22/07/15

Non c' e' una prossima vita.




        Con quegli occhi ancora lividi di pianto lo guardava andare via. La delusione aveva avuto il sopravvento e quando si era sentita rispondere che era troppo tardi era stato un tutt' uno ed aveva iniziato a rovesciare lacrime a dirotto senza che si potesse arrestare. Lui per la verità non aveva detto nulla, ma era rimasto ad osservarla con un' espressione severa di chi, deluso anch' egli, sembrava dirle "se solo te ne fossi accorta prima...".
Incomprensibile! Era palese che le cose non fossero andate bene fra loro. Forse la differenza di età, forse tutti gli anni trascorsi senza vedersi, avevano creato un solco fra le due personalità che per qualche tempo non aveva fatto incontrare le loro anime.
Cammini separati avevano troncato quella convergenza verso una vita fatta di pelle ed affetto, di sensualità e dolcezza, votando al silenzio e all' attesa, quella stupida attesa, i momenti che invece andavano vissuti con tutta l' intensità di cui potevano, ed avrebbero potuto davvero...
Negli occhi di entrambi lo sconforto per questa possibilità che vedevano andare via in silenzio, il rammarico e la rassegnazione, ma anche la determinazione di lui nel non voler tornare indietro.
Dopotutto lui aveva volato con lei. Mano nella mano si erano liberati in aria per accarezzare le cime e gli eremi di tutti i monti che i frati avevano raggiunto. Avevano planato sulle città nelle notti, dove loro vedevano tutto e gli altri non vedevano loro. Un miscuglio di luci esplose e regolari celle, dedali di strade luminose ed una corsa impazzita di vetture che si rincorrevano e deviavano. Erano stati fra le nuvole non riflettendo e su laghi e fiumi avevano incontrato cascate, rocce e rapide dove boschi di conifere si alternavano a freschi campi coltivati e prati.
Da parte sua, lei, soltanto adesso si accorgeva di desiderarlo ancora come lo aveva voluto un tempo. Era li di fronte a lei, e quella tenerezza e confidenza che aveva voluto ignorare erano riapparse in un istante, facendole scoprire un' altra volta il volto suo, di lui dentro di lei, come lo ricordava quando si erano incontrati per la prima volta.
Candide ammissioni e conti con se stessi. Istanti che riflettono e dove consapevolezza e tristi epiloghi nascondono quelle paure di vedere che noi tutti abbiamo. Un' altra cosa se ne va solo per il coraggio mancato di volerla vivere, e alla fine, tutto invariato, tremano le gambe perché il tempo delle scelte giunge ed in quell' attimo la massima miopia possibile rende le cose piccole per poi pentirsene quando lo stress provato riabbandona e ci permette di vedere nuovamente.
Se invece delle lacrime ci fosse stata una possibilità, soltanto una possibilità, di prendere l' intera vita e mescolarla insieme per crearne una nuova identità comune, oggi il lento incedere dall' altra parte si farebbe lieve abbraccio e commozione. Invece sorti avverse ed irrigidimenti hanno sfiancato quell' idea di sublime evanescente esclusiva di poter vivere in quell' alveare di emozioni, e lasciano soltanto strascichi umidi di viltà e di "non cuore" per essersi pentiti di potere adesso solamente camminare.
Nemmeno un urlo può, un grido. Stupida ultima ammissione di colpe ed esitanti tempi andati, fra gli ambigui scivoli e le vetuste volontà di tornare ad essere per un istante, quelle mani che si cingono delicatamente e sono pronte ad elevarsi.
No! Nulla può più. Se non la triste consapevolezza di una riprogrammazione di un cammino, come quando si intraprende un percorso senza uscita. A noi non resta che quel tornare indietro ai nastri di partenza in modo brusco e dove la felicità abbandonata viene usurpata dall' indegna fine. Scosse e pulsioni cedono il passo a quella delusione che e' dentro le lacrime di lei. Gioie sono assenti e tristi rabbie da interrogativi senza risposte si inchiodano al terreno sotto ogni suo passo mentre sta andando via.
Perché? Perché! Ancora quel gomitolo che paga dazio sciogliendosi di nuovo in tutti i suoi nodi. Il bastone picchia la pietra e non c' e' spazio per molli reazioni o per inquieti tentativi inutili. Colpisce, e lacera, mentre il cuore muore ancora un altro pò, mentre il tempo si cestina ancora sotto scelte idiote e prese di coscienza troppo tardive.
Via da questa scena, via da questa vita. Avvolge il nastro per riadattare un gusto nuovo alla sua musica. Crolla il senso delle giornate trascorse e se ne deve avere di nuovo per dare un senso al tempo che ci arriva. Forse un figlio e' una scelta vigliacca, forse quel dono consumato assapora il gusto lacero di un fallimento nuovo. Non ha colpe in una nuova vita che nasce per i limiti di un pensiero oramai morto, e non occorre per fuggire da lui trovare lui in un' altro cui dovrà consegnare tutte le sue titubanze e le tristi ammissioni di aver compreso poco di una vita che al momento sembra solamente attraversata.
Siamo ospiti. Ospiti nel grembo, ospiti nella vita, ospiti nella bara. Esiste davvero un' idea di cos' e' il vivere? Un viaggio singolare fra le emozioni, le compagnie e la condivisione di chi abbiamo accanto, ma come una fotografia che non si scatta, se non c' e' qualcosa di concreto a suggellare quell' istante non significa che quell' istante non sia stato mai vissuto. Quanti istanti abbiamo perso...Carpirli, per poi lasciarli andare via, e pazienza se anche loro vanno via di schiena.   




Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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