17/12/14

L' orgasmo.



   Suggere nettare come una laboriosa ape. Sentirne il profumo come di un fiore, poi spingere come uno schiavo ansimante, uno schiavo il cui sudore mescola alla polvere la sua corteccia cotta al sole.
Assaggiarne il gusto, ed averne fino a che i fremiti non ne rendano difficile la presa. Serrare e cominciare ancora, di nuovo, come un moto ondoso vederne il corpo torcersi fino a perdere l' ultimo briciolo del suo controllo. Bramo quella scossa elettrica che la paralizza, la osservo perché arrivi. Voglio che crolli sotto i colpi dell' amore e nei miei occhi avere la certezza di saperla ardente. Il fuoco e la sua pelle ruvida d' un tratto lasciano per poi ricominciar la danza. Allora ancora lì, cullandola in un alveare bollente, dove alle ali sbattute da migliaia di api si sostituisce la dura abnegazione di chi la tiene in se scaldandone le membra.
Crepitii liquidi dalle pareti chiuse affiorano alla foce, le rosse gote ed un fiatone anomalo segnalano che il fuoco e' lì. Con la mia mano, con la lingua e tutto ciò che posso vado a scontrarmi con la realtà di quell' istante in lei. La guardo e la tengo a me, volendone ancora. E nel momento in cui il suo sguardo incrocia il mio, mi inchioda. Quell' attimo giustifica il resto del giorno che attraverso nella sua immagine, proprio in quell' attimo la privata e sensuale schiena di chi la vuole si scioglie in una ultima spinta che dai reni e da muscoli fino ad allora sconosciuti si abbandona in un lago di solitaria tristezza per averla purtroppo soltanto immaginata.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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