27/11/14

Il Pane.




       I profumi salivano dal forno. Il pane doveva essere pronto. Mia nonna mi chiedeva di scendere e mi dava dei soldi, io contento obbedivo. Quelle rampe di scale erano volo, ogni tanto incontravo qualcuno, e frenavo, per poi riprendere la discesa fino al parcheggio. Erano altri anni, una volta passato il cancello ero in strada, l' occhio a qualche macchina che non passava, ed allora passavo io. Dall' altra parte quel profumo fortissimo e quelle tendine all' entrata. La mia mano sinistra passava quasi per tagliarle e la signora, vedendomi, prima accennava un sorriso, poi mi porgeva una pagnotta croccante. Era vero, il pane era pronto.
E' difficile spiegare quell' umidità mista al calore quando si tiene in mano la busta del pane appena cotto. In quella sensazione tantissimi ricordi della mia infanzia, ma allora non ci badavo, la gustavo soltanto registrandola nell' elenco delle mie sensazioni. Una volta pagato, ricominciava la corsa, stando sempre attento a che quel nessuno attraversasse la strada, e allora passavo di nuovo. Il cancello e di nuovo il parcheggio, quei due pini che sembravano immensi, si apriva la strada al pianerottolo e via, su a destra, per ripercorrere le scale di mille volte. La salita era più faticosa, ma correvo lo stesso, era l' ultima rampa a fermarmi e guardare le scale, arrivato alla porta la aprivo e immediatamente la richiudevo.
Andando via non avevo sentito il profumo che adesso invece trovavo, percorso il corridoio svoltavo a sinistra ed ancora per entrare in cucina. Trovavo mia nonna ai fornelli, altre volte al lavandino, o chinata a cercare qualcosa nel frigo. Sentendomi arrivare si voltava e quel sorriso riempiva le mie mattinate d' Estate.
Il mio cuore era caldo come il pane che le avevo poggiato sul tavolo. La felicità, l' affetto ed un segreto. Non le ho detto mai che quando ero fuori dal forno la vedevo affacciata al balcone a controllare che non avessi problemi. Questo suo avere cura di me in modo silenzioso mi lusingava, essere suo nipote mi lusingava. Io la abbracciavo e lei restava in silenzio, poi tornavo a giocare seduto in salone, ma pensando ai suoi occhioni scuri lucidi come l' ardesia percorsa dall' acqua.

Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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