14/08/15

Un esperimento umano.




          La fronte madida era stanca di quel fazzoletto oramai zuppo. Ad ogni nuovo passaggio come una lamina iniziava a graffiare ed invece di dare sollievo sentiva che quasi lo stesse ferendo. Il caldo di quei giorni era stato così intenso da cuocergli anche la fantasia, al punto tale che appena aveva potuto era scappato via per prendersi un po' di refrigerio, che purtroppo però non aveva trovato. Su quelle colline aveva guadagnato si e no qualche grado di giorno, ma almeno la notte riusciva a chiudere occhio senza arroventarsi e contorcersi su un materasso zuppo di sudore dove il sonno era stato a lungo soltanto un antico ricordo.
Quell' Estate era stata eccessiva in tutte le sue manifestazioni. Più volte egli aveva auspicato che arrivasse la pioggia, ma per almeno due mesi non se ne era sentito nemmeno l' odore. Abominio degli abomini, ci si scioglieva come se i liquidi corporei dovessero perdersi e ritrovarsi ogni giorno di sana pianta. Rinnovava bevendo e mangiando verdure e frutta, mettendo da parte per lunghe settimane la sapiente e mastodontica capacità di alimentarsi con gustosa carne e saporiti pesci.
Non c' era spazio per qualche pietanza che non fosse almeno in parte costituita di altro liquido da poter ingerire. E la birra ed il vino avevano lentamente lasciato il passo all' antico composto chimico che aveva sollazzato la specie umana prima dell' invenzione degli alcoolici: l' H2O.
Che grande invenzione l' acqua! Due particelle di idrogeno unite ad una di ossigeno e la magia e' fatta. Un fresco liquido che oramai non giunge più dalle vette dei monti, ma all' interno di involucri di plastica o di vetro, e che ci da la parvenza di nettare divino grazie solo ad un po' di frigorifero per abbatterne la temperatura. Aveva rivalutato totalmente quello straordinario elisir, tanto da rifiutare, da un certo punto in poi, anche l' assunzione dello stesso mediante le patetiche bottiglie di plastica, preferendo, per frescura e sensazioni, la straordinaria emozione di "tracannare" quell' H2O da bottiglie di vetro quasi congelate che al contatto col palmo della mano che le stava serrando, potevano divenire opache e far sciogliere quell' unica goccia di brina che arrivava fino al pavimento e che stava ben attento a non perdere.
Così come vedeva scorrere quella goccia lungo il dorso del vetro, il refrigerio si diffondeva per qualche istante all' interno della carotide per poi scendere giù, nel recipiente rinchiuso dalla gabbia toracica, e far percepire quel leggero mal di testa dovuto all' eccessivo divario di temperatura fra il suo corpo ed il liquido. Il tutto aveva giusto il tempo di consumarsi che poi, a suonare la carica, era di nuovo la temperatura esterna. Giungeva come un' onda lunga di marea ad avvolgere il substrato corporeo, ed una volta aggredita la cute, si accaniva scontrandosi con i livelli inferiori della pelle, mentre faceva rovesciare di nuovo in una lotta assolutamente impari, quel sacro liquido all' esterno del confine cutaneo, dando altro lavoro a quel fazzoletto pieno zeppo di sale che graffiava ed impediva agli occhi la vista se non nel distinguere nebulose forme.
Era curioso di comprendere quanto di quel liquido assunto si stesse già disperdendo. Se avesse potuto si sarebbe spogliato infilandosi in una bagnarola di quelle per raccogliere i panni che usano le signore quando la lavatrice ha finito. Ne avrebbe controllato il livello e senza dubbio si sarebbe compiaciuto di vedere rinnovarsi così tutti quei liquidi che persi si reintegravano riperdendosi. Un esperimento umano, in un recipiente, dove in realtà il recipiente alla fine diveniva lui.
E in quegli attimi dove il sudore esplodeva nuovamente mettendo il corpo di fronte alla triste realtà di quel caldo, le sue considerazioni inevitabilmente si spostavano su altri concetti, su altre domande. Continuava a ripetersi se quella dispersione e quel reintegro potevano ritenersi valide per il solo corpo, oppure anche per la mente. Tante volte aveva pensato a libri letti in passato dei quali ricordava solo parti, o addirittura soltanto frasi, chissà se quel liquido di mente usciva disperdendosi come il sudore oppure se quello che rimaneva all' interno, trattenuto, si sarebbe utilizzato in una fase successiva come aspetto propedeutico alla crescita.
Aveva cominciato a considerare il suo corpo, ed il conseguente drenaggio della sua cute, soltanto come uno scivolo di flussi inutili ed un filtro entro il quale rimanevano brandite soltanto le cose necessarie. E' così che "Il pozzo e il pendolo" o "Metzengerstein" di Allan Poe, oppure la tematica di Pirandello sul "sentimento del contrario" diveniva acqua fresca trattenuta entro la cute che non l' aveva dispersa; e lo stesso poteva valere anche per "Charles Du Roy" di Maupassant, la battaglia combattuta da Gaio Giulio Cesare ad Alesia nel 52 a.C., i "Manoscritti di Qumran" ed i "Vangeli Gnostici" affrontati e analizzati da Elaine Pagels; ma lo stesso discorso poteva ampliarsi agli scritti di Lao Tzu, come ad un quadro di Caravaggio, che so, "la decapitazione di Oloferne", come all' emozione che gli aveva dato osservare "Amore e Psiche" di Canova, o "La pietà" di Michelangelo.
E lento il movimento di un' acqua trattenuta all' interno soggiogava gli intenti e riabbracciava uno status quo dello stesso individuo verso il quale esso stesso stava prendendo coscienza. Aveva perso pagine ed istantanee di una vita fatta di momenti pigri, ma come il Bolero di Ravel aveva cavalcato i suoi giorni rimanendo assolutamente lucido su ciò che lo aveva rapito e ciò che come il sudore sarebbe andato via svanendo come "lacrime nella pioggia".
Tutta la sua vita, d' un tratto, stava diventando un amalgama di citazioni, dentro le quali ci aveva pescato anche un po' di cinema e di colori pastello, che come in un film di Amos Gitai, per la verità nemmeno bellissimo: "Kippur", aveva cristallizzato il senso di un amore fatto fra la guerra, su un lenzuolo bianco, dove i due interpreti si avviluppavano in esplosione di vernice colorata per poi, raggiunti gli orgasmi, stenderlo e metterlo ad asciugare come un dipinto dei due corpi in movimento.
Sollazzo della mente, per la quale non esistono ferite e laceri passaggi di tessuto. I colpi inferti restano più subdoli ma se ne conosce il prezzo e la vastità soltanto quando attraversati dall' esperienza nel momento in cui ci si presenta il conto. Come un candido colpo di stiletto bruciano, e quello stesso liquido che prima ci lasciava ricordandoci del caldo adesso ci rinfresca, pensando ad un estetico traguardo abbandonato su di un ciglio di una strada mentre quel foraggio per la mente scorre giungendo ad un libro tutto suo. Cardini come le note di un "Cigno" ansimante ed ormai giunto alla fine e Tchaikovsky prepotentemente appare, appoggiandosi a quell' Eugenio Onegin di Puskin, di cui proprio quest' oggi ammiravo in un quadro un duello, e tornando di corsa a quel "Cigno" che riaffiora morente fra le note di un gruppo che un' amica mi ha fatto ascoltare e la scena finale di "Warriors - I Guerrieri della notte", dove invece, simbolicamente lo stesso cigno, "Swan", risorge, uscendo da una notte dove tutta una città ha provato ad ucciderlo. Bizzarri destini di una mente il cui sudore disperso e' solo nettare raccolto nella bacinella di una signora che ha appena steso i suoi panni...un esperimento umano.


Roberto de Sanctis - All Rights Reserved

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