30/12/14

Tutto qui.



    Candidamente accolsi il torto come una liberazione. Assumermi le responsabilità mi ferì non poco sul principio, anche perché ero convinto, al limite, che ce le saremmo dovute dividere in egual modo; ma poi capii che poteva essere solo quella la strada da percorrere per non portarmi appresso uno straccio scivolato sul terreno sul quale sarei potuto inciampare altre volte.
Come al solito la reazione immediata fu il silenzio. Mi confortava il fatto che anche tutte le altre volte mi era capitata la stessa cosa. Poi l' analisi.
Era consuetudine che la mia parte razionale nella congiunta prossimità dell' accaduto avesse il sopravvento. Tagliavo il fatto come una mela per la macedonia, cercando di scorporare anche il minimo degli atteggiamenti miei che aveva suscitato in lei quella reazione, tanto da schiantare in me fino all' ultimo briciolo di stima che in ella avevo riposto.
Erano trascorsi quarant' anni da quando ero stato concepito,  una buona ventina dei quali, passati ad interrogarmi, fra relazioni lunghe e relazioni durate delle serate, sui motivi della mia reticenza all' apertura del cuore. Tre volte, era successo solo tre volte, due delle quali mi avevano restituito in premio degli sganassoni serviti come palancate sugli zigomi. E chissà quante altre volte avrei dovuto farlo ma non ci ero riuscito, carenza di stimoli, o non ne avevo avuto il coraggio...sta di fatto, che alla soglia dei miei quarant' anni mi ero ritrovato di nuovo lì, di fronte ad un nemico che già avevo conosciuto, di fronte a quegli stati d' animo dove tutto e' abbandono in bianco e nero, vento freddo e sabbia che se ne va verso il mare spinta dalla brezza.
Si, perché in fondo e' più comodo rifugiarsi nella grandezza della Natura. Osservarla ci da il taglio delle sue immensità, e di fronte a quelle non possiamo che sentirci piccoli e sbagliati. Ecco venir fuori il mio atteggiamento vigliacco di chi se la fa sotto magari per non dire un "vaffanculo" in più a chi lo potrebbe anche meritare. E ancora via con la favola del gentleman...si, Giulio, raccontati che sei un signore e che tutto passa... passa passa, passa un cazzo!! Tutto resta, anche una sola notte, lo sguardo di una donna amata, il suo sudore ed i suoi brividi, tutto! Altro fatto e' se ci si incontra. Si, perché scopare e' una cosa, altro e' cercare di immergersi nell' altro fondendosi fino a divenire un tutto. E non e' mica che ci riesci sempre con chi vuoi, anzi... A me e' capitato spesso che avessi una strana sintonia sessuale con delle persone che avevo prima odiato, e poi adeguatamente ignorato. D' un tratto era successo qualcosa, di li il fuoco.
Ero e sono un cercatore di sguardi e di gesti. La seduzione e' una donna vestita da accogliere lentamente e mettere a suo agio. Le sue mani, come le muove, ed il suo odore. Il profumo della pelle certo, purché non puzzi, poi morbida e sapientemente taciturna.
Eccomi qui. Era colpa mia. Cosa avevo mai potuto fare per ferirla in questo modo...? Non riuscivo a farci bene l' amore, questo si. Il compitino non era mai diventato, ma questo non implica che ci fosse una sintonia di quelle da urlo anzi, per la verità avevamo anche sperimentato, mai riuscendo ad incontrarsi sulle nostre affinità e sul nostro desiderio. Questo mi dispiaceva, perché lei era anche una brava donna, ma per uno stronzo come me ce ne voleva una parecchio più stronza, una di quelle che ti fa fregnone.
Niente. Ero andato via senza dirle niente. La porta dell' auto si era chiusa come se fosse il cancello di Paul e Nina, e dalla parte opposta chiudessi un mondo in bianco e nero che non avrei più ritrovato. Non c' erano state urla, ne dita puntate, solo la mia frase sibillina nel dirle "ci sentiamo", sapendo entrambi che assomigliava molto di più ad un addio. Il suono del motore acceso aveva tracciato una linea sopra l' accaduto non spezzando quello che era stato con quello che sarebbe stato poi. Quella strada buia e quel freddo mi avevano fatto accendere di nuovo i fari ed i riscaldamenti, rimettendomi sul serpentone di luci sull' asfalto che solo la Cassia fra S. Godenzo ed il GRA può regalarti.
Avevo freddo, un nuovo freddo dentro. Indossai la cintura, cosa che non facevo mai, solo per il conforto che mi dava averla addosso. Pensai che la radio mi avrebbe aiutato a non piangere, ma quando alzai, le note di Oro, la canzone di Mango, spentosi qualche settimana prima, mi bagnarono gli occhi di commozione, al punto da non riuscire a vedere bene la strada che fortunatamente conoscevo a memoria.
Stavo piangendo per lei? No! Assolutamente no. Mi dispiaceva, certo, ma non piangevo per lei. Allora forse piangevo per Mango? Nemmeno. Dunque? Stavo piangendo per me. Per quel tempo investito su quella persona che si era tramutato in una frazione di secondo, in un cestino pieno di rifiuti, e quei rifiuti erano i mesi con lei, dove ero stato bene e tranquillo, dove avevamo discusso e dove il nostro vivere insieme aveva iniziato lentamente a lacerarsi. Buttavo altro tempo dietro alla ricerca di quel qualcosa che non riuscivo più a trovare in nessun' altra vicino a me.
Eppure non ero una persona esigente. Auspicavo soltanto di vivere tranquillo il mio desiderio con la mia lei, raffinatamente ferendomi e guarire, per poi aver famiglia. E i suoi capelli lisci mentre accarezzando il viso con il dorso della mano misuravo le sue rughe, le mie, dando il taglio al tempo attraversato insieme, e comunque sconfitto dal nostro amore divenendone alleato. Volevo guardarla e tacere, volevo che lei capisse, e volevo capirla io. Sognavo di un fremito duale, un incontro di volontà, che ci avrebbe fatto vestire e spogliare in gran segreto, all' insaputa di tutti, come un rotolo di papiro da conservare in un comò per non rovinarlo facendogli prendere polvere, o un orologio fermo sulla stessa ora da parecchio tempo.
Giulio, hai quasi quarant' anni, guardati! Ripetevo sull' ultimo dei molti "per averti pagherei", forse e' il caso che lasci stare. Cerchi l' impossibile. Sistemati. Non puoi pretendere che tutto sia perfetto.
Ma come l' impossibile! E cosa sarebbe l' impossibile che cerco? La perfezione? Quando mai! Delle donne che ho amato ho amato soprattutto i loro terribili difetti, facendoli col tempo miei li ho corteggiati, e poi portati in alto seducendoli, e facendo di loro strumenti di stessa seduzione nei confronti miei.
No! Non smetto di cercare! Sei tu ad aver paura di restare solo, sei tu ad accontentarti del nulla pensandolo come se fosse tutto. Non smetto di cercare! Da qualche parte ci deve pur essere una persona come me, che ha abbandonato la sua patina e la sua maleducazione per un raffinato crogiolarsi in quel che lei desidera davvero.
Ho scavato, e sto scavando in me. Voglio e cerco una donna che m aiuti ed abbia il coraggio di non accontentarsi, proprio come faccio io. Se non la trovo pazienza, almeno non avrò posticipato a data da destinarsi le mie paure. Almeno non avrò il rimpianto di non averci nemmeno provato per poi trovarmi al fianco un' altra persona che mi faccia compagnia ma non conosco, per queste cose ci sono gli ospizi per la terza età.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved











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