06/04/15

I calabroni non si accoppiano con le farfalle.




        I calabroni non si accoppiano con le farfalle. Questa frase letta questa sera e' stata davvero un' occasione per ripassare le emozioni che mi porto con me e nelle quali sovente navigo. Candide possibilità e singoli avvenimenti, casi, che si espandono in più anni dilatandosi per poi restringersi in un attimo. Per timore di perdere la testa non si fa mai nulla. Scientificamente non ho mai voluto raccogliere queste parole e farle mie, io, che mi sono incaponito su individui, che ho esplorato sensibilità fino ad esserne travolto. Ho perso la testa praticamente tutti i giorni della mia vita, da quella volta quando me la sono rotta, a tutte quelle volte che l' ho dedicata alle emozioni rare, raccogliendo fra gli arbusti e l' erba incolta smeraldi ed acquemarine con la forma di un cuore pulsante. Ho distinto il diamante fra i carboni di una vita ormai stanca scegliendo di nutrirmi delle intensità e delle pressioni di cui spesso parlo, abbandonando la forma piana tanto cara ad Edwin A. Abbott, dove rette si spostavano senza comprendere i piani impilati e le variabili superiori. L' anima volge la sua energia alle cose che arricchiscono, e pazienza se non sarà Battiato a suonare quell' arpa le cui corde vengono comunque pizzicate. Sciami di miei simili invadono e termini di paragone affievoliscono la dimensione di una stella, dove molecole si bombardano per rimescolarsi e deflagrare desiderio e metodica raffinata cortesia. Croste di pianeti si disperdono come satelliti che fuggono da orbite impostate, e lo spazio tenue sorge dietro quella pioggia di luce raffinando le pulsioni e l' incoscienza. No! Fuori da tutto ed estremamente lontano, dove un viaggio ascolta il corpo oltre la destinazione scelta e passivamente la subisce scaricando esperienze e mutazioni nell' aura che lo avvolge e cambia di intensità e di tono. Cardini e salgemma esplode come sabbia bianca in incaute torsioni di scie fumose liberando la farfalla che fra un pasto e l' altro si dimena come fosse soggiogata da una rete oscura, e immobile rifletta. Libera, il corpo e la mente, soffrendo nostalgie di eventi non ancora vissuti. Deludere, occasionalmente sconfessare il sogno e trasformarsi in pietra senza un cuore e senza ardere di fuoco e voglia. Le rotaie sono ancora lì su quei binari, e la locomotiva pompa tutto il vapore necessario per la corsa e anche di più. Fuori dal treno passa un paesaggio agitato come fosse un quadro di Monet, e nella sfilza di cornici in movimento celere si libera anche il senso dei tuoi pensieri. Come catene avvolgono e legano per sciogliersi in cubetti di marzapane e ceralacca che ora gocciola. Solva e' il confine di una strada a colori che può commuovere e far piangere. Lì tutto si muove ed e' mosso rimanendo perfetto, dalle abitazioni pastello alle maree. In quel luogo un treno accoglie e solleva dai pensieri imprigionati, liberandosi dai suoi binari e decollando verso cieli scatenati e nuvole di libellule incontaminate. Ma la vegetazione accoglie come fossero le mie emozioni e il mio trascorso, la vedo passare nei miei occhi giocando a che fossero i tuoi, e in quell' istante immagino di poterti trasmettere le intensità di ciò che sono, ma poi ricordo che sono un calabrone, ed i calabroni non si accoppiano con le farfalle.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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