di prova per i cittadini romani di fede giallorossa. Si può finalmente valutare ad un effettivo banco di prova, il livello di maturità raggiunto, il livello di consapevolezza, degli abitanti romani, ai quali, per una volta, viene chiesto di mettere da parte l fede sportiva e valutare con terzietà, solo sulla mera opportunità che a una megalopoli simile sia data luce.
Sono convinto che c' e' ben poco per la Roma li dentro, e sono convinto che non c' e' proprio nulla per gli abitanti di quella zona. Ma in un sol colpo, Parnasi attraverso il plusvalore dei suoi terreni regolerà tout court le sue pendenze verso Unicredit, la banca, grazie a questo plusvalore rientrerà concretamente di una buona fetta di debiti congelati dalla Roma e, con la blindatura di questo legame ad incrocio, entrambi potranno agire da braccia e mente per inchinarsi al vero soldato coi soldi, quello americano, che ha chiesto garanzie su questa speculazione fin dal suo primo insediamento, utilizzando a tutti gli effetti l' associazione Sportiva roma come mezzo e tutto questo schifo come fine.
Oggi la giunta non sarà il centravanti, sarà il portiere. I cittadini romani potranno scegliere se essere guanti o difensori sulla linea, oppure chi ha venduto la partita per suoi scopi e fa autogol.
Coraggio Virginia. Coraggio Roma.

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14/02/17

Scorre lento il Tempo.





              Scorre lento il tempo. Sotto i colpi del Generale Inverno come un fiume ghiaccia e cela entro i confini suoi, solidi, un ridotto flusso. Gocce che pendolando sotto il freddo divengono cristalli e, a ogni momento, una caduta immagine di liquido essiccato si offre a chi la osserva. Madido andare stabilizza e aspetta, riposa. Come in letargo anch' io, sospesa la parentesi di sonno affioro e sciolgo, e in un risveglio ancora opaco ascolto, come se quella penna e su quel foglio non ci fosse che silenzio raccontato. Tace in una freccia scagliata e, dentro l' arco e quella corda che ora flette, taglia il vento come fosse lama, mentre incide solite tenaci resistenze che al passare si abbandonano soffiando come il fiato di uno yak.
Scorre lento il tempo. Abbandonato ai flussi di una vita che attraversa e che si affaccia. Esso stesso si comprime e si dilata a suo piacere fra esperienze e mutazioni di un presente chiuso dentro gli occhi di chi osserva. Pugni a terra, e scaglie, e polveri, testimoni di un presente che deflagra e rimodella. Anime e corde, fuochi fatui e sabbie che mutano colore. Mendica l' angolo di un sogno fra le nebulose oscene voglie dell' inchiostro. Scorre come pioggia di olio su una tela e fa dipinto di quel nulla invisibile agli altri, mentre vulcani e sismi strappano il tessuto del momento distaccandolo fra varie componenti.
Scorre lento il tempo. Sciame di scosse e polvere gialla che si alza, che non ne vuol sentire di placare il suo feroce impulso. Tremori affiorano qua e la di tanto in tanto, fra nuove polveri e nuovi pugni a terra, fra tutto quanto quello che non va e una insana voglia che trasale. Scioglie quel ghiaccio che torna a gocciolare, e sciolta e' la pietra lanciata dentro al mare. Fumose laviche colate immagina per ritornare a scrivere e fare in maniera tale che tutto si comprima dentro un battito di penna ad asciugare. Complesso di brividi di gelo ed aliti che vanno via. La pioggia passerà per far poggiare polveri, e dopo nuovo Sole asciugherà gli intenti. Ad una stalla delle bestie torneranno per mangiare e abbeverarsi. Di tutto questo non sarà rimasto che una piaga amara dentro le carni di chi lo ha attraversato, ed un bicchiere pieno imbeverà  come l' inchiostro che si poggia sulla carta di una pagina che già lo aspetta. Scorre lento il tempo.

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