22/01/16

Il Generale Verità.




      Sono scollate le parti del viso in grado di offrire anche solo un sorriso. Esse riflettono spirito e dubbi, ma resta celato il dilemma su quel generale chiamato Verità. Una punta di amaro talvolta le inquina e nebulosa le invade. Attento rimane quel ghigno, e quel vuoto interiore le affoga e si perde in un pugno. Frammenti, come lamine di ossa intente a lacerare tessuto, le rughe, testimoni di un tempo trascorso e firma di un passato che affiora e come bilancia delle espressioni soppesa. Comprendere ciò che e' di fronte, se appare e se e' Vero oppure e' diffusa ironia che si avvolge sulle interpretazioni incomplete raccolte. Frullano come la pasta di un frutto, dilaniato da quelle pale, e spezzettato, e scisso. Resta una densa polpa, la solita essenza, che sfigura la forma ma che del contenuto estrae solamente l' assoluto. Raccoglie in maniera avventata, proteggendosi soltanto con il sipario di una tovaglia di plastica da cucina, così come il vento spira e gli occhi lacrimano, per poi asciugare l' umido sulle gote e su quel tavolo raccogliere con un cucchiaio la polpa caduta. Passa lo straccio, come tenue nuovo vigore, rilassandosi adagio su quei fiori stampati mentre le oscenità di un Falso precipitano nell' immondizia insieme alla carta o altra acqua che sgorga e che passa a pulire la pezza. Sabbie sminuzzate come quelle lamine continuano l' opera. Laceri brandelli di cute dentro un vento che non si placa. Rimane al caldo di una scena compressa, dove pressioni laterali alimentano altre spire e dove altri turbinii di menzogna circolano concentrici fino a rilasciare limacciosa umidità di vergogna e inconsapevoli laidi tentativi di ferire gli altri. Scie, nient' altro che scie, in un microcosmo che e' l' individuo emergono dolenti ellissi di pensieri andati, da polverose Verità scoperte e chiare, a liquido frenetico di umido che come gocciole si poggia sulle false convinzioni. Amidi sciacquati e cristalli di nera pece si attaccano fino a divenirne protuberanze che non vogliono sparire e andare via. Un bacino di raccolta sporca ove concentra torbido sapere, un recipiente scalmanato e urlante dove riaffiorano come ninfee le plastiche recuperate. Sindromi e malanni fra le crepe di un tessuto antico e fra le rughe, come se una indecente nuova costruzione ora impedisse di osservarne il salubre soffitto. Emergere per non restare a mollo, correggersi per arrivare ad una comprensione nitida, dove fuscelli ed espressioni false e dilaganti si diffondono tutto all' intorno, ma dove un nucleo caldo scuote e lo sigilla. Ove la cute crepita per eruttare e trasportare via quel limaccioso fango, altre tuonanti essenze soggiungono a supporto e da scoperta affiorano fino a che non se ne celebri quel ritrovato inganno. Sorrisi ed interessi che si mescolano, sviando da quei tic nervosi e menzogneri che non riescono a celare le effettive intenzioni. Scoramento? Affatto. Come un piantone osserva il perimetro di un edificio e lo sorveglia, così nel fango di routine sbagliata e' in grado di capire. Nomadi in cerca di un soggetto cui attaccarsi, menti perse cosparse di copiosa boria fra le natiche ed agenti sotto traccia. Via da quella vita, anche la vostra. Patetiche insolenti prove per riuscire ad allagare di svilente mediocrità anche chi non vuole appoggiarsi e chi già vede. Lasciateli morire dentro, fra le muffe di quei fallimenti alti 2000 piani. Niente ascensori per chi spala e spera, per chi mendica attenzioni e che viscidamente sfiora. Altre cose da dire francamente non ne pensa, se non tutto il già detto nel rispetto di uno dei quattro Comandanti: il Generale Verità.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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