12/07/15

Anime perpendicolari.




      Come la cenere caduta da una sigaretta, vola via sul terreno mentre il vento ne frigge le ultime luci. La strada mangiata su quelle montagne ha diffuso un' aria più fresca tutta intorno ed in un quadro meno umido ho potuto riflettere meglio su quel che succede. E pazienza se quel percorso in salita ho patito più del dovuto, perché gli altri mi hanno aspettato. Fino a giungere a quel nulla dove ho potuto confrontarmi con ciò che ero mentre un vento freddo mi attraversava e dal legno intriso di liquidi evaporava spuma di vapore soffiato via.
Respirare con ordine come non accadeva da tempo, irrorando le parti nascoste e meno sfruttate di un limite spesso disperso ed accantonato fino a far giungere il buio. Uno spettacolo si e' offerto al ritorno, la strada stavolta in discesa si e' accesa come tante luci d' Inverno quando il buio favorisce le visioni notturne dei fari delle auto. Come colibrì intermittenti centinaia di lucciole hanno acceso la strada foraggiandomi e rassicurando in un tempo andato quanto del mio ritorno stavo rendendo interiore facendo qua e la qualche sosta.
Un vero consorzio di luminescente guida attraverso la lingua d' asfalto percorsa e a delimitare i tratti di prato e di alberi appena intravisti. E immagino quel parapendio che mi sostiene mentre dalla vetta plano accarezzando traiettorie oblique di lucciole e lupi ululanti. Le luci delle abitazioni appena distanti espropriano alla natura quel senso di primordio che si va perdendo nei giorni attuali. Vorrei essere li con lei, ma quel che ho, comunque mi basta. Vorrei che due aspetti della mia vita si incontrassero come mi sono incontrato io ritrovandomi con la parte di me che era persa e credevo scesa dalle rapide del fiume della vita. Invece, in un angolo dove la risacca placa la corrente, ho ritrovato il mio zaino con tutte le mie cose di una volta, e con quelle che comunque mi hanno continuato ad accompagnare avrei voluto fondere questa destinazione.
Brividi e cancelli che si aprono hanno forma di staccionate liquide ed arbusti di genziana. Nulla e nessuno mi lascia da parte alla mercé degli eventi, e se anche il freddo asciuga il sudore addosso rischiando di farmi ammalare, le persone al mio fianco mi sostengono come avrebbe fatto lei, che ignara invece si riflette in quello specchio che ora e' il lago del mio cuore.
Agita il vento e sul dorso della montagna mi cammina al fianco, e in lei, così lontana, così vicina, albergano tutte le viscere di una Estate di sorpresa e di conto che si presenta. Il razionale e l' istinto convergono nelle medesime direzioni, ma un desiderio nuovo di "assoluto" mi arrocca su eremi di solitudine dove tutte le parti scoscese e meno difficili in realtà perdono anche il minimo del senso che avevano. E quei sabot, e quelle ciabatte, ed il freddo sulle natiche di un guardrail che mi sorregge di tanto in tanto. Lo spazio per un istante di immortale, l' epico ritratto della mia vita in quattro volti che forse io dovrei tatuare. Sono lì con me come se nulla fosse, sapendo che alcuni dei miei spazi sono anche altrove. Il sostegno di un muro, di una "testudo" romana, in pochi gesti affettuosi che non fanno dimenticare quelle cose inutili che ci attraversano nel quotidiano, ma apprezzare quelle importanti che hanno un volto e le espressioni di visi. Una notte di riposo, e non e' un caso se al mattino, uscito dalla doccia, io mi affaccio e alcuni ignoti stan venendo già dalla montagna in una folle corsa che stremati li violenta. Io volo, ed il pensiero danza al ritmo di una musica che come un' ossessione mi rinchiude liberandomi.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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