01/04/15

La rosa bianca.


Dedicato alle 150 vittime del volo 4U9525.


          C' e' una scolaresca in attesa dell' imbarco. Ci sono due musicisti, dei pendolari dell' aria e delle famiglie. Ci sono dei professori, degli operai ed alcuni turisti. Seduti su quelle sedie al gate A72, mentre i più infaticabili son già in fila, ad attenderne l' apertura. Ecco arrivare le due hostess, con la loro bella divisa Germanwings. Nel brusio della sala c' e' pure chi non se ne accorge, poi ci sono altri che invece si alzano e si mettono a loro volta in fila andando ad occupare ordinatamente i posti immediatamente successivi alla fine della coda. Le hostess hanno il loro da fare con quelle fettucce, le stesse che ti fanno girare come criceti in gabbia quando arrivi al controllo bagagli. Poi guardano fuori, come per cercare qualcosa, ma fuori non c' e' nulla, se non il comune traffico di veicoli che trasportano bagagli e personale dell' aeroporto che adempie alle proprie mansioni. D' un tratto e' quello strano walkie-talkie della hostess di sinistra a parlare, in un tedesco incomprensibile e metallico sussurra qualcosa di scricchiolato che però lei comprende. La ragazza si tinge il suo volto di un sorriso e saluta i primi passeggeri in coda. Apre quel nastro maledetto ed iniziano le operazioni d' imbarco. L' altra signorina fa lo stesso, con il monitor davanti controlla documenti e vouchers, quei fogli di carta A4 stampati di cui rimane soltanto la striscia più in basso. I più tecnologici passano addirittura il cellulare per lo screening del biglietto e varcano la soglia. Ad entrare per primi sono, neanche a dirlo, i tedeschi. Hanno comprato per 5.00 € in più la priorità per salire prima e scegliersi il posto. Uno dopo l' altro, ordinatamente, e muniti del solo bagaglio a mano, quasi sempre un trolley, avanzano riducendo la fila pian piano. Poi e' la volta di chi quei 5.00 € non li ha voluti spendere: il resto dei passeggeri, e come il biglietto pagato meno, così lentamente sembra ritardare anche le operazioni d' imbarco. Poi c' e' anche chi si alza soltanto quando il grosso della fila e' smaltito, sono quelli che se ne fregano, quelli che non hanno preferenze per i posti e quelli che viaggiano da soli. 144 persone, mentre la prima navetta si allontana in direzione del velivolo, c' e' chi e' filtrato dall' imbarco dopo che ne aspetta una nuova che però non tarda ad arrivare. Le due hostess chiudono di nuovo la porta del gate.
Quel "psssssssss" annuncia l' apertura delle porte della navetta, quelli della prima sono già arrivati ed in coda. I nuovi giunti si accodano e sotto un lieve vento aspettano il turno per salire a bordo guadagnando un passo alla volta. Le due scale, una anteriore, l' altra posteriore, a mano a mano si svuotano e l' aereo ingoia tutti i suoi passeggeri. Qualcuno ride, altri scherzano. Altri tacciono mentre alcuni fremono nell' attesa di sedere. Tutti sistemano i bagagli nei vani appena sopra i posti. Via via che tutti sistemano il loro bagaglio il corridoio centrale dell' Airbus A320 si svuota e le due hostess che prima controllavano i bigletti all' imbarco, con l' ausilio di un' altra hostess e di uno steward, cominciano a verificare che l' ordine dei bagagli nei vani sia il più ordinato possibile. I vani pieni vengono chiusi, ed una frenesia di comunicazioni fra personale ha inizio come se tutto dovesse succedere in quel momento. Una volta chiusi tutti i vani la voce del pilota, metallica e disturbata, accoglie i passeggeri in maniera educata ed incomprensibile, prima in lingua inglese e poi in lingua tedesca. In concomitanza due hostess e lo steward si posizionano ad uguali distanze ed iniziano a maneggiare cinture di sicurezza, giubbotti di salvataggio fluorescenti e mascherine per la respirazione dell' ossigeno. D' un tratto il vociare in tutte quelle lingue si riduce bruscamente, e la maggior parte dei passeggeri viene coinvolta da quelle operazioni che i tre addetti dell' equipaggio stanno mostrando, per poi riprendere immediatamente dopo che, indicate le uscite di emergenza, i tre raccolgono il loro materiale per riportarlo nei cassetti dov' era posto prima della dimostrazione.
All' aeroporto di El Prat i motori dell' aeroplano cominciano a rollare, il comandante riprende a parlare nel suo inglese incomprensibile mentre gli addetti, dopo aver conteggiato nuovamente il numero dei passeggeri per prassi, ricontrollano una per una le file di passeggeri, accertandosi che tutti abbiano lo schienale alzato in maniera corretta, che tutti i tavolini siano chiusi e che le cinture di sicurezza siano ben allacciate. A quel punto il rumore dei motori si fa più intenso ed e' sempre difficile capire se si e' già in movimento oppure no, solo un occhio sugli oblò del velivolo confermano che l' aereo si muove.
Airbus A320  211 D-AIPX Germanwings. Volo 4U9525 diretto da Barcellona El-Prat a Flughafen Dusseldorf International. L' incedere lento sull' asfalto porta i passeggeri e l' equipaggio sulla pista che la torre di controllo ha selezionato per il decollo. Un altro aereo e' già in fase di decollo, e ve ne e' un altro in coda ad attendere. Decollato quello sarà la volta del volo 4U9525. L' altro aereo accelera la velocità, l' A320 ruota e si mette in posizione fino a quando l' ok della torre di controllo non permette al pilota di spingere il velivolo a tutta e le schiene dei passeggeri verso gli schienali. Sono le 10.01 di Martedì 24 Marzo 2015, la pista adesso scorre sotto l' aereo, e con essa tutti i fabbricati dell' aeroporto. L' orizzonte va veloce fino a quando la punta del mezzo non si solleva e la terra si fa diagonale. Le ruote si staccano dal terreno e l' aereo prende velocemente quota fino a mostrare le case e le arterie urbane prima e a distinguere i soli appezzamenti di terreno dal colore poi.
La fase di decollo e' ultimata, il rumore del carrello che rientra annuncia l' incontro delle prime nuvole e delle prime turbolenze. Aria fredda e aria calda si incontrano destabilizzando e facendo scuotere l' intero velivolo quasi come tremasse. L' aeroplano taglia i nembi e i cirri per penetrare in un azzurro luminoso della mattina di quel 24 Marzo. C' e' tutto il sole lassù, quando l' apparecchio si sistema e si bilancia una volta trovata la rotta, restando però comunque in salita. Le hostess sono già a lavoro, ed il corridoio e' attraversato da quei tacchi volitivi e celeri. L' indicatore luminoso delle cinture allacciate si spegne, ed i primi incontinenti già volano via al bagno nel brusio generale. Altre persone conversano amabilmente. C' e' chi legge un libro e chi indossa le cuffie dalle quali esce un leggerissimo rumore di musica. Altri provano a dormire mentre chi sta al fianco dei finestrini può vedere in qualche tratto di nuvole rade che l' aereo già viaggia sul mare. Lo steward passa e con una voce atona bassa in inglese avvisa che a breve sarà possibile avere qualcosa da bere e da mangiare. Qualche altro passeggero richiama la sua attenzione e lui si ferma a parlare ed ascoltare richieste. Passa qualche minuto e, all' unisono, dalla coda e dalla parte immediatamente dietro la cabina di comando, cominciano a scorrere fra le file i due carrelli metallici con le vettovaglie, l' anteriore con due hostess, il posteriore con una hostess e lo steward.  Sono passati venti minuti dal decollo, e tutti i ragazzi della scolaresca sono eccitati, stanno tornando a casa dopo uno scambio culturale in Spagna. Hanno fra i 14 ed i 16 anni, e tutti stanno riportando indietro qualche ricordo dalla loro parentesi iberica. Una mamma solleva un bambino che sta piangendo e lo dondola in alto per farlo sorridere. Le orecchie si turano ed un noioso suono le infastidisce. C' e' chi compensa come compensano i subacquei, turandosi il naso. Altri sbadigliano e altri ancora continuano a tacere. Qualcuno a paura. Teme l' aereo da sempre, ma non ne parla con altri. La paura di volare lo imbarazza quindi ostenta tranquillità. Per alcuni il ritorno al volo sul terreno e' tranquillizzante. La Francia affaccia il suo primo lembo di territorio. Volgendo il capo all' indietro si vede ancora il mare, mentre ruotando il collo in avanti già sono le Alpi. Alle 10.47 dall' aereo parte una richiesta di soccorso. ma già dalle 10.39 il velivolo non appare più sulle mappe dei radar. Due elicotteri della gendarmeria francese ne localizzeranno i resti ( forse...) in località Prads-Haute_Bléone, fra Digne-les Bains e Barcelonnette. 150 vite si sono spente senza che nessuno sappia effettivamente cosa sia accaduto in quegli otto minuti fra le 10.39 e le 10.47 su quell' aeroplano.
Ho preso molte volte l' aereo, incrociando nei vari aeroporti molti volti di persone con le quali ho volato. Ho atteso spesso seduto nei gate, od in fila in piedi per imbarcare, riflettendo su cosa facessero queste persone nelle loro vite, da dove stessero arrivando, dove fossero diretti, pensando ad i nostri incontri casuali come a momenti di destini convergenti che ci portavano in quell' istante nello stesso luogo.
Quei volti sono storie, affetti e ricordi. Sono le loro famiglie, compagne e mariti. Sono dottori, ingegneri, studenti, manovali ed avvocati. Ci sono relazioni nate e relazioni finite, vite trascorse e vite che stanno imparando a muovere i primi passi da sole, e poi c' e' quel bambino e la sua mamma.
Accade qualcosa. Forse davvero un gesto di un folle con una responsabilità enorme ed un peso sulla coscienza troppo lieve. O forse qualcos' altro. E tutto svanisce in quegli otto minuti.
Il peso specifico di quegli otto minuti e' enorme, mostruoso. 480 secondi che interrompono 150 vite umane. La ricerca della reale verità si deve a loro, ma dovrebbe essere ricercata anche per capire quante connessioni umane sono state spezzate, quanti fili di frequentazioni. Quante famiglie attenderanno invano il rientro di un proprio caro? Quanti uffici, studi o cantieri rimarranno orfani di personale? Quanti banchi di scuola? E quel neonato. Chi ha il potere di decidere che una vita così breve possa interrompersi?
Risulta abbastanza chiaro che non si e' trattato di una fatalità? Nevi copriranno ancora quella vetta, ma non nevicherà mai abbastanza nelle incoscienze di un singolo folle o di un' accolita di porci maledetti che decidono di sacrificare ai loro esperimenti anche una sola vita umana. Una simbolica rosa bianca nel cielo della Provenza, affinché i suoi petali si disperdano come i resti di quell' aereo per ritrovarsi disintegrati o quasi spariti senza lasciare alcuna traccia. Riposate in pace angeli.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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