29/08/14

Autunno.



     Le rughe su quell' asfalto bagnato avevano trasformato in affascinanti luccichii cadenzati i passaggi delle varie auto che, dopo una giornata di lavoro, stavano tornando a casa. Su quella panchina tutto scorreva, tutto, tranne le cose che avevo immediatamente prossime. Indossare quell' impermeabile aveva contribuito a far si che mi sembrava non stesse nemmeno piovendo.
Avevo avuto così il tempo per estraniarmi da tutto ed osservare quella pellicola lucida che era la strada, interrotta qua e la da cerchi di luce che venivano e andavano via.
Quando la pioggia è così forte, i tetti delle auto, piatti, respingono l' acqua nebulizzandola, come fa il terreno. Una coltre di nebbia fittizia si scarica sul confine del metallo e del liquido, mentre in mezzo le ombre dei veicoli di passaggio si alternano a quei coni di luce come in una danza elegante.
E il rumore. Quel suono che come una piccola cascata accompagna gli pneumatici che circolano, e i motori. Dal marmo zampilla altra acqua, mentre delle siepi lucidano le loro foglie immobili.
Onde, ogni tanto qualche schizzo e altre onde. Il cielo è nero come la pece, a fatica i miei occhi possono distinguere la luce dei lampioni, altra pioggia li fa sembrare come in un quadro, pastello, altri cerchi di luce. In mezzo tanti rigagnoli che come fili di seta provocano foschie di lenzuola stese con lo sfondo. Marcano il passaggio e quel semaforo direttore d' orchestra a scandire il ritmo che hanno.
E' giunto l' Autunno e fuori comincia a far freddo, però sto benissimo. Io mi sento a mio agio ed è come se tutto quanto succede non mi appartenesse. Come un visitatore che sta osservando il quadro di un artista, o come un pittore che sta creando il suo del quale ancora non v' è contezza.
Sono in una bolla muta sospesa ed osservo, ascolto. La scena si lascia guardare, di un quadro senza cornice, di una musica senza metrica e sciolta fra altre note dettate da cerchi di ferro e di gomma rotolate via. In mezzo a questo concerto di luci e suoni, ancora luci, cadono sui granelli di asfalto e disegnano immagini di cielo a terra che delle piccole onde portano via per far poi ritornare.

All rights reserved - Roberto De Sanctis

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