21/08/15

Pindaro.




     Quanta polvere ancora nei polmoni. Quante piccole tracce di una lotta interminabile che si rinnova. Aveva saggiato il tempo come cura ma non e' bastato, perché adesso il passato e' lì, fermo, che riaffiora, e tutto il tempo andato gli presenta il conto. Nauseabondo circolare fra le storie scure ed i ricordi, mentre l' attività primaria di questo momento e' sospesa per far spazio a quella corta traccia di Blues. Almeno pochi istanti, appena degli istanti, per fuggire da tutto quel che serba in una nicchia di trascorso, e che non vuol vedere anche se deve.
Scivoli lunghi delle note perversamente accarezzano, sospendendo il nero di fuliggine che attende fra le righe di un riassunto. Ansima e crede, vedendo degli attimi dispersi, di poter soffiare via tutto quel fumo, ma l' arduo onere si impossessa delle sue volontà fra la densità avversa ed acre di un disegno che si sparge fra le note di un epilogo sognato. Bisbigli e l' interrompersi di un nuovo suono lasciano metri di insindacabile catena al tempo, che come un obbediente cane resta li tentando di ricevere dei complimenti e un po' di cibo.
Serpeggia fra i mattini di cenere quell' afosa insonnia che disperde e che dipana. Fra gli occhi e le fessure albeggia, ed in quegli strani luoghi della vista stanchi, altro fumo misto nebbia si condensa. Creature di cupa rabbia e calori sconosciuti avvolgono fino a saggiarne resistenze e confinati limiti. Nell' orizzonte invisibile si staglia quella palla di luce che riaccenna il giorno, e quasi osserva, scruta, fino a riconoscere quella sua antica vittima nei suoi ricordi e nell' interruzione di un condotto di esistenza che si scioglie. Mistici istanti che come scuri flagellano impedendo di respirare. La soluzione di continuità più non esiste, e nella madida alcova fra le reti ed il fogliame osserva lei, rimasta ferma come se priva di vita in una scossa parabolica fra il sogno e l' incubo esploso di calore che la attende. E' comunque bella, anche se quel volto inespressivo e sofferente le distruggono quella sensualità trovata. Fra i seni ed il tessuto candide gocce di liquidi, gli stessi che sulle tempie le bagnano i capelli in una strana ventola di sensi e di feroci ambigue intensità che mi trasmette.
Il cordame la sospende come il tempo, e al tempo torno pensando nuovamente a quelle note andate via per poi trovarsi in un intrinseca spirale di violette e lucida cera. Nebbia, come pareti e come nera pece, comprime e aggrega, per poi rilasciare l' umido come quando seduto ad osservare una riva lacustre le barche apparivano anche capovolte. Nulla muove e nulla al contempo e' mosso, tutto resta sospeso in quegli attimi di fuliggine che mi cercano e che la cercano creando vortici di sovvenute antiche spire e resti di un passato andato via che da lontano riemerge liquido come un deja-vu in un istante che di concreto non ha nemmeno il tattile senso di un palmo di una mano che accarezza l' acqua dopo essersi chinato e che la inghiotte. Scenografia di un tempo imo, sipario di una musica che come cantilena mi ricorda i passi che dovevano sembrare estesi. La nota di un diapason riassetta il tutto ed in una maschera di oblio, nell' abbandono delle cose sommerse riesco ad elevare quelle sospese e che galleggiano, affidandomi a quella stessa barca che vedevo sottosopra e che adesso posso scorgere nitidamente come andata. Pertanto al risveglio soffro e soffre, pertanto al risveglio io la abbraccio come se nel dolce cammino fatto insieme appaia nuova strada ove la nebbia e' rada e dove la fuliggine sembra essere lontana.


Roberto De Sanctis - All Rights reserved

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