18/10/14

Confuse.




    Tace mentre scivola via lenta la notte. Fuori la pioggia cade densa come fango. Sarà forse la cena pesante o forse è il pensiero di cosa sarà domani ma non riesce a prendere sonno. La tazza è colma di una tisana bollente che diffonde profumo, ma gli occhi suoi sono fissi sui vetri della finestra che guarda all' esterno. Il davanzale è di gelido marmo, forse il calore o forse l' umidità annullano la possibilità di vedere, dunque una mano passa a raccogliere acqua. Rimane in piedi in quei pochi momenti che l' umidità impiega a riappropriarsi del vetro, poi di nuovo una mano che passa.
Strana malinconia nella mente, e i pensieri viaggiano attraversando il passato. C' è nei suoi occhi e nel cuore. Capire cosa successe senza analizzarlo, senza dividerlo in scomparti per riflettere su dove si sia persa l' opportunità ed un confine stabilito fra l' amore e la noia sopraggiunta. Come quel fango che scende via il freddo si impossessa di tutti quei momenti singolarmente, spezzando la routine di quello statico periodo dove egli esplora, dove egli affiora. Le luci sono esplosioni di nuvole, quei lampioni di cui non si vede la fine al terreno sembrano aliene, come sospese sollevano polveri d' acqua. Edifici come colonne, analisi del prospetto ed i confini si dilatano metrici. Giova un sorso di liquido caldo per uscire dal torpore che l' oblio consuetudinario incatena. Crepitii di grondaie accompagnano piogge a caduta, persiane socchiuse come le idee lasciano entrare un lago nero di pensieri di ieri. Un luminoso cielo assume toni violacei per poi scatenarsi in un gutturale suono cupo che sembra vomitare e poi ringhiottire ciò che fu. Scende insieme e gonfia canali e rii, agglomera suggestioni fuggendo dal vissuto reale per gettarsi in un' alba che dal viola insedia l' arancio. Madido di sudore e di sabbia, carico come un masso, una pietra dai contorni di nuvole salmone. Si accorge che è quasi giorno, pizzica e poggia, sfiora e si cuoce con quella tazza che adesso è più fredda. Adagia le labbra sul vetro ed un simbolo pioggia protegge. Si lega all' elemento trasparente affinché possa credere anche solo per un istante di poter uscire e riuscire ad essere tutto. Ciò che ha osservato adesso lo vede, solo adesso che è giorno l' entità eletta che lo stava guardando si apre, e dei suoi destini incontra il sogno di quel che si aspetta. Pensarsi attraverso le cose, un riflesso è un pensiero, un riflesso è uno specchio, un riflesso è scoprire se stesso.

All Rights Reserved - Roberto De Sanctis

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