28/02/15

Tracciato.




          Il filo della vita e' teso. Se si potesse pizzicare produrrebbe un suono, mentre alle estremità si tende da ciò che non c' era a ciò che tornerà a non esserci. Pattino come la lama di ferro sul ghiaccio e disegno un filo. Lo attraverso come istanti di polvere gelida che si disgrega al suo passaggio. Pitturo ghirigori e direzioni strambe senza spezzate e senza quei bivi che l' esperienza che si vive di tanto in tanto pone di fronte. Morbido come le sicurezze e le decisioni prese. Fermarsi crea un cambio di velocità e nega l' intento. Solido come la decisione che ci metto, quella fermezza attinta all' evidenza che si possa proporre a se stessi qualcosa di diverso dalla routine. Liquido buio negli altri e cecità che si dirada tracciando le strade a più livelli. Luci per me che per altri sono altrove, ed angoli di nero pesto dove le mie mani non servono per aprire cos' e' soffitto, terreno o crepaccio. Cronaca di un presente senza pareti e di una luce in fondo che mi fa vedere bene le cose lontane e mi impedisce di osservare con l' occhio ciò che invece e' intorno. Percezioni, rumori di sensibilità, suono. Violate le tempeste offese, il pattino che passa stride sulla corda degli eventi. Mormorii e silenzio le negazioni di ciò che propone, al cospetto invece di una distruzione dirompente del sogno, che come cingoli in arrivo spaccano la piatta consuetudine di un nulla morto. Novità, elevate ascese, nebbie avvolte a soluzioni erte. Scaglio la pietra del mio sguardo solo lì dove non e' nessuno. Bramo lo scopo fino ad assaporare come fosse una vendetta il mio successo. Grido in un angolo muto la coscienza intervenuta e l' elemento nuovo, mentre la strada percorsa e' solo una sinuosa riga bianca nel bianco del trascorso. Masse di scivoli silenziosi, e spirali freddissime pizzicano l' arrivo delle idee. Grugniti di volgari limiti lasciano il campo all' eletta volontà. Belati di candidi incoscienti solcano oramai le acque di un andato mare. Arrivano le pianificazioni di strutture solide come nuovo marmo, imposte docili e violenta musica, in elegante condividere e riservato impianto. Solco e' creato, come la culla di un vigneto al sole che germoglia. Vite, intesa come Vitae. Se un ambiente persiste inquinato, lascio l' ambiente o quello che e' creato. Giuggiole e struttura organica, pilastro di un domani nuovo dove il pattino disegna traiettorie nuove in un ghiacciato scopo che nessuno vede ancora. Minimo affronto e gelosa protezione avvolge nuova linfa in un oblio di menti che ho lontane. Divellere quei limiti sarà forse impossibile ma lascerò dei nuovi ciottoli di crepe e nuovo freddo rifarà il disegno. Camminerò con chi sarà al mio fianco, tracciando l' idea senza un comando, ma accarezzando l' obiettivo di proporre vere novità ed antico garbo. Il mio suolo e' qui, ne sento le irregolarità e pacatamente mi ci siedo. Credendo nell' immobilismo dinamico la mia mente si sostituisce al corpo che riflette. La luce in fondo basta a tutto e viaggio ancora rimanendo fisso, senza il bisogno di osservare il mio confine quando quel nuovo orizzonte vi sia affaccia e lo disgrega.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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