02/01/15

La piscina di ghiaccio.




       Il vento accarezzava ispido la superficie di quel liquido verde. Quieto si ghiacciava come se fosse imbarazzato per la vergogna. I nostri sguardi fissavano il bicchiere che in una strana e complessa staticità si immergeva nel contesto pur non affondandovi. Tutto aveva un senso che pareva essere cullato, come un mago si libra sospeso mentre le foglie scivolavano via. Ed il loro fruscio ci accompagnava. Shhhhhhhhh...e ancora shhhhhhh. Era il disco costante di quei momenti, e quell' ombrello aperto messo li, un istante da catturare, un altro istante da portare con se per sempre. Recupera! E la sedia scivola. Scivola via come quei momenti passano in memoria, come istanti congelati anch' essi e messi via per una buona cosa. Del camino non si sentiva nemmeno l' odore del legno che bruciava, disperso com' era da quel soffio immediato e gelido verso la valle sottostante, così come eravamo dispersi noi, lontani.
Una scelta fatta di fretta, una scelta azzeccata. Volati via in un' ora per abbandonarci a questo. Lontani da tutto e per tutto, tranne che per le nostre anime. Interiorizzare, riflettere talvolta e' anch' esso un viaggio; su una poltrona sorseggiando whisky vicino ad un fuoco o magari leggendo un libro. Interiorizzare, riflettere, e abbandonarsi a quella scia di vento che ti sostiene guidando le tue sensazioni quando il tuo cervello e' a folle. Trasportati come le foglie dallo stesso vento, dallo stesso soffio.
C' eravamo noi, ma non nei nostri corpi. Come distese di grano agitate attendevamo che tutto rimanesse lì, esattamente dov' era. Attendevamo che tutto quanto intorno non ci deludesse cambiando e tramutando in terrena una percezione eterea, superiore di quell' immobile "per sempre" che stavamo vivendo sospesi.
Fotografare un attimo per ricordarne la sensazione. Fotografare. L' ombrello che vola via lottano, quasi pattinando su quel prato d' acqua ghiaccia, interrompe l' idillio e ci riporta giù coi piedi a terra, ricordando di averli quei piedi, come quando quel grano e' maturo e sta per essere tagliato.
E quegli alberi sottili, fitti, attraversati come ombre dal terreno scuro di fogliame. Stavamo riscendendo da quell' attimo sospeso. Tutto a posto ed un altro cofanetto da conservare di momenti percepiti che volevano volare via ma che ho imparato a trattenere. Interiorizzare, riflettere. Immagini che focalizzo coi profumi e con le brezze. Quel porfido ricorda, quel profumo e quel calore. Mi scalda esattamente nel momento in cui quella realtà e' talmente simile ad un sogno che mi sembra veramente di svegliarmi.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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