01/09/14

Animi guerrieri.



       Odore della polvere si mescola al rumore della ferraglia, il sudore sgorga da fronti e muscoli provati. La legione è in movimento e la cadenza dei passi è scandita da un tintinnio di armature. Scudi e lance, e spade, si dirigono verso il fronte ove si svolgerà la battaglia. I consoli attenti alle truppe sono sempre divisi fra ordini e richieste di bere. Ci si accampa e i cavalli vengono fatti pascolare e riposare. La notte rimangono chiusi in un recinto non tanto vicino alla truppa per non farne sentire l' odore, ne troppo lontano, per evitare che ci siano furti. La guardia, si sa, la notte è sempre difficile, ma una luna luminosa stanotte aiuta e lascia presupporre che domani gli dei saranno propizi.
Risa e coppe di pessimo vino accompagnano i soldati dalla sera alla notte, il morale è buono, poche torce rimangono accese per vigilare che non ci siano intrusioni del nemico, nè di animali in cerca di un facile pasto. La calura estiva si fa ancora sentire e cicale e altri insetti, rumorose le prime, fastidiosi gli altri, attirati dalla luce e dal sudore giungono a colpire. In questo alveare notturno lucciole intermittenti si cercano in una danza lungo la valle guardandosi bene dall' avvicinarsi troppo ai bivacchi. Sotto la superficie le braci ardono ancora, e consumano gli ultimi rami tagliati. L' avanguardia ha pensato bene di procacciare solo legno essiccato, tagliare legno fresco avrebbe voluto dire aumentare il fumo prodotto, non un buon consiglio per chi si sta per tuffare in un conflitto.

E' il primo ad uscire, il sole sta sorgendo e una prima luce apre uno squarcio in mezzo alla foschia delle nebbie notturne. Il fiume contribuisce con una buona coltre di condensa umida, alla nebbia più bassa, qualche bivacco è riattizzato. Da una parte e dall' altra guardie ancora sedute. I cambi son giunti e gli uomini sono tutti vigili. Cenni di intesa, capi che si chinano in segno di riverenza, palmi delle mani in saluti appena accennati. La risposta arriva celere, come la vampata di calore che prende il collo. Lucio Vero sente che le truppe sono un tutt' uno. Non è la prima e non sarà l' ultima volta che un risveglio lo getta in una battaglia, ma lui rischia. E' uno di quei comandanti che comanda anche in campo, non solo a parole. La strategia è messa da parte, e la mischia lo esalta. Mestoli e coppe sui fuochi sopiti ora riaccesi, pian piano il campo si ravviva, alcuni si recano verso il fiume per lavarsi, altri sono intorno ai fuochi. Ve ne sono altri ancora che non mangiano e che si sistemano le uniformi l' un l' altro. In mezzo a tutto questo uno basso sibilare di conversazioni che di chiacchiere sono soltanto un timido eco.
Conta della forza. La procedura di ogni mattina. Striglie ai cavalli, sellati e pronti per le natiche dei cavalieri. Un ritmo metallico riaccende la valle mentre la foschia grazie al sole comincia a disperdersi; una sola voce, e tutti  per incanto in uno sforzo mnemonico riprendono il posto e la marcia.
La notte l' avanguardia è avanzata, essa perlustra, controlla, osserva. Sono la prima guardia e non parlano con nessuno se non fra loro. Sono i più esperti, molti hanno la barba bianca, curata, e sono i più diffidenti. Per questo gli viene chiesto di non combattere ma di fungere da osservatori, i consoli ed il comandante chiedono che la loro esperienza venga messa a frutto per essere utile e limitare le perdite in un attacco che dovrà iniziare perfetto e concludersi, se possibile, un pò meglio di come comincia.
La piana di Mediolanum è di fronte. Abilmente la strategia ha fatto marciare verso destra il fronte d' attacco, che si trova adesso nella località di Laudes, ed attaccherà come un cuneo la linea nemica, ma ha spedito la cavalleria a Viglevanum, per rompere il fronte laterale appena sarà nel vivo lo scontro. Non solo, un soldato dell' avanguardia è partito e va incontro alla riserva, più a Nord. Loro stanno scendendo dalle Alpi dopo aver liberato dei villaggi nei pressi di Inter lacus da altri barbari.
Metodo. Questa la parola d' ordine del soldato romano. Dal generale all' ultimo dei soldati, metodo. Ruoli. Rispetto di essi, affinché tutto avvenga nell' assoluta prossimità della perfezione. Ogni soldato romano rappresenta per Roma una straordinaria risorsa che se testuggine protegge e serra, se d' attacco compatto sferra.
Mediolanum è lì, affiora con le sue costruzioni che di Roma sono una faticosa ed incocludente imitazione. Popoli barbari la governano ed è con questo obiettivo che Roma parte, l' ha raggiunta ed aspetta un unico segnale per prendere ciò che il destino ha fatto suo.
La colonna si ferma, soffia un timido vento che dirada la foschia. La cavalleria giunge ad una distanza impossibile da scorgere ad occhio nudo, ma c' è. Di ritorno, l' uomo d' avanguardia mandato comunica che anche le truppe scese dal nord sono giunte. Un corno suona, il segnale è ben chiaro per tutti, ne segue un altro, e un altro ancora. La terra d' un tratto sembra tremare, maglie di ferro e di cuoio tentennano ruvide. Gli zoccoli dei cavalli alzano polveri che si mescolano a nebbia. Roma stringe la morsa su una città che pur difendendosi cadrà sotto i colpi dei suoi liberatori.
Lucio Vero osserva dalla monta del suo cavallo ed immagina dove potrà attaccare per rendere i suoi movimenti più efficaci. Splendido il suo cavallo, fra finimenti dorati e drappi di seta arabesca, bestia degna del migliore dei comandanti. Nitrisce e scarta come se sentisse la battaglia imminente, impaziente attende disordinata sotto le briglie del suo cavaliere, mentre una spada si leva al cielo e poi mostra la strada.
"Avanti soldati! Per Roma, per la nostra dignità e per liberare questa terra dall' invasore. Siete il mio orgoglio e voglio le vostre spade al mio fianco alla fine della partita, nessuna spada caduta mancherà di essere omaggiata, non una lancia spezzata sarà resa al nemico per riattaccare. Le vostre famiglie sono famiglie di Roma, voi siete figli di Roma, e sotto l' egida dell' Impero le nostre gesta saranno ricordate per anni a partire da ora. Formazione a Testuggine! Avanzate!".

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