25/11/18

Libellula di Velluto



Candidamente in una silenziosa notte arriva, e dentro un angolo di polveri emotive già distanti dai rumori e dal caos della città, fa esplodere le viscere scuotendo mentre l'umida ugola rischiara e dentro le ordinate code di fogliame rigorosamente attende. Fosti di alberi come fosti di birra, liquida come la pioggia e densa come la resina che si fa corteccia mescolandosi quasi tessuto fatto di miele su quell'intera lastra di panno intirizzito dalla vita. Ali sbattute nel vuoto e il corpo nudo di una lana soffice accompagnano dentro infiniti andirivieni di follie ridotte all'osso, ricercando quei frammenti di una voglia che di pioggia e di gocce dondola e gongola bastandosi da sé. Quel moto che in un battito che è quasi incancrenito e non si arresta, quasi meccanico la guida verso cumuli di cenere alterni a conche di ovatta, un saliscendi di energia che è in fiamme, adesso lavico, esplode in minuscoli sentieri di una vena arancio luminescente. Oltre il concreto di una sagoma seppure ridottissima la esplora, si esplora, assecondandone la direzione come fosse un vento caldo, e scivolando sulla bramosia di una ferita che non duole. Oriente, ove il cerchio rosso si solleva, e contenuto dentro un'alba placida rumore di trascorso in quella foglia che da un albero va giù. Prossima al terreno per poco non la investe, ma lei, che ancora candida racconta di una strada ininterrotta, volge alla sua coda quegli occhi evanescenti perché sa che al suo cospetto il nervo legnoso di quella vita ritornerà a proteggere per quel suo poco che rimane. E' dunque di cavità feroci e di destini in fiamme, con ambre oramai essiccate e con il fuoco che le infrange e la consuma. Ardere per esser arsi, schiudere per consacrarsi ad una vita ritta ed al ricordo. Passate notte e caccia, le briciole dei sensi sono giunte e poi tornate via, con tutte quelle polveri emotive hanno cantato fino a cullare per rinchiudersi dentro il silenzio che fu suo. Adesso ciò che resta è un eco di ricordo, un solo epico suono lontano che li accoglie come un'alcova dentro al vascello che la porta in morte e l'abbandona, mentre il suo cuore sincronizza coi suoi occhi quell'istante in cui nel vuoto ove cadeva per sempre si addormenta.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

19/04/18

Cordoglio Gelido.


A Franco Battiato, Maestro di Musica, Arte ed Emozione

Oggi il Maestro ha chiuso agli altri la porta della sua mente, del suo cuore. Ogni accesso scompare e con esso svanisce una piccola parte di liquida massiccia leggerezza che era in grado di donare a tutti e che adesso porterà via con sé per tutto il resto del tempo.
Uno strano pomeriggio fatto di un pianto senza lacrime, una fotografia di ore differenti da tutto quanto il resto, come fosse una finestra privata su tutto quel tempo che sta scivolando via, o su quei luoghi, quelle persone che, pur se non mai conosciuti, grazie ai suoi racconti, alle sue parole, ho potuto immaginare mettendoli in ordine fino a sentire anche i profumi più leggeri e più remoti.
Lontani, andati via come me e come quei posti dove decidevo di andarmi a chiudere quando pensavo alle sue note, o quando riflettevo sul come io mi avvicinassi a loro mentre le accostava fino a renderle perfette ed opportune. Effettivamente una questione di splendida Prospettiva, che senza inganni ed interpretazioni, senza chiavi di lettura, regalava sagome colme di quella bellezza che soltanto la naturale ovvia normalità riesce ad offrire a chi può tentare di poterla cogliere.
Oggi tutto va via come un alito di vento freddo, e queste immagini, e questo suono, sono l'unica cosa che mi sento di dovergli rendere, di dover tornare a lui per quanto ha permesso in me.
Non sono un uomo in grado di potergli rendere qualcosa come si conviene, per la verità, ma proprio per questo ho scelto il mo ambasciatore di silenziosa commozione, è Pontus Jansson. Pontus Jansson che, come lui, è una straordinaria creatura di questa Terra che crea emozione muovendo cose statiche mentre appassiona congelando nei suoi istanti tutto il movimento possibile di questo mondo: il mare.
Persone in grado di accarezzare tutte le cose che sono ai limiti, peculiarità che ha le fattezze di un dono parso forse semplice ma che in realtà è in grado di giungere alle estremità della forma per toccare quella poca parte di infinito che riusciamo ad avvicinare, quella minima parte del tutto che ci sfiora, laddove la ragione non esiste e quel recondito compresso istinto può far elevare o schiantare, mordere, aggredire o piangere.
Così va via il Maestro, prendendo uno di quei treni per Tozeur con un dipinto in mano. Saluta e afferma ancora di non saper disegnare, di non saper dipingere, ma se solo io potessi dirgli quanta anima e quanta coscienza ha colorato di miliardi di pastelli, quanta strada ha percorso e quante cose ha osservato, in quei fiumi di inchiostro nero ritroverebbe quel suo arcobaleno che adesso è il mio.
E' vero, le aquile non volano a stormi, e la sua musica appiattita sulle fredde e ferme note è divenuta incontro, anche lì, coi suoi colori e con quella sua limpida emozione della notte di Bagdad, dove riuscì nell'opera di trasformare la sua voce in lacrime, che adesso si, ma solo adesso, sono anche le mie.
Prévert scriveva Questo Amore come fosse vita. Lo definì violento e fragile, tenero e disperato, vero e bello. Era felice, ma anche beffardo. Lo ritrovava tremante o sicuro di sé, che metteva paura e che faceva parlare, altre volte invece impallidire. Raccontava di un amore spiato, ma ancora vivo, che rimaneva là, testardo come un asino, crudele come la memoria, sciocco come i rimpianti. Era freddo come il marmo. Oggi nelle righe di Jacques precipita anche colui che mi concesse di osservare un poco di alba dentro il suo imbrunire.
Non lasciare che tutto diventi gelido, anche lontano da quei margini di bosco del quale adesso conosco il sentiero. La foresta della memoria non è lo spazio e il tempo che trascorre, sono tutti quei ciottoli precipitati che quella marea mi porta via. Suona ancora a lungo nelle stanze di colore che hai dipinto, permetti a chi accarezza le tue note di poter varcare il sogno di una giusta verità, dove la correttezza è dogma e dove la bellezza è quel silenzio fra quell'emozione e il nuovo vento che aspettiamo.
Jacques, il Maestro è lì da qualche parte e sa bene come giungere verso questa estremità del limite. Pontus, con la sua quiete che si lascia osservare, racconterà di una radura e di una fila di colori pronti per gettarsi su ciascuna delle sue immobili pietre, e a colorare la marea che sale.



https://www.youtube.com/watch?v=Cy08IQyJ3XQ&list=PLKwFqJL98LiUDL4fwBjgS1j0u_43vpqq2

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26/02/18

LE CASUALITA' DI UN CAMPIONATO NON BELLO (ovvero tutti i limiti della Serie A ORFEI)

LE CASUALITA' DI UN CAMPIONATO NON BELLO

(ovvero tutti i limiti della Serie A ORFEI)

Il rapporto di questo sciagurato anno fra gli arbitri e la S.S. Lazio è stato abbastanza noioso, così, tanto per usare un eufemismo.

Diciamo che la Lazio, suo malgrado, si ritrova a dover combattere per una misera terza posizione quando, per valori espressi in campo, ha ampiamente dimostrato di essere inferiore soltanto al Napoli.

E' pertanto osservando attentamente l'operato degli arbitri in questa stagione (più delle precedenti, ma forse soltanto per il VAR, comunque spesso accomodate...) che quelle che sembravano casualità da un certo punto in poi sono iniziate a diventare uno SCHEMA.

Ed io questo schema voglio provare a raccontarlo.

Delle partite giocate dalla Lazio, vinte e perse, quest'anno, in ben dieci occasioni sono accadute delle strane cose.

Era il primo di Ottobre quando una roboante reazione della Lazio cancellava quanto accaduto sul campo contro il Sassuolo nel primo tempo.

La compagine capitolina schiantava il Sassuolo per 6 reti ad 1, ma nonostante il risultato del campo, qualcosa già non andò in quel frangente.

LAZIO-SASSUOLO
Arbitro FABIO MARESCA
Quarto Uomo SACCHI
Var GUIDA
Ass.Var SAIA

Con il campionato appena alla settima giornata, una Lazio che aveva fino ad allora perso punti solo all'esordio con la Spal ed in casa col Napoli rischiava nel primo tempo di veder vanificato il lavoro svolto, ma poi nella ripresa era riuscita ad invertire il trend.

Il rumore fatto suscitò qualche conseguenza, e la Lazio fu così lasciata in pace fino a quando, in prossimità della stracittadina, tutto riprese in maniera prepotente.

Casualmente prepotente?

In Curva Maestrelli per un turno di squalifica che i tifosi stavano scontando per RAZZISMO, alcuni fans biancocelesti attaccarono sulle vetrate degli adesivi che fecero gridare allo scandalo.

Risultato? Eco enorme, con tanto di corone di fiori gettate nel fiume, dichiarazioni di circostanza e severe prese di posizione. No, qualcosa non quadrava davvero, si era andato a toccare qualcosa di così pesante o quel qualcosa doveva occorrere da pretesto per controllare un mercato che, il Calcio, stava svelando tutti i limiti dei clubs amici al cospetto di chi invece sul campo iniziava a macinare...?

Sta di fatto che, con una classifica in cui la Lazio si stava avvicinando alla stracittadina con 4 punti di vantaggio, il Signor Luca Banti di Livorno pensò bene di anticipare la prova per la praticabilità del campo dell'Olimpico alle 15.40 invece delle 16.00.

Il caso vuole che proprio alle 15.40, mentre il giudice di gara entra in campo, smetta di piovere, e con buona pace degli astanti, giunti da Roma ma una trentina di ragazzi giunti anche dal Friuli, dovrà prendere atto di una frettolosa sospensione benché poi non pioverà più, anzi, ci sarà tempo per essere scaldati da un timido sole.

Roma corsara a Firenze, Lazio partita sospesa. Ci si affaccia alla stracittadina con un solo punto di vantaggio per i biancocelesti. E' il cinque di Novembre, prima di una sosta che sancirà l'assenza della Nazionale di Giampiero Ventura dal Mondiale di Calcio (seconda volta nella storia dopo il 1958) dove nelle due partite contro la Svezia si assisterà ad una gestione degli atleti abbastanza anomala.

LAZIO-UDINESE
Arbitro LUCA BANTI
Quarto Uomo NASCA
Var GUIDA
Ass.Var COSTANZO

Tornando all'impegno della Nazionale contro la Svezia, dei quattro tesserati presenti per i due clubs capitolini (due per parte), i due atleti della Lazio giocheranno tutti i centottanta minuti, mentre i due dell'altra compagine faranno staffetta, addirittura offrendo, nella partita di ritorno, un siparietto isterico con tanto di rifiuto sull'invito ad entrare del tecnico.

Si giunge così alla mattina del diciotto Novembre, giorno in cui, dopo tante polemiche per gli adesivi e con due giocatori chiave stanchissimi per la sei giorni nazionale, ci si approssima al derby.

La partita inizia e la Lazio non è affatto brillante, ma comunque sembra poter controllare una Roma che non fa molto per rendersi pericolosa.

L'inerzia del match viene rotta poco dopo l'inizio del secondo tempo da un fallo non fallo di Bastos su Kolarov che, complice la sciolina messa sotto gli scarpini, si adagia sul terreno dell'area di rigore laziale.

L'arbitro non esita un secondo: è rigore.

Anche in TV il replay verrà mostrato solo una volta, ed in modo abbastanza frettoloso, come se volessero nascondere la marachella. Solo due giorni dopo emergerà che il contatto fra i due è inesistente, ma il referto arbitrale ha già parlato ed è ormai troppo tardi per avanzare pretese.

La Roma va in vantaggio così, pochi minuti dopo l'inizio della seconda parte dell'incontro. Inerzia spostata e, con la Roma che gioca sul velluto e la Lazio che adesso deve fare la partita, un gran tiro da fuori area del giocatore belga Naingolaan, sul quale l'estremo difensore Strakosha sembra abbastanza morbido, dopo una manciata di minuti fa due a zero.

Varrà poco il rigore di Immobile su mano del difensore Manolas. La Var stavolta interviene prontamente ed occorrono ben due minuti e mezzo per accertare il tocco, netto.

La sensazione in quel frangente è che invece di accertare il tocco si stia cercando qualche cavillo o pseudo irregolarità per poter annullare, ma tant'è...

ROMA-LAZIO
Arbitro GIANLUCA ROCCHI
Quarto Uomo DAMATO
Var IRRATI
Ass.Var VUOTO

Settimana successiva al derby. La Lazio subisce il temporaneo sorpasso della Roma e d'incanto la questione adesivi si sgonfia. La Comunità ebraica non ritiene così offensivi i medesimi adesivi riproposti stavolta dalla controparte verso i laziali, ed il dubbio che tutto il rumore fatto non sia stato effettivamente per la mancanza di rispetto in sé del gesto ma pre-ordinata affinché le cose andassero come dovevano andare viene a più di qualcuno.

Ecco scendere all'Olimpico la Fiorentina. Ad arbitrare è Davide Massa di Imperia, che con la Lazio in vantaggio per una rete a zero non solo non vede un rigore su Parolo in area viola, ma ritiene di non doversi nemmeno avvalere del Var. Var che invece è necessario per dirimere un contatto in area laziale fra il giocatore biancoceleste Caicedo ed un difensore viola.

Var corregge. Rigore per la Fiorentina. Pareggio. Due punti in meno per la Lazio ed il Direttore Sportivo Tare che interviene ferocemente a fine partita sul campo per chiedere lumi sull'accaduto all'arbitro. Per questo scatteranno deferimento per il dirigente ed una multa salata alla società

LAZIO-FIORENTINA
Arbitro DAVIDE MASSA
Quarto Uomo GHERSINI
Var FABBRI
Ass.Var LONGO

Segue un'altra settimana di veleni dove la Lazio grida all'ingiustizia e dove si ha la netta sensazione che qualcosa voglia frenare la corsa dei capitolini.

All'orizzonte un Sampdoria-Lazio molto difficile da giocare a Marassi, ed una designazione, l'ennesima, di un arbitro che non gode di molti estimatori (per la verità tutta la sua famiglia) in quel di Roma, sponda biancoceleste: Paolo Silvio Mazzoleni.

Inizia il match, tutto bene. Le squadre si affrontano a viso aperto, e la Samp va in vantaggio. La Lazio gioca male, ma due invenzioni del fenomeno Sergej danno il là al pareggio e, in zona cesarini, al gol del vantaggio di Caicedo.

La Lazio espugna Marassi, un campo molto difficile, peccato però che questa vittoria sia macchiata da una svista arbitrale del signor Mazzoleni, dei suoi tre assistenti e dei due addetti al Var. Sembra che questa tecnologia non aiuti o non voglia essere presa in considerazione per tutti, comunque non vede un netto fallo di mano in area doriana, quello che sarebbe stato un rigore per la Lazio.

SAMPDORIA-LAZIO
Arbitro PAOLO SILVIO MAZZOLENI
Quarto Uomo MANGANIELLO
Var GIACOMELLI
Ass.Var VUOTO

Altre polemiche. Il campionato di passione della Lazio sembra non finire più. Il rapporto ormai logoro fra la società capitolina e l'AIA appare assai nervoso. La settimana non riporta serenità, ed il Var che a Genova non vede il lapalissiano fallo di mano del giocatore doriano in area viene addirittura designato per la partita successiva della Lazio, che i biancocelesti dovranno giocare contro il Torino all'Olimpico.

La Santa Barbara che fa esplodere definitivamente tutto. Quanto accade all'Olimpico quell'undici Dicembre non si può definire nemmeno più Calcio.

L'arbitro Paolo Giacomelli, che ha un profilo social che il suo ruolo super partes imporrebbe di non avere, nel quale appare ritratto con l'ex capitano giallorosso Totti ed in alcune foto al mare che denotano un certo ego, distrugge definitivamente le velleità laziali di contendere per i piani più alti della classifica.

Non solo non concede un rigore per un tocco di mano di un giocatore del Toro nella sua area (episodio identico alla settimana precedente), ma sulle successive proteste del calciatore Immobile, che contende al difensore del Torino Burdisso il pallone e il noioso reiterarsi di simili situazioni, lo espelle, lasciando una Lazio già stanca e nervosa in balia delle ripartenze di un Torino che, grazie alla superiorità numerica e alle svista dell'arbitro e le mancate segnalazioni dei suoi assistenti, ottiene il bottino pieno.

La reazione della società romana è tutta nelle parole del responsabile della comunicazione Arturo Diaconale stavolta. Sono parole dure, mirate, che puntano a denunciare un qualcosa, forse un disegno contro la società capitolina che “se non deve competere per le zone alte della classifica, venga detto e ci si regola di conseguenza”.

Tifosi impazziti. Oltre trecento persone attendono fuori dalla carraia della Tribuna Monte Mario l'uscita della quaterna arbitrale, ma un intero plotone di poliziotti in tenuta antisommossa è pronto per tutelare l'incolumità dei giudici, anche se appare evidente da quel pomeriggio che la Serie A “non è uguale per tutti”.

LAZIO-TORINO
Arbitro PAOLO GIACOMELLI
Quarto Uomo CHIFFI
Var DI BELLO
Ass.Var CARBONE

Una straordinaria partita della Lazio a Bergamo segue allo schifo visto contro il Torino a causa di arbitri in malafede. Un pirotecnico tre a tre in quello che un tempo era chiamato Brumana, dove le due squadre si affrontano a viso aperto e dove l'arbitro, finalmente, ha la capacità di restare a guardare sanzionando solo quello che va sanzionato, senza farsi prendere da un assurdo e decisamente consueto protagonismo.

Nella settimana pre-natalizia all'Olimpico è di scena il Crotone. La Lazio torna alla vittoria archiviando la pratica nel secondo tempo. Un importante quattro a zero in campo, cui però fa da contraltare la notizia del rifiuto da parte della quaterna arbitrale, del consueto pensiero natalizio fatto dalla Lazio.

Forse una manifestazione di alcuni mugugni, oppure una presa di posizione. Insomma, la Lazio defraudata di almeno otto punti dalla classe arbitrale, e la classe arbitrale che si offende con la Lazio rifiutando un omaggio natalizio.

Colpevole in questo, come contro il Torino, il silenzio di un Presidente della S.S. Lazio che, a differenza dei suoi stipendiati e tesserati (Inzaghi fa il diavolo a quattro), continua ad incassare senza dire nulla nei confronti di queste reiterate prepotenze di un potere oramai neanche più tanto nascosto, come se tutto gli andasse bene.

LAZIO-CROTONE
Arbitro GIANPAOLO CALVARESE
Quarto Uomo ABBATTISTA
Var BANTI
Ass.Var ILLUZZI

La Lazio nonostante i vergognosi arbitraggi ricevuti si presenta a Milano, sponda neroazzurra, con i favori del pronostico.

L'Inter dopo una partenza lampo sembra stia tirando il fiato. La squadra di Spalletti non è più quel brillante schiacciasassi di inizio stagione e l'Undici romano scende sul prato di San Siro senza alcun timore reverenziale.

Il primo tempo è un monologo biancoceleste, così come il secondo. L'Inter sembra la squadra in trasferta e gioca di rimessa sotto i colpi della compagine laziale che sembra solo in attesa della buona occasione per affondare il colpo giusto.

E l'occasione arriva. L'arbitro Rocchi vede un evidente fallo di mano in area e, forse complice la svista nel derby del mese precedente, decreta il calcio di rigore per la Lazio.

E' un rigore che c'è, il fallo è chiaro e nessuno griderebbe allo scandalo per una scelta simile, ma il Var stavolta chiama. Il Var avvisa. Il Var corregge. Nebulosa l'interpretazione dei falli di mano per gli arbitri con questo nuovo dispositivo tecnologico, fatto sta, che per la Lazio sono zero su quattro, mentre per altri lidi falli su azioni da gol, falli di mano, addirittura gol di mano ed un'altra copiosa serie di sviste e rigori inventati sembra non dar pensieri ad alcuno.

Quindi nulla. Niente rigore. Uno zero a zero ed una prestazione impeccabile per una Lazio stanca ed ormai al giro di boa, anche se con una partita da recuperare.

INTER-LAZIO
Arbitro GIANLUCA ROCCHI
Quarto Uomo ABISSO
Var DAMATO
Ass.Var SCHENONE

Non si possono vincere tutte le partite, ma non se ne dovrebbe toccare nessuna. La Lazio ci prova comunque, ma la FIGC e l'Associazione Italiana Arbitri ci stanno riuscendo.

E' il giro di boa, e la Lazio sale a Ferrara, nella tana della SPAL, per vendicare i due punti persi all'andata fra le mura domestiche.

La Lazio marca subito, ma quel simpaticone storico di Tagliavento concede in modo immediato un rigore alla SPAL che rimette a posto le cose. Il divario tecnico fra le due squadre è troppo anche per lui, forse il più bravo di tutti (a toccare le partite sulla base dei diktat del padrone intendo), fatto sta che Luis Alberto, con una finta che mette a sedere anche gli spettatori, ed una sontuosa prova corale spazzano via la SPAL a casa propria regalando alla Lazio altri tre punti importantissimi che la tengono lì, distrutta dagli arbitraggi ma lì, indesiderata ma lì, insieme a chi deve arrivare per forza.

SPAL-LAZIO
Arbitro PAOLO TAGLIAVENTO
Quarto Uomo PINZANI
Var IRRATI
Ass.Var AURELIANO

Fra il ventuno ed il ventiquattro Dicembre la Lazio mette altri sei punti in cascina e torna a far paura. Vengono sconfitte Chievo ed Udinese ed i biancocelesti si presentano a San Siro forti di una importante classifica che li vede a distanza siderale dai rossoneri, con ben quarantasei punti.

Ad aspettare la Lazio è un trittico di partite davvero insidiose, contro Milan, Genoa e contro la prima della classe. Il tutto è farcito dal doppio confronto con i rumeni del FCSB e con la gara di andata del turno di semifinale di coppa Italia, sempre col Milan.

La Lazio scende sul campo del Meazza per la seconda volta a distanza di un mese, ma come da copione accade l'ennesima porcheria. Passi l'arbitro, che non passa. Passino i suoi assistenti, che non passano. Passi il quarto uomo, ma non passa nemmeno lui. Gli addetti al Var non vedono che il giocatore milanista Cutrone segna il gol del vantaggio con la mano!!!

Quindi gente che ha a disposizione tecnologia simile all'occhio di falco nel Tennis ed al TMO nel Rugby, sports nei quali si riesce a capire se una pallina lanciata a centotrenta chilometri orari tocca o no una fettuccia di 5 centimetri, o dove si riesce a capire se l'ovale tocca a terra dentro un dedalo di una quarantina di braccia nerborute, non riesce ad accorgersi di un gol fatto con la mano su un cross dalla sinistra.

Va bene, devo credere questo, ma considerato l'ennesimo errore non errore (perché voluto), tecnicamente questi due dovrebbero andare a piantare patate invece di essere gli assistenti del Var (che ricordo, come gli arbitri hanno dei “rimborsi”).

Una Lazio comunque sottotono esce dal Meazza sconfitta per uno a uno. Arbitro della contesa è il signor Irrati.

MILAN-LAZIO
Arbitro MASSIMILIANO IRRATI
Quarto Uomo PINZANI
Var ROCCHI
Ass.Var DI LIBERATORE

Ecco, io ora dico, questa è una breve cronostoria di quanto accaduto fino ad ora nella stagione 2017/2018 della Serie A TIM, che io chiamo ORFEI perché più simile ad un circo che ad un campionato di Calcio.

Stamattina, 26 Febbraio (Grazie Lulic...non guasta mai...), curioso di vedere quali designazioni avrà deciso la Lega per l'incontro di ritorno di coppa Italia, dove la Lazio si gioca comunque una fetta importantissima della sua stagione “amputata”, attendo fiducioso la comunicazione on line, e questa puntualmente arriva.

Ad arbitrare l'incontro di ritorno di coppa Italia di Mercoledì 28, dopodomani saranno i seguenti arbitri:

LAZIO-MILAN
Arbitro GIANLUCA ROCCHI
Quarto Uomo PAOLO TAGLIAVENTO
Var MASSIMILIANO IRRATI
Ass.Var PAGANESSI

Qualcuno mi sa dire cosa devo pensare? Ma ne serve uno bravo bravo, perché considerati i precedenti di questa stagione, neanche il peggiore lobotomizzato poteva pensare ad uno staff così competente per rovinare l'ennesima partita della Lazio.

Ora, non che io credo che per loro sarà facile, se la dovranno guadagnare comunque contro la Lazio di quest'anno, ma almeno mi volete dire cosa cazzo sto guardando? Rocchi, Tagliavento e Irrati.

Sei dei dieci punti mancanti alla Lazio quest'anno sono opera di questi signori.



La semifinale la fate giocare ai giocatori oppure a decidere sono loro?

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15/01/18

Pittura.






                          Non riusciva a comprendere poi tanto di quello che gli stava succedendo. Continuava a confondersi dentro il delirio della sua città tralasciandone il suono primario che aveva la dimensione di un fischio continuo. Si abbandonava all'ascolto di tutti quei rumori frammentati che rimanevano sotto quella rumorosa traccia e che finivano inevitabilmente, in mezzo al caos dal quale cedevano singolarmente per rassomigliarsi tutti.
Si inseguivano in miliardi di pezzetti, come fossero un insieme di anime che si infrangevano sapientemente messe in fila una alla volta. Chi contava quell'enorme linea tratteggiata doveva essere davvero un gran pittore di percorsi. Disseminate su un terreno che assomigliava più al volume che alla forma, ne metteva in fila di storie, tutte differenti una dall'altra, mentre le sapienti mani dell'abitudine avevano dipinte e messe intorno, penzolanti, in tutto quel groviglio di piccoli nulla che concentrici si scheggiavano velocemente andandosi ad urtare così forte da stridere fra loro.
In tutto questo sincopato mondo altri silenzi ed altre lettere dettate in tempi non sincronizzati facevano di un tutto non conforme quella tavola che riesumava ogni tonalità e che ne diffondeva anche di nuove in una sagoma di vuoto sordo rinnovata. Non esisteva un ordine, né tanto meno era dato a chi poteva percepirne il denso suono di cercarlo. Si finiva per isolare il tutto da tutto il resto, pensando di poter comprendere almeno quegli spiccioli di sana e distante follia da un mondo che echeggiava noia e lacrime da tutte le ovvietà e le cose immobili.
Sapide terrene mete, di bocche asciutte e rinnovati intenti gli sguardi sono pieni, ma in tutte le fragilità rotte da pile di lastre di alluminio luccicante e ermetico, serpeggiava ancora quel noioso sibilo che tutto insieme rendeva un caotico intenso rumore. Privilegio il riflettere per poi fermarsi ad assaggiare le emozioni, rotte a loro volta dal tempo andato via e da quello giunto, dilatavano i pensieri adoperando menti elettriche per calcolare e generare altre pressioni e intensità. Simmetrie di impulsi e predisposta carne votata al sacrificio al fine di comprendere quello che non è dato, di scuoterne il confine e misurare in sensazioni quanto manca all'assoluto per accendere quel fuoco che rimane. Rompe all'orizzonte come rompe dentro. Mescola in un solo tema cielo e fondo. Schiude un'altra volta ancora l'uovo di fenice che riaffiora alla vita dopo che morente e spento si è lasciato andare a quella selva di colori incolti.

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