11/05/15

L' aquila e' a caccia.




         Quando un intimo respiro riconosce l' angoscia della fine si eleva fino a sovrastare tutto il resto sconosciuto per far spazio alla fiera livrea dell' essere senza che voglia dire abbandonare quanto da cui si viene.
E' un laccio consumato di una scarpa, srotolato e liso al terreno mentre la suola lo calpesta. I fiati masticati nella polvere si arroventano fra sangue e ricerca di quell' eternità che adesso più si cela.
Appare in una nube di polveri e mediocrità quanto di più puro possa esistere ed in un solo istante si propaga fino a sollevarsi e ingigantire la sua essenza che va via.
Argini abbattuti d' aura e limbo di terreni limiti distrugge e spazza, come vulcani di fervente volontà si erge e mira con fare rapace, fino a scrutarne le più intime paure e nel terrore di un istante rifiutare il basso di una vita vissuta con paura e strazio.
Ali spiegate ed onde di vento sono il carburante di un planare placido sulle meschinità terrene, mentre dall' alto di un volo palese appare lo scenario di una folle strada scelta di solitudine ed assoluta voglia, al contrario del branco di inutili ed inetti, di laide frustrazioni ed impotenze.
E sotto i colpi di una carabina attenta alcune volte sulle vette si ripara, e a tal fastidio ride e si compiace, voltando ancora e rivoltando come per farsi notare in un ambiente che il terreno non le può rubare.
Strani individui melmosi nelle anime la osservano, e già questo suo volo loro li avvelena. Infastiditi da una non capacità l' invidia divora, e quel livore in un sorriso becero che morde i denti si rinchiude.
Oscenità ineleganti al cospetto di un canto libero, branchi di bestie a caccia mentre negli angoli bui di caverne sporche si riparano quando son prede. Alla mercé dei venti e delle nuvole si stagliano fra la boscaglia nella ricerca di un riparo che li nasconda, almeno per un pò, dal loro squallido destino.
Eppure lo squillo di una campana sorda ha già suonato, richiamandoli all' ora della morte e del termine di tutto. In una folle corsa dimenano e scartano come cavalli scossi, ma canidi o qualcosa di vicino, se isolati ammansiscono e senza la forza del gruppo sono niente.
Perdere l' orientamento e bracciati da chi dall' alto li osserva, un' ala spezzata talvolta limita ma non sarà un fuscello od un ammasso di sterpaglia ad impedire ciò che deve essere fatto.
Paura, il volto della paura si disegna. Quell' aspetto sicuro ed oltraggioso lascia spazio ad un' espressione sgomenta, incapace di analizzare e senza freddo calcolo e che rimane vuota e piatta.
Sarà il potere del lupo che attaccava e non attacca più, sarà la forza del branco che c' era e adesso non c' e' più. Essere degni e puri e' altra cosa, tant' e' che mentre fra lo sterco delle stesse bestie ed il guano dei pipistrelli la tana esplode di maleodorante puzzo e dentro a quella tua realtà si cerca cibo e acqua da bere, il cielo da la pioggia e da la neve.
Rimirano le stelle a cui talune volte canta, osservano dall' alto la mediocre bestia e la fugace zampa. E' un' aquila imperiosa che ora arriva e caccia, artiglio ghermisce, mentre col becco spezza la sua faccia. Fra latrati e guaiti il carnefice che si trasforma, perde la sua propria sicurezza e lentamente affonda. L' aquila per qualche istante e' scesa a terra, e più la lascia andare: e' preda sua.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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