21/07/15

Azerbaijan: L' anima dei nobili guardiani del fuoco sacro.




        Lingue di fuoco dal terreno come esplodesse il nucleo della Terra ridonandoci quell' ardere che abbiamo perso. I guardiani di quella fiamma hanno appreso nei secoli il rapporto simbiotico che c' e' fra gli elementi e quella mescola perfetta, dove tutto brilla ed esplode come rabbia e come amore.
Le acque piovane, quando non e' neve, discendono dalle montagne concentrandosi sui letti che le aspettano. Laghi dove qualche pescatore rinnova quotidianamente la sua sfida, e dove cerca di portare via qualcosa per imbandire tavola e rendere più ricca la giornata grazie alla Natura.
Tutto e' rigoglioso, tutto e' arido. Microclimi distinti in un clima comune fatto di umidore e sole, che viene quasi da pensare che gli Dei egizi venissero da Est in quelle lande, perché di questo Oriente si percepisce nitida la sensazione della Finis Terrae, dove tutto termina, ma da dove tutto ha avuto anche già inizio. Si ricompone grazie allo stesso Fuoco che da questa terra  si diffonde. Ascolta, riflette, e come liquido amniotico a un bambino culla, nutre e protegge. Mari e sviluppo, sentieri e pastori, segno di un tempo che come il fuoco si dilata e perde importanza, attraversando però, nella realtà, la trasversale linfa della vita dai tempi andati a tutto il divenire, e riecheggiando prepotente riappropriandosi del suo ruolo primario fra le fate dei boschi, le ninfe, i racconti fantasiosi dei bambini e le epiche scene tramandate dagli anziani.
Il buio ed il fuoco sono ricordi, fievoli lumi dispersi nelle notti dove gli occhi brillano. Contemplazioni di scie e silenzio fra le radure e la boscaglia densa di evanescenti tenui vite. Ascolto il respiro del fuoco, voragine e fumo, e nell' esatto istante mi perdo in un quadro di modernità, ostentata e ricca, dove flussi intermittenti di luci colpiscono le torri di specchi e riflettono anch' esse riportandomi a quella fiamma primigenia. Come quel buio che accompagna, così l' impeto di una luce che sa di risveglio costruisce in me l' idea del confine del tempo, tagliando fuori da esso il concetto di spazio e concentrandosi sull' idea del ritorno.
Non più "tutto accade", o "tutto scorre", ma "tutto torna ad essere", in un panorama sempre simile e mai uguale. Perfetto nelle sue cangianti e disciplinate facce, alimentato da quella luna ritratta sulle acque placide di un lago ove si specchia, e scivolando via dai sensi come un liquido sentiero di emozioni che svaniscono per poi tornare in me. Acredine e felici scivoli si adagiano fra nubi nere di cupa litantrace. Preziosi liquidi evolvono donando quel terreno che si porge. Alimenta nuove spirali di fiamme convogliandone il calore dentro corpi di pastori che attraversano. Racconti e reminiscenze appaiono sotto forma di farfalle e pipistrelli in una amaca di suolo e vette, dove la scia di una catena separa il cielo e lo confonde con le nuvole e la neve. Lo stesso limite e' orizzonte in quel salato mare, dove le fiamme e specchi ciondolano fra gli edifici impegnandone la scena. Caratterizza un senso epico donandolo a questa modernità, ma mai dimenticando cosa avviene dentro le persone quando e' il fuoco che si dona a noi quel tanto che ci occorre, e dove andarlo a prendere. L' aria del monte, il fuoco perpetuo. Sogno dei guardiani e dei pastori. Intimo respiro di una sfera di calore fuso che attira a se per poi tornare a dare. Fregio e stella, rigorosa Luna ascolta, e doverosamente crea fra gli aghi di una vecchia che rammenda ed il suo sguardo placido di chi ha vissuto troppo per non raccontare.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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