19/04/15

La prigione dei sensi.




         Vittime e carnefici. Cinici, rassegnati e faine. Tutto sviluppa, si contorce, si aggroviglia e mescola, ma non ci giurerei che e' questa l' evoluzione, o quanto meno non e' questa la mia idea di quel che possa assomigliare a un progredire.
Ci stiamo chiudendo in posizione fetale per difenderci da tutto, emozioni comprese, e l' indirizzo della Società ci da una grande mano. Soli insieme, e da un bel pò di tempo, sacrificando fino all' ultima goccia stillata di noi stessi pur di assomigliare il più possibile a quell' idea di bello che ci viene propinata.
Abbiamo il terrore dell' Essere, in quei rari casi in cui non siamo stupidamente convinti che ciò che siamo non ci e' stato consegnato, ma e' frutto delle nostre scelte. Ignari al punto da diventare idioti.
Automi. Come replicanti ci abbandoniamo alle nostre strade e ai nostri finti impegni seri, per non accorgerci di quello che abbiamo perso e che non riusciamo più a distinguere come vero. Qua e la giochiamo all' eversione, negli aspetti più intimi viviamo un conflitto che ci disintegra, ammalandoci lentamente di noi stessi quando non e' l' ospite a farci appassire piano.
Disobbediamo di continuo alle regole che ci vogliono evoluti ma pur sempre animali.
Siamo cardini di una forma foraggiata a scapito dei contenuti. Viviamo oramai nella paura di crollare, come edifici senza fondamenta e con pareti di finto acciaio. Abbandonati alla sorpresa quando il taglio di un individuo alieno ci sommerge con la sua diversità emotiva. I sensi affogano e si perdono in una ricerca dell' ignoto senza avere la capacità di sintesi.
Come in un lettore di un archivio vuoto, nuovi dati si accatastano, e alla vista ed al suono si sostituisce l' odore ed il tatto, mentre quel tonfo sordo interiore fa si che anche l' udito si adoperi per risvegliarci da ciò che siamo diventati.
L' odore dell' altro, altra estetica esplosa dalla forma e irrazionale scelta di una cecità che si libera. La raffinata bellezza dell' idea, nei suoni e nelle parti contenute, avvolge come fon che asciuga e scalda, lasciando che quel briciolo di elettricità trovata non sia rumore o chiasso, ma un lento valzer che conquista. Quelle curve e il loro sguardo, che e' poi  il mio, ruggendo come madre impotente di una vittima.
Via dai soldi e dagli aspetti materiali, veloci come fulmini d' istinto. Ricchi ci impoveriamo di quei contenuti pur avendo tutto.
La fragrante essenza latita. Ritornare alla Terra e alle stagioni per riscoprire il fondamento di quello che eravamo, sdoganandoci al contempo da questo servile automatismo dentro il quale siamo entrati tutti. Avere fiducia cieca nella pioggia e nel Sole che ci da il frutto, smettendo di contrastarla, quella pioggia, con continue stese di cemento e quelle firme su provvedimenti e concessioni folli.
Come il terreno e' la storia delle nostre vite, allagate in superficie per eccesso immobile di superfluo interiore. Siamo come alberi ove fatica a germogliare il frutto, aridi troppo a lungo e troppo spesso poi travolti da quelle piene improvvise. In tutto questo la crosta e' in movimento come cute che si invecchia, nuove rughe travolgono e muovono la forma pressando dall' interno mentre spinge il fuoco denso di un' essenza che ritorna ad affiorare.
La chiamano anima, ma e' solo una tavola ispessita di emozioni relegate in un angolo di noi che non facciamo più conoscere. Aliti di stanche conversazioni e di disinteresse ci spingono ad esplorarla, ed anche se il richiamo giunge remoto, e' da quella stessa tavola che deriviamo, con buona pace di chi ci vuole sagoma e non più volume.
Gli stessi che in quella forma di idiozia devono arginare quelle essenze perdute per mantenerci nel torpore di una libertà inattiva in grado di paralizzare mente e poi il confine stesso. Il nostro corpo e' in realtà prigione delle nostre pressioni, le nostre emozioni liberate e sorde debbono tornare ad essere, lasciandoci alle spalle quella vena di superfluo al cospetto di una cascata di elevata evoluzione.
Non lasciamocelo fare, non lasciatevelo fare.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved







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