08/08/15

Santiago.




       L' alba di un giorno normale, dove un sacco a pelo, un paio di scarpe e tanta voglia di andare via da me stesso, mi accompagnano lungo il crinale di una Estate che ha fiaccato lo spirito più che il mio corpo. Vagare negli ambienti saturi di questo asfissiante nulla, quasi mi soffoca, così come perdersi per interminabili serate umide alla ricerca di un refrigerio scomparso e di una consolazione che mi ritrova dopo essermi smarrito così a lungo. I dettagli di una visita agli antipodi di ciò che voglio restano impassibili e muti sulla soglia di un pensiero avvolto dalle strane forme, mentre una luce accende e vola via ricordandomi che la vita e' soprattutto altro, e non quella che resta rinchiusa nelle sagome dei sorrisi ad hoc e dei frammenti di poesia spezzati.
Evolvere! Soltanto e ancora una parola densa di un significato che ai più sfugge. Mi sto appiattendo lentamente sulla melmosa mediocrità di un caldo infame, e con esso sto raccogliendo tutte le macerie madide di vite inconcludenti, che ordinatamente in fila, io confesso, l' una dopo l' altra, neanche fossi il mentore di delusioni e fallimenti. Divarico le braccia in movimenti farraginosi, tentando di associare a quell' aperto tentativo di libertà quell' indole recondita che frana lentamente fra le volontà che si spengono ed il metodo, la scienza della ribellione nell' involucro di un corpo che desidera che arrivi il gelo.
Catene di polveri microscopiche avvolte da un concetto di massa vanno aggregandosi, così com' io che esplodo rabbia e schiuma, da un affannoso e sofferente corpo mi allontano, per poi tornare nello spazio di un respiro ad ascoltare sensazioni in me che sono ossigeno per le mie membra. Intanto la ferita lacera scivola via come una soluzione che si perde, e dentro gli occhi di un bambino scruto la sorpresa e quell' attenta paura che fu mia. Sollevandomi da questo stallo ipnotico dimeno il cuore ed il mio spirito rifiorisce ad anni luce da questa realtà. Diverso il luogo e diverso anche il tempo, sorge in altre parti ed obbedisce ad altre regole che furono recondite e di rispetto costruite. Nella facilità un incontro, e nella naturale bellezza la riconoscenza a questo dono ricevuto. Agli occhi miei che provano a sollevarsi per osservare altrove, agli impeti involuti delle atrofizzate parti di un tempo troppo spesso usato male. Comprimo ancora come se quel tatto che un tempo avevo adesso fosse inutile e deleterio. Sento che e' il tempo di vomitarmi addosso tutte quelle razionalità estinte che mi albergano dentro e' giunto. E pazienza se chi crede di comprendere in realtà non ha compreso, passi anche il fatto che una vita ha specchi per distorcere qualunque cosa che ci si ostina a non voler vedere. Come tanti satelliti ripetono ed archiviano dati di un mondo che osservato da lontano sembra un cosmo indefinito. Così e' la vita, e chi ha la presunzione di controllarla dovrebbe in realtà comprendere che e' nella Natura il non poterla governare. Per quanto si guardi, si scruti, si spii, se non si passa da un adeguato concetto di se stessi si rischiano rovinose cadute entro il nostro ego, e quel rotolare in fondo rischia di divenire consuetudine cui ci si abitua. Non voglio, scivolare e fare scivolare altri con me. Non sogno, perché i miei occhi aperti danno già tutto per poter riempire la mia vita di bellezza. Non credo, perché lo spirito si nutre di una stessa linfa che e' comune a tutti, e la differenza resta sola nel saper attingere per poi vedere tutto un pò più chiaro. Via da questa Estate malvagia, e questo umido che e' di mediocri anime. Spazio nuovo alla curiosità fragrante di una mattina invernale, dove le sonde ed i satelliti nulla possono oltre le perturbazioni, e il mondo intero ha il tempo e l' onestà per ricreare la sua storia in mille altre, ricucendo quella lacera ferita che il buon tempo porta via sognando di curarla ancora con il gelo e con l' aurora. Buon viaggio amico mio, evolvi, a prescindere dagli altri!


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved







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