06/05/15

Interiore: Friuli




          Mentre arrivano le montagne sotto l' incedere del mio piede penso a quella neve in Carnia e alla destinazione che si avvicina. La vettura schizza via come un lampo sull' A4, e quell' asfalto sotto le sue gomme assomiglia ad un mare plumbeo da cavalcare come se una nave lo tagliasse. Stringo di tanto in tanto il volante per capire se l' automobile mi risponde e come un timone poi lo accarezzo lievemente aggiustando una traiettoria che dolcissima devia quasi cullandoci verso la nostra meta.
Udìn. Ci siamo, quella e' la nostra uscita, e allora inizio a rallentare, rallentando in realtà me e godendo di quel che troverò di pace e di tranquillità, sapendo di lasciare indietro tutto il resto. Un bicchiere di buon vino farà il resto, addolcendomi ancor di più, ove possibile, la compagnia, e attraversando me stesso e le mie riflessioni dentro un "taglio" pregno di conversazioni interessanti.
Parlo spesso di comprimere i momenti fino al punto di concatenare quelli interessanti e buttar via le strade perse e i rudimenti. Eccola una vera concentrazione di interesse, una vera esplosione di attenzioni e premure sormontate da un insolito garbo e da una silenziosa partecipazione al simposio.
Elettrica educazione e sintonia raccolgono seduti a un tavolo in terra di confine più persone. Gongolo e rifletto pensando al niente di quelle giornate andate via fra costruzioni fragili e cedimenti, mentre una straordinaria solidità che adesso giunge mi rincuora e porta in me quelle persone schive e diffidenti che si sciolgono pian piano nelle nostre chiacchiere.
Fruscii di confine levigato dalle sue storie il Friuli, alito di un vento freddo che dai Balcani ha spinto molte volte e spesso anche tradito. Ma il ceffone della Venezia Giulia ha sempre risposto dopo aver incassato, ed osservando queste genti se ne comprende il motivo. A modo come e' a modo questa Terra, la mite pacatezza assorbe spesso anche chi l' arriva, ma guai ad infastidire questo tratto incantevole di nostra Italia, risponde feroce ruggendo come il leone e scuote, per poi placarsi in qualche istante e ritornare placido e sereno.
Strano viaggio interiore il Friul. Ti appartiene dal momento in cui ci sei non concedendosi mai per timidezza, attento a tutto quanto e al minimo dettaglio coccola senza mostrarsi o far sapere. Un occhio vigile e materno sui miei giorni e sulla voglia di tornare, apprezzando al più soltanto quei momenti fermi dove le mie idee confondono fino ad ascoltare quel terreno.
E' una eco di confidenze ed un salto di periodo sul trascorso a quello che sarà, volgendosi signorilmente al passato in termini di consapevolezza e raccogliendosi fino a guardare in fondo a quella nuova storia chiamata domani.
Indomito e silente Friuli, fatto di scorza dura e educazione, mi hai raccontato tanto ma non abbastanza da saperti bene come io vorrei, e a tal proposito racconto in queste righe non soltanto ciò che e' stato, ma raccolgo in me quel nuovo desiderio di tornare un' altra volta ancora e di vedere che sarà.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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