02/08/16

Di Grazia, Grazie a Dio.




           Ci si abbandona all' informazione come ad un virus che si diffonde e verso il quale non si trova antidoto che possa salvare. Nel novero dei dati che ci vengono proposti, elaboriamo quello che e' possibile elaborare perdendo di vista spesso il resto delle cose, tutto quello che ci interessa meno, come se una iride dentro al cervello focalizzasse il centro perdendo dell' immagine il contorno. Come un contorno che si vede male l' Opinione permea ed invade, impedendo al nostro sguardo di centrare bene la notizia così per come e'.
Violacee intenzioni e laide alternanze fra le varie servitù ed i satolli ventri. Comprati scribacchini fra le selve di operai proni e fra l' inchiostro di una stampa che non ci racconta ma ci dopa. Li vedo tutti insieme in grandi uffici a confrontarsi su quell' ordine che han ricevuto, e successivamente adoperarsi come automi alla mercé di chi ha un telecomando e che su quei pulsanti preme. Faccio io! Faccio io! Io sono già pronto. E tutte queste melmose esistenze si rincorrono per ben figurare. Tante formiche in movimento sulla merda, dove un moscone passa e ci si appoggia per poi volare via e per ritornare ancora. E loro a chieder grazie dentro al fetore vergognoso di uno sciame per mendicare un pò di caldo impasto da portare nella buca.
Salva l' apparenza col vestito della sera e con la giacca, monili di vario tipo ed orologi, e anche bracciali. Tutto per andare a spolverare quello schifo che ferisce la cute ed il confine di ciò che si e' disposti a sacrificare per reclamare un qualche spazio, per mendicarlo e per essere disposti soprattutto a raccontarlo male.
Dove sono i padroni sono i servi, e dove Cronaca abbandona e lascia, l' Opinione monta. Via da tutto ciò, restando in silenzio e rifiutandosi di scrivere qualcosa oltre il concreto fatto che poi sia focalizzante e libero da tutte le sue congetture artificiose. Via dai mendaci messaggi che al passaggio del padrone vengono ascoltati e replicati minuziosamente. Quel pò di pane rappreso, se bagnato e' anche mangiabile. Magari una "comparsata", una breve apparizione in una scatola rettangolare con le notizie scelte bene per non far comprendere, o confondere, che scorrono alla base.
Regala una notorietà che e' tutto fuorché regale. Un premio e questo nuovo appuntamento, denso di congratulazioni con colleghi che ti danno pacche sulle spalle come fossero mannaie e lame di siche. Bravo! O brava! Ce l' hai fatta! E via a sciogliersi in bile il cumulo di invidie per questo sentimento rancoroso che ti ripaga dello sforzo fatto con la lingua poggiata sulle terga sporche del padrone a fare avanti e indietro, e che a nulla e' ancora servito per coloro che in questo istante si van complimentando ma che solo forse arriveranno dopo.
Della buona erba ricrescerà usando quella merda come concime. Fertile terreno sul quale costruire altra menzogna, fino a giungere all' elevata massa di letame che cosparge e colma il terreno dei suoi sali minerali e di quell' humus che per molto tempo hai solo raccontato di vedere. Ne diviene parte integrante, e sollecitandone il movimento come fosse un ramoscello che la penetra, rilascia quel terribile puzzo che ci ricorda i passi fatti da formiche scarsamente igieniche e che se ne fregano di cosa debban calpestare pur di giungere alla meta.
Ricordo ingerenze per il dovere di Cronaca, e ricordo l' Opinione al posto della Cronaca. Un surrogato che con facilità sostiene raccontando parti e non il tutto, mostrando un taglio e non l' intera forma, Fiaccando l' anima di chi non sa ascoltare e che non vuole o non ha tempo. Il tutto condito da quelle locuste e quelle mosche ancora, che dalla merda si innalzano operandosi per essere giudizio e lecita domanda. Un inviato fra le trame di una ragnatela, impotente con il suo padrone al punto tale da venire meno quando il suo cliente chiede aiuto o, come preda, in attesa di essere avvinghiato fra le fauci di una falsità che non si deve denunciare.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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