04/08/14

Intro Specto.

   Cadono foglie in Autunno.
Un vento confuso le scivola via dai rami degli alberi mentre in vortici di salsa e di rumba folleggiano per poi fermarsi giù in terra.
Ormai esauste e croccanti, non pesano nulla, quasi leggiadre e impotenti passive subiscono l' aria.
Se asciutte volteggiano ancora, e quel beige e marrone si mescolano in un mucchio leggero.
Le fronde si agitano, quasi protestando e cercando tutto quello che gli viene sottratto.
Una pioggia rada, ma spesso violenta, si sposa con quel cielo di piombo con tratti di oro.
Le nuvole cariche sono minaccia concreta, ed il vento, quel vento, accompagna il mio volto e lo sguardo che osserva.
La calma apparente e' in realtà un sontuoso trionfo di una natura che non ha padrone. Silente si scatena una guerra fra forze grandiose, tutto si rimescola dolce come ogni anno, leggero.
Espulso il superfluo si gioca su ritmi sottili e quella posta in palio da conquistare per garantirsi la sopravvivenza.
Non sono del tutto estraneo a quanto succede anzi, per la verità non lo sono affatto. Vedo in questo magma dinamico me stesso e le cose.
Come foglie ho già perso amicizie, rotolate via e mescolatesi fino a raggiungere il beige e il marrone. Il vento, il destino, giunto in maniera pesante a fare da giudice ed a scegliere cosa doveva restare e cosa andar via. Dunque e' arrivata la pioggia, rada, ma spesso violenta, ciò che accadeva dopo, il male che sentivo per tutto quanto si allontanava e che non volevo perdere. Tartassato come da un dolore costante, pizzicato qua e la da gocce grandi come biglie di vetro.
Male. Come le cose andate via. Le fronde, la mia reazione a ciò che mi accade. Sbraccio anch' io, mi dimeno, mentre si allontana la vita, e con essa le mie possibilità di agire bene restando obiettivo su tutto quanto adesso mi resta.

Nessun commento:

Posta un commento