04/01/15

Vitae.



    Adagiata la biro l' inchiostro iniziò a correre sul foglio dipingendo traiettorie e, di tanto in tanto interrompendo bruscamente la sua corsa. Come uno slittino che scende su una pista di neve e ghiaccio rallentava descrivendo parabole sinuose e accelerando fino ai termini sospesi. Aveva voglia di uscire e di raffreddarsi sulla carta, questa volta per rimanere come impronta di passaggio, non aveva rispettato nulla al caldo perché ciò che ricordava al calamaio non c' era già più. Quella penna ed il lume, la luce fioca della stanza e quei tendaggi non lo avevano accompagnato. Ora la modernità gli consegnava nuove fantasie ed arredi standard, come testimonianze di memoria collettiva e spicciola da trasportare lungo luci di neon che quasi erano abbagli. Via la poesia dello scrivere, via i tessuti come la seta ed il lino, via anche  l' odore del legno e del petrolio.
Cambia l' ambiente intorno che genera fantasia e contese, riflessioni e sgarbi, ma l' individuo ricurvo su di un tavolo sta lì, come se avesse attraversato l' intera storia dal pennino alla biro, di traverso al tempo. Negozi di sosia rinchiusi nelle forme più disparate: era la produzione industriale, o così la chiamavano, anch' essa frutto della rivoluzione. Avevano adagiato vasche di liquido nero in contenitori microscopici che spesso obbedivano a regole capitalistiche senza senso.
Grandi pensatori, filosofi, scienziati, avevano avuto a che fare con materiali i più semplici possibili e, ove non trovandoli, si erano arrangiati raccogliendo dal terreno ciò che il terreno ad essi dava per poter tramutare l' elegante malleabilità della mente in acute riflessioni da consegnare a chi sarebbe susseguito. Al pennello, allo scalpello, la terra. Essiccata non si buttava ma per farla funzionare, al contrario di oggi, dove veroniche di bianco indicano il termine dell' operosità del mezzo. Il rumore di una pagina voltata, metafora del cambiamento e dell' innovazione. La modernità come la comprensione passano dalla scrittura e dalla lettura. Creazione suscita reazione, di chi scrive a chi ne usa. Come un dipinto a chi lo osserva, colgono significati intrinseci che nei soggetti che lo usano rapiscono.
Voglia il sonno che attanaglia abbandonare, vogliano gli occhi risvegliarsi per donare a se. Un' opera si genera in se stessa, scivolando da una mano curiosa su una tela o su un papiro. Il suo tracciato dondola coi suoi colori fino ad essere fruibile. La comprensione ovvero suscitare altrui emozioni, e liberarsi come bombe di sensazioni recondite che vengono riscoperte e appaiono familiari. La materia e' lì, ad attendere che chi la vuole la prenda. Ascolta silente il richiamo dei cuori preparati a guardarla, come la danza delle orche in caccia chiama ed avvolge fino a rapire e nutrirsi. In quel vortice si avviluppano emozioni e si liberano come le bolle del banco, il quale terrorizzato schiuma fino a sacrificare alcune parti di se come quei muri che cadono dentro noi mentre iniziamo a riflettere. Finita la caccia tutto torna tranquillo, sazi si volta altra pagina e si ripropone, il tutto alla stessa maniera, ma sempre rigenerandosi alle spalle dell' esperienza avuta conoscendo il passato o la storia dalla quale quell' opera deriva. Altri libri da scrivere, altri quadri da pensare. In attesa che le cornici e le copertine gli si formino intorno.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved
     

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