24/04/15

Foiba.


(a Giovanni Parutta ed Angelo Tata, guardaboschi infoibati nella foiba di Visinada, e a tutte quelle sorelle e fratelli morti con la sola colpa di essere italiani)

            Cavità immonde dove l' odore di morte si mescola alla disperazione. Ammassati come mucchi di plastica giacciono dimenticati e nascosti. Un silenzio colpevole ha ignorato le loro drammatiche urla finendo per adempiere al piano della vergogna.
Molti ammaccati mentre altri già privi di vita, con lo sguardo all' insù e quella gelida speranza di qualsivoglia assistenza. E' una ricerca folle di un aiuto che non giungerà, ed in quegli attimi drammatici la reazione disperata e' il tentativo di distruggere quel filo spinato che cinge i polsi. Legati in fila, uno all' altra ed un sol colpo. Il resto cacciati giù a pedate, in fila indiana, per non consumare altri colpi e per alimentare il raccapriccio oltre le risa.
La sotto chi non ha la fortuna di essere già morto e' intento a schivare altri corpi che cadono giù. C' e' anche qualcuno che mentre schiva prova ad alleggerire la caduta degli altri non sapendo che salvarli significa in realtà condannarli ad un purgatorio più lungo dove fame e sete accentueranno sofferenze e folle distruzione. Eppure in alto e' la luce, e quelle parole straniere che con tanta tranquillità suggellano questa enorme vergogna.
Mucchi di cadaveri e feriti che si divincolano nell' ultima prova, ironia della sorte, di resistenza, prima che giunga la morte. Fiumani, dalmati ed istriani, con la sola colpa di non essere di un' altra etnia, sono la sotto. Un elenco scientifico ed accurato, fornito ai titini da altri italiani che avevano idee più barbare e simili all' infame mano che infierì.
Mille urla, duemila, diecimila. Nostri connazionali e non, che rotolano fra gli appigli e gli spuntoni di fessure dure. Colpi e tumefazioni, caos, mentre quei porci sorridono e naturalmente adempiono al loro dovere di soldati picchiando e massacrando di gusto.
La mente va a pensare se il tempo avrà lenito la loro vergognosa onta perpetrata verso inermi, ma immediatamente dopo un altro grido, ed altre colpe, di chi quegli elenchi ha fornito coagulando sangue infetto di pustole e menzognere voglie.
Definiti sono i confini dell' odio in un' infamia e, da individuo ancor prima che da italiano, non voglio ignorare quelle grida lunghe oltre settant' anni. La mia memoria e' spesa bene e come il fuoco di una fiaccola arde in quelle cavità profonde cercando di illuminare in maniera perpetua il ricordo di tutte quelle sorelle, dei miei fratelli, dei padri e delle madri.
Si cade, si precipita legati insieme per i polsi, e per i polsi terrò le persone cui darò il mio amore, come ho sempre fatto. E nel mio amore di tutti i giorni esisterà per sempre un angolo di affetto e di cordoglio per quegli straordinari martiri che a quella luce di vergogna hanno preferito chiudere gli occhi ed abbandonarsi ad una dignità che nessuno dei carnefici ha portato per un solo momento in tutta la sua vita.
Morti. Da italiani, ma anche sloveni e croati. Colpevoli di non pensare quello che dovevano, ma fieri. Dove altri han venduto la loro anima ed hanno tentato di celare, dove alcuni hanno puntato il dito per vendere o accusare, loro si sono immolati.
Oggi le loro grida si elevano ancora più forti del complice silenzio e delle risa di tutti i cani che hanno estinto quelle vite.
Il sapore di un raccapricciante trionfo e qualche brindisi non permetterà mai alle feci di tramutarsi in grano ed intelletto. Il rumore di quegli stivali e quel colpo di pistola hanno abbandonato le vostre laide vite ad un tormento: "se mai dovesse esistere un nuovo momento in cui per quelle cavità si faccia guerra, state pur certi che rivendicheremo quella terra, portando al nostro popolo, e ai vostri, il giusto ricordo, distruggendo quanto delle tombe dei carnefici sarà rimasto dopo avervi attraversato." Solo a quel punto per i martiri, per quella terra e anche per voi, potrà tornare con valore il senso della parola "libertà".

Non c' e' spazio per il fraintendimento, lo si deve a tutte quelle vittime della vostra schifosa infamia.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved



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