06/06/15

Amplex.




      Lingua che corre sulle labbra e lascia umida amarezza. Percorre lento quell' incedere che come corsa stanca fa riaffiorare tutti i limiti di chi non sa cos' e' l' abbandonarsi all' Io. Perdere il controllo e flettersi sul corpo dell' altro sognando che il confine possa essere annientato e giungere a giacere ammorbidendosi su scosse elettriche fino ad allora mai percepite. Una panca e del fieno di una stalla, coperta e con un tetto a proteggere, sotto i soffitti di una idea che scricchiola e che non vuol saperne di raccogliere altro inconscio fra la serrata di ferro già colma e senza altro spazio da dedicare per essere portati altrove. Opportunamente riparati e senza timide illusioni di un oblio che si allontana i miei pensieri vagano fra le fecondità di un nuovo campo fitto di alberi di magnolia, scoprendo lucide gestualità fra un fondo di terreno che ora mina ed altera sapientemente e tacito nuove iperboli dipinte in una balla di sapone esplosa via.
Ed in tutta la schiuma osservo, come facevo da bambino, le mani mie che si dilatano. Partendo al vertice come le nuove ascisse ed ordinate e poi curvando la parabola di liquido che si modifica in un mentre, esplosa da una nuova onda e da quell' umido di liquido che nuovamente la mia mano immersa ridisegna. Seguita ad esplorare con curiosità le sue profondità più ime. Gli aspetti dell' inconscio affiorano via via mentre si scende. Come una macchina resiste alla pressione esercitata da un fondale empirico, per poi tuffarsi in uno spirito dove tutto appare ancora più denso, finché ad un tratto, come il foro di una grotta che apre all' uscita dall' altra parte di un mondo, una scossa di nitida consapevolezza si diffonde e lascia entrare nelle praterie di subconscio. Scivola via dal liquido fino a toccarne il suo subdolo ialino significato, in una vergogna che in un istante ricorda i primordi facendo tornare me bambino, ma in un tempo dove le consapevolezze non furono ancora abbandonate, e dove il senso delle cose precipitava sulle azioni e non facendo invece abbandonare il cuore fondendosi ad un timone che impoveriva anche l' ultimo degli interessi più vistosi, foss' anche il più grande.
Si agitano via le scosse ed i tremori mentre una razionalità ormai vuota affronta e si convoglia in un istinto per formare l' esperienza. Acredini e spezzate si allontanano facendo spazio a nuove forme geometriche di cerchi ed ellissi. Si incrociano passandosi senza dividere le loro interferenze, come piatti di vinile liquido attraversano brinando i loro confini come se fossero cristalli di ghiaccio. In un ambiente di vento assente scintille frizzano un pulviscolo che come farina scioglie cadendo a terra dolcemente e soffice. Granite di emozioni lasciano le pressioni e l' individuo cospargendosi di desiderosa accattivante coscienza. Come una cremosa soluzione questa si diffonde e poi si immerge in una cute che la vuole fino a esplodere nuovo spessore che si va a frapporre fra quello che il confine di lui ha disperso trovandolo nell' altro. Cede.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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