08/09/14

Noor



       La musica di Battiato accompagnava quel desiderio magico che intorno al fuoco sembrava un gigante. Non aveva osato sfidare quell' amaca, ma quando l' ha vista distesa non aveva immaginato mai che si alzasse così in fretta. L' aveva spinto in un oblio di pensieri che lo incatenava a quegli istanti, subito dopo rivelando tutta la differenza fra una donna che fa la donna e chi la vuol sembrare. Per la verità ci mise molto a capirlo, ma come al solito i momenti per intervenire erano stati sbagliati, tant' è che un cuore fatto con le mani ed un discorso lasciato in sospeso erano la sola eredità che aveva portato via da quelle sere senza soffitto.
Eppure era chiaro, doveva comprendere. L' aveva seguita e vedeva che stava piangendo, fresca di una delusione e senz' altro un pò carica d' alcool. Se solo l' avesse presa nell' istante in cui stava svoltando la strada, prima di entrare nel locale, tutto questo oggi non sarebbe, o meglio, avrebbe etichettato il nulla come tale. Invece l' ha lasciata camminare ignara nelle valli del desiderio andandosi a cullare in calmi laghi abitati da acque davvero tranquille.
Colpa sua l' età di lei, ma non le sue idee. Stringeva il cuore vedendola buttare così, in un affranto passaggio di vita doloroso e ripeteva, quasi per convincersene, che tutto ciò era distanza formale da lei, che era meglio così. Quegli occhiali appannati si mescolavano alle ore tarde di una notte di whisky. Facce sorridenti ed andate rumoreggiavano nella testa mentre stava salutando anche il barman dal dialetto marcato. Più in là la musica, una replica, e la sudaticcia sagoma di un d.j.
Era crollato sotto i colpi del freddo gin, la musica e tutto lo aveva lasciato ma non il ricordo di quanto non fatto. Si ripeteva: "va bene così", ma dentro era una centrifuga di voglie e sogni, di sguardi e intenzioni sopite.
L' aveva ritrovata sull' amaca, ma con una grande valigia piena di voce e racconti, da quando lei è via non le manchi. Una ripida ascesa verso la consapevolezza ed un pezzo di carne passato a guardare. La bambola dei giochi è lì, su quel tavolo piatto, come lo sono la musica e i suoi ricordi. Ciò che manca è il cavallo, e il suo principe sopra, col vestito ricco di fronzoli e altro tempo da perdere. Allora che fare? Lei è lì, ed è bella, questo è innegabile. La guarda come mai nessuno.
Come uno straordinario tomo da apprezzare, quello che immagina è l' appendice, l' introduzione e due o tre capitoli in più, ma passando dalla copertina e dalla dedica si accorge che se il libro attira il suo sguardo, dentro ci sono solo pagine bianche da scrivere. Passerà da altre mani la stesura di un' opera straordinaria, quanto scritto sarà purtroppo vittima dello stesso suo inchiostro. Rileggendolo sarà magnifico, come una bambola ben fatta ed orlata di tutto punto. Sarà la fine del mondo, ma forse le farà difetto l' argomento, come una candida, ben scritta, assoluta, variazione sul tema.
Reiterato si presenterà di volta in volta fino a giungere alla pagina dei ringraziamenti e del prezzo.
Meglio Battiato, se è mancato il fiato. Non lo sa, ma sa come ha lasciato andare via quegli occhi. Certo che andava messo nero su bianco: il diretto interessato aveva un libro da scrivere. Voleva definire, e non ha aggiunto altro perché è chi legge a dover trovare errori.
Lasci se può l' incoscienza, e via anche l' irascibilità, senza dover trovare necessariamente colpe, senza dannarsi per trovare colpevoli. Quanto scritto è solo il frutto della pagina vuota.
Au revoire mademoiselle.

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