15/08/14

Sassi.



       Mi sono sempre fermato sulle piccole cose. Ho sempre creduto che le cose dove non si ferma il pensiero degli altri hanno più spazio per il mio, quindi sassi.
Sformi, leggeri, porosi, massicci, cupi, friabili, neri. Sassi in montagna, caduti, rotolanti, messi li, chissà da quanti millenni, statici, soli. Sassi levigati, erosi, la lenta azione dell' acqua o del vento, degli anni.
Le famose intemperie, dopotutto essi sono all' addiaccio.
Meraviglia. Forme, colori, venature. Vederli, ma anche toccarli. Lisci, bagnati, raccolti dal ghiaietto di una riva lacustre, e quel rumore, morbido, muto, del lago che arriva. Non come il mare arrabbiato, non una replica costante, ordinata, piuttosto l' idea di accarezzare ed andare via, poi tornare, riaccarezzare e riandare via.
 I miei occhi osservano quella gobba d' acqua che giunge tenera, sensibile.
Togliere un sasso a quel sogno un po' mi dispiace, ma anche le cose importanti per me sono chiuse li dentro.

All rights reserved - Roberto De Sanctis

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