14/08/14

Fuoco.



    Freddo porfido levigato l' anima di chi pena amori inconcludenti o solo bramati. Volge lo sguardo al cielo spesso in attesa di risposte che la pioggia innaffia di altre domande delle quali non si conosce soluzione nella confusione. Mescolato ad un grigio di flutto con in testa la schiuma di un' onda arrabbiata giunge inquieta la solita sensazione di vuoto, arricchita di un nulla silente nelle chiamate che non arrivano e nei pensieri che liberi viaggiano fino a galopparne le ignare richieste.
Ho fatto all' amore con tutto. La mia fantasia é spesso sfociata nelle più assurde rappresentazioni del delirio. Fuori da schemi consueti, anche un ciuffo di erba nel tempo è divenuto arnese di sessualità spinta, frenetica, fino alla sabbia, fino al terreno.
Esplorare i confini dell' erotismo attraverso la visione più elevata della natura, pensando ad un fuoco come possibilità, all' acqua come metodo. Concepire la corteccia di un albero come lama di desiderio feroce, e stordirsi in questo oblio di fenomenale istinto dove il corpo abbandona i confini e si mescola a liquidi organici e pioggia di gocce salate in un altro corpo. A tal punto la parola è nulla. Sono i sensi a viaggiare, sono gli occhi a parlare, mentre vortici di venti sottili accarezzano il derma in un brivido di fresca emozione mentre il palmo di una mano spinge il mento all' insù nelle braccia di lei che si cingono mentre grattano l' albero, alcova ove i nostri corpi si sono poggiati.
Quale droga migliore dell' eros? Il mio partner adeguato l' audacia, quel ghigno di voglia presa e vigile prende. Strappa i capelli e le urla sorde volgono al sorriso. La curva del collo assaggiata da una lingua che dipinge con sapienza la direzione che arriva alla nuca. Monito il suo sguardo, che invita a non arrestare le dita, ad usarle senza il dovuto rispetto, carinamente, violentemente, farle passare dalla carezza ad un graffio. E respiro. Respiro l' odore, gli odori. Una cute bagnata di voglie indicibili si abbandona alla danza concentrica. Una spirale infinita di occhi socchiusi, ansimi e capezzoli turgidi. Il mio corpo abbandonato siede in un sogno fisico, la mia anima si nutre della schiuma delle onde e di lei. Plumbeo ripetersi ritmico, mentre le mani prendono vigorose stilettate intorno a quel fuoco di brace. Accese sono le micce, e gli sguardi torbidi si innaffiano di sensi laterali che contrastano le regole dell' equilibrio e dell' inerzia. Vince su tutto, soffice nuvola di pensiero. Vince su tutto, candido ammettere di violenza e fascino tacito per quanto non detto. Vortice di passioni, mentre la esploro, mentre mi esplora. Assaporo le sue tracce in me vedendo me in lei, quella vena di intimità che gira vogliosa mi fa pensare a Allan Poe e alla sua discesa nel Maelstorm, ma non ce la faccio. Tutto è più forte di me che non posso più nulla. Vittima di me stesso e lei complice ed impotente anche lei a tutto quanto la natura ci ha permesso di vivere in attimi preziosi.

All rights reserved - Roberto De Sanctis

Nessun commento:

Posta un commento