20/07/15

Lo spiazzo e le fiamme.




       Cuori come coriandoli, difesi dalla premura e coperti dal vento che li spazza via. Anime inquiete e civiltà erranti al cospetto di un' ombroso spiazzo dove l' intimo ricordo alberga fra le dune sabbiose di un andato che ritorna lento. Folate di sensazioni e nuovi impeti si avviluppano fra quella landa piatta di emotiva riflessione e quegli alberi che fanno da contorno, dove tutte le intensità di un recondito che sovrasta si presentano per farci il conto.
Scenario di rara bellezza la vita, dove il silenzio spesso urla fino a danneggiare le corde vocali di uno sfregio rimasto lì, a puntualizzare su tutto ciò che e' andato e cosa no. Ripide scoscese immagini attraversano memorie pigre come in un tomo attraversato da raffiche di vento che sfogliano alla velocità di un istante per mettere in fila quello che ritorna e renderlo pertinente con ciò che non esiste più.
I soliti frammenti, ancora una volta appiattiti e spezzettati come sassi levigati di fiume, dove la corrente incide sulla forma e ne raffina i contenuti. Variazioni estetiche volte a disconoscere quell' intimo respiro che pur pulsa e gonfia il petto di un ossigeno carico di nuova linfa e nuovi scopi. Un andirivieni di creature cangianti dentro lo stesso cellophane avvolte, tutti o nessuno, in solitaria, come nel magma di una conoscenza fittizia e di gremite messi per raccolti comunque miseri. Come la corteccia di quella quercia ruvida si increspa, quel taglio della mano brucia sotto il sole e il sale in un correggere gli errori fatti sempre. Non impara ne asseconda fra le vele di una viola che sfiorisce. Petali raccolti assumono forme nuove accartocciate su un colore ispessito che presto muterà brunendo, per poi seccarsi e volar via col vento.
Amidi e fecole dal terreno intriso di colture molli. Incavi e tracce perché il nettare giunga ovunque in egual misura. Come lo spiazzo adesso e' simile a radura, così il boschivo confine lo asseconda, e in una vista criptica che lo interroga, minandolo nelle certezze false e scoraggiando l' impeto che avvolge lastricate strade di fallimenti subdoli, lo adora.
Lacrime da versare, pastelli per tingere. Odissea di vivide eloquenti sensazioni scuotono l' intera gamma di sagome e di volti dati a ogni momento, sotto i colpi inesorabili di un tempo che infierisce fra la coltre di fumo gelido respirato agli angoli di un intimo che ormai lontano ascolta senza dar risposta, come se l' oracolo ora tacesse, come se il mio cuore non lo interrogasse.
Via la fortuna e via la fulgida sensazione di vittoria, tace il piano di un connubio ancora troppo molle, in vortici avventurosi di note ormai disperse in delle accattivanti melodie.
Vergato e' il tempo, vergato e' quel silenzio. In un passaggio sordo si confessa e muore un pò, sciogliendo fra le frasi di preghiera quella stella andata via nel cielo dove il panno nero ed il sipario si discostano dall' occhio attento di un vorace inquisitore. Salgemma come fossero dei laghi, ossimoro e dune bianche, e grotte e anche miniere. Bei riflessi e lucido rischiaro, concedendo a tutti i momenti che si sono messi in coda di riflettere e cambiare come in un ostello dove polveri e clessidre si distruggono per poi ricominciare a misurare il tempo che va via.
Romanticamente ed in maniera malinconica ne faccio un vezzo ripensando al carillon di quell' estate dove io ballavo e quella ballerina col tutu mi accompagnava. Livide emozioni e vino. Cantando fra le valli di quei suoni come un pentagramma stanco scritto a terra ci da il senso di una notte avvolta al corpo di una donna che non vuole abbandonare.
Al calore ed all' odore non rinuncia, come al fuoco ed a quei brividi che affliggono la schiena e i fianchi. Lo spiazzo e' acceso di un fuoco perenne che lo incanta, ed in una fitta boscaglia mi riparo per cospargermi di quella resina di tempo andato che posso vedere e che fermandosi al vento, come pietre d' ambra mi imprigiona nell' alveo di una bolla d' aria che ha colori simili a un tramonto di una notte estiva.
Aliti come fiamme, vento come serie ed incisive voglie. Crude danze di un terreno in movimento dove l' unico riparo alla mia vita alberga in tutto ciò che io non sono. E resto li a guardare gli altri modi in cui adesso mi vedo.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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