04/09/14

Sguardi.



     Canone di bellezza. Lei rimane lì, come se nulla fosse, e come se non ci fosse nulla. Seduta di fianco al tavolo del bar col suo giornale in mano. Ha smesso gli occhiali, poggiati sul piano, vicini al telefono e al tè.
Capelli castani raccolti da una biro, parte dei quali si ribella a quella gabbia per scendere sul collo appena celato, sinuoso fino alla camicetta che nella parte superiore è stretta ad esso da quel golf.
Un viso puro, dolcissimo e sensuale, con quei suoi occhi che mi tuffano in un campo mosso dall' aratro in Val d' Orcia.  Sembra di porcellana che ti accorgi che è viva perché volta la pagina del giornale. Non ha un decolté generoso, e' pronunciato appena nelle curve sotto il tessuto. Poi le gambe e la scarpa col tacco, non uno spillo, non pronunciato, non alto. Vedo il rosso della parte inferiore perché, una sull' altra le gambe, sta dondolando il piede.
Le sue calze scure terminano appena sotto alle ginocchia, sostituite da una gonna a tubo color antracite che ne mostra un momento i generosi fianchi per poi farli sparire dietro un piccolo colpo di natiche assestato alla sedia.
Frivolo profumo di muschio, un piccolo vezzo per una signora. A tratti distoglie lo sguardo dalla notizia e sembra guardare, poi poggia il giornale e la mano scivola via sulla tazza di tè che finisce di bere.
Rapito dalla sua eleganza di modi mi lascio tentare, mi abbandono a un fugace sorriso, ma sembro banale. Lei lo ha visto ma non dice nulla e non sembra importare. Animo ed osservo quella scarpa che non si ferma, come una danza ipnotica mi coglie sorpreso. Lei resta assorta nella sua lettura, ed il sole brilla quella perla sul lobo dell' orecchio, anch' esso elegante e minuto.
Quale spettacolo sublime la naturalezza con cui indossa e comporta. Io nuoto in un sogno di fantasie di cui lei è ignara o forse sapiente. Si concede così, nella sua ovvia bellezza che la rende straordinaria, una bellezza di cui è consapevole ma che non deprezza, come un nido ha la sua rondine che vi ritorna.
Chiude il giornale e lo poggia di nuovo sul piano. Indossa i suoi occhiali da vista. Un ultimo sorso a quel tè perché è ora di andare. Splendida ancheggia e la perdo solo quando svolta la strada.

All rights reserved - Roberto De Sanctis

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