06/05/15

Montecitorio e' sulla Tangenziale Est.




     E sei aggressivo se quella vasca di ghisa trascinata sull' asfalto ti infastidisce perché la vedi come una violenza che ti fanno e contro cui puoi nulla. E' trascinata via stridendo e quel rumore ti rimbomba dentro al cuore edificato dal rispetto. Ripeti che non e' possibile, ma poi assisti inerme perché chi lo dovrebbe impedire in realtà lo tollera e forse anche lo usa. Li vedi girovagare con quelle facce da ebeti lagnosi a chiedere elemosina, ma girato l' angolo quel cellulare squilla e quell' atteggiamento remissivo va perdendosi lasciando spazio ad un ghigno nuovo che sa di professione organizzata. Quel palmo concavo e tutto quel pietismo, coi piedi lerci e coi cappotti a Maggio. Pronti alla minima disattenzione per sfruttare quell' istante e ricoprirsi di infamia al cospetto del danneggiato che lavora e che guadagna. Egli ancora non lo sa ma prepotenti le sue mani ed i suoi occhi hanno puntato. Il sipario di quell' atto e il tema si somigliano, forse una fermata della metropolitana o una biglietteria, probabile sia un autobus o fuori la stazione.
Drappi colorati e una cultura, mi vien detto, però il cultore ruba e non andrebbe fatto. Carrelli gonfi di ferraglia ed immondizia all' insegna del riciclo, attraversano come una spesa al fine settimana. Tornando a casa questa notte il terribile puzzo della tangenziale avvolgeva la mia auto e le narici si serravano escludendo quell' orribile olezzo clandestino. Ascolto, guardo e sento io come non fa chi poi dovrebbe. Delinquere e rubare ormai si tollera come se fosse nulla, ma l' arma del disprezzo e' quanto oggi ci resta, con buona pace di chi vuol dirci ancora della fiaba del razzismo. Se questa gente andasse a scuola invece di prendere un sussidio e lasciar stare, se questi genitori chiedessero un aiuto invece di rubare, chi sognerebbe di cercare la distanza dentro la diversità. Per un confronto sterile e impotente assisto, fra qualche voce ed una nuova tavola di ghisa, al silenzioso e complice lassismo di uno Stato giunto ormai alla spiaggia di deriva.
"Ordini e carrozze, ci si inventi...", e in questo circo polveri di nebbia e mani leste vi si intrufolino spesso, per raccattare ed acconciare tutto dietro al palco, fra trapezisti e mangiafuoco, elefanti, belve atroci e clowns depressi.
Oggi e' questo il riflesso di una Nazione che fu. Esso consente il triste primato dell' oblio e dei fannulloni, ma l' unico rapporto che può restare in piedi e' fra un uomo e la sua terra. Niente sipario ne sontuosi palcoscenici. Non c' e' biglietteria perché non c' e' spettacolo da offrire, solo una zappa, una vanga e un pò di semi, col sole, la pioggia e la pazienza, sperando che nessuno poi rovini. Calci in culo e schiena bassa sul terreno, chinato per raccogliere del suo lavoro i frutti. Non ruba ad altri ne cerca cose altrove, ma può mangiare senza ricadere ancora nell' errore di riabbandonare ciò che e'. E allora andranno via, soltanto allora oltre il confine tornerà la dignità di un uomo che vuol fare. Quei carrozzoni non avran più nulla ormai che possono rubare. Quelle macchie di donne inoperose dalle ampie gonne e mani più veloci ancora, si ridirigeranno verso il luogo dalle quali sono giunte e torneranno a conoscere del mondo varie parti senza essere stanziali.
In quel momento esatto riavrò me, riappropriandomi del tutto di una scelta e di un bel quadro: casa mia. D' un tratto spariranno queste croste che stridono all' asfalto vasche e tavole di ghisa. Scomparsi quei carrelli gonfi di cianfrusaglie e suppellettili accatastate, tornerà quel vecchio bel giardino. Solo a quel punto chi dovrebbe controllare avrà la mano educata di evitare che il fondo pastello di un bel quadro chiamato mia Nazione si possa danneggiare un' altra volta. Con tutti quei ladri clandestini che in politica riflettono per mesi, recitandoci ciò che non va fatto e riuscendo esattamente a fare in modo che sia quella unica via di quanto possano proporre. Se non e' questo "Italia" cosa c' e' che io non ho compreso ancora? Attendo, fino al tempo in cui per questa gente non ci sarà più nemmeno un voto, già vedo la parete che sorregge zappa e vanga, già vedo quelle sacche di sementi e quelle facce un pò svogliate.
E tutto perché anche la pazienza più feroce può sciogliere la plastica che avvolge le matasse di rame sulla Tangenziale Est...

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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