15/03/15

Nel tempo.




       Come un cuore di cartapesta cade a terra senza fare rumore, sono qui a raccogliere i coriandoli di un pensiero stracciato. Mi chino oramai come se fossi divenuto la gomma da cancellare, e la vedo passare su quel tratto scritto a matita, come quando non sono convinto di ciò che ho già scritto. Fluidi di me, del mio intelletto scivolano via da quella mina oramai consumata. Essi vagano alla ricerca di nuovo istinto, senza accorgersi che il contenuto rimasto e' compresso in quel pezzo di legno che si e' temperato. E' lì, fermo sul tavolo insieme alla polvere nera.
Il foglio e' guastato, e la curva e le linee si notano ancora. Cerchi di prova per dare il suo palco ad un' opera muta. Si attende che il velo si sposti e cominci a viaggiare il pensiero, sebbene quel nero ci logora ancora la carta e rovina la lucida idea. Sono ondulazioni mistiche e mi raccontano di una mente confusa, mentre nitidi passaggi di nulla si alternano ad altri disegni astratti in cui vedo una realtà di argilla messa ad essiccare.
Fragile si lascia guardare, e ne scruto anche i difetti mentre l' immenso bianco del papiro mi concede di arrotolarci le emozioni tramutate in scrittura. Vago fra le curve delle mie lettere come fossero perplessità, e raccolgo ciò che resta di una punteggiatura a volte errata leggendoci la confusione di chi non sa dove vorrà voltarsi domani.
E' ormai tempo di un' analisi concreta e di tirare le somme di quanto si sta costruendo. Carpirne i risvolti, di quanto si e' messo nel vuoto del vaso per provare a riempirlo. Quell' otre e' già pronto a ospitare. Come conseguenze i miei polpastrelli passano sulla sagoma curva saggiandone l' ampiezza, quasi a ricordare ciò che ero e che in questo momento mi contiene. Una sensazione di asciutto che graffia e' il trascorso sbagliato in un piccolo punto di liquido che si dilata.
Mentre la creta riposa le notti trascorse a pensare mi educano all' oblio, elevando le catene di istanti dove il respiro e' a tratti anche scomparso. Risorgo e tramonto ogni volta temendo di soffocare, mentre i pensieri si stendono sporchi sul ricordo confuso di un tempo già andato.
Greggi di immagini passano a ritroso come una fase rem vissuta più volte, e confondendo il tempo con lo spazio che ho intorno, nel cuscino finisco per mescolare le sensazioni di deja-vu con le nuove pressioni di vita che vado a toccare.
Attimi stracciati che ho sicuramente già vissuto. Li ascolto come un ricordo di essenza, provando a capire in quale parallelo di tempo ho potuto rivivere quello che adesso io sento. Il torpore che mi provoca l' idea di essere stato in altro tempo mi distrae scostandomi da ciò che provo, dimenticando quella goccia di passato nell' odierno che si e' mossa per tornare indietro in altro dove.
Gelo sono le luminosità di una scrittura che torna. Vaga nel mio tempo ed i miei polsi, e le mie mani, corrono impugnando quella mina che ora traccia. Sorge il ricordo mentre il presente va via, come un sordo boato nell' ingresso di esperienze e sensazioni. Uno scivolo di porcellana lucida mi accompagna come se il momento fosse in realtà uno specchio che mi inghiotte, e candidamente me ne vado da me per essere in un altra parte che ho sentito altrove. E accade tutto in un frammento, dove quel capogiro che mi spinge nell' immagine, mi svuota dei timori come l' otre che nel mentre appare colmo. Fuoriesce, scivola via l' intelletto, fino a raccoglierlo sul piano, quel liquido in eccesso e da asciugare con il cuore che ho raccolto.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved


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