19/03/16

Nello sguardo.




       Crudi come le ossa rimaste a terra di un animale dilaniato dai lupi, siamo alla mercé delle intemperie che finiscono il lavoro asciugandoci nel midollo e togliendo anche l' ultimo centimetro di una vita della quale oramai resta soltanto un tiepido ricordo. Andate in scena le ultime mediocri imitazioni di scintille vive e di quei movimenti isterici che ci guidavano adesso stiamo aspettando, e maniaci ed un po' sadici, cerchiamo il dolore puntandolo di faccia per schiacciarlo o per lo meno per provarci. E' solo allora che il feroce impassibile muro delle ovvietà trionfanti schiacciano tutto ciò che ci distanzia dalla stanca routine. Le nostre voci, fuori dal coro, come polveri agonizzanti in un ambiente privo di ossigeno dondolano stanche per cadere a terra, come coltre e come matassa. Al resto pensa l' istinto e quella ultima vaga convinzione di crederci altrove, sibila impotente e resta passivo, immobile, dentro un barattolo di miele acido che appiccica e che ci tiene dentro le sue muffe. Calvario delle maschere cadute misto a oblio. Corde e tendaggi di un sipario obsoleto fra le travi di legno che stanno per cedere. Immondizie senza differenziata fra le idee sommerse da un' onda anomala composta di amalgama di laida noia e prestampati atteggiamenti. Dove sei finita concretezza? Dove tramonta il sole della schiettezza e della pura coerenza. Tutto si muove come fossimo su un grande Tagadà, dai fogli scritti e poi volati via, fino al più folle dei rogiti senza notaio. Vendono e vendonsi se stessi ed altro, finché il confine al solito orizzonte non cosparge di tramonto oscene ombre celate di ciò che si poteva e che non e' avvenuto. Scosse e pressioni assestano fra le mentite spoglie i suoni e quelle scie che li accompagnano. Mutanti e bestie nei recinti si comprimono cercando spazi d' aria per poter sgranchirsi. Violente polveri si sollevano ai primi scatti d' ira fra le aride campagne offese da quel calpestio continuo. Sono via da tutto ciò, ne sono consapevole come so pure che quell' osso a terra e il suo midollo e' morto in tutti i sui rigidi e cupi aspetti. Intensità emotive mentre guardo alcuni occhi ancora mi emozionano portandomi in un attimo ad altre latitudini. Certo di possedere una strana ubiquità in grado di attraversare oltre lo spazio il tempo, sono attento con distanza alle vite degli altri poggiandomi sulle fragilità che erano mie e di chi non ho sconfitto mai per odorarne i margini delle intuizioni ed esplorarne i limiti. Intere praterie di artemisia essiccata e lasciata lì a prendere luce, fra le rovinose capriole di un soggetto poco sereno, salto negli occhi di lei per poi incollarmi ai suoi pensieri ed ascoltarla. La scruto timido, fra altre copiose maschere, fino a massaggiarle l' intelletto e l' anima, e in quell' esatto istante io mi assento al mondo o e' viceversa. Tutto mi abbandona e tutto resta in stato di abbandono, suoni e sensazioni tattili svaniscono per sentire un sordo completo interesse nei confronti di quel che l' anima di chi ho di fronte sembra voler dirmi. Liberi l' essenza e esplodano le farinose volontà da quel compresso regolare mondo in cui le ha chiuse. Sorga come il sole che osservava ed affoghi in una pinta di schiumosa birra. Fino a far sentire i crampi quella mente per lo sforzo, affiori, e poi ritorni, perché ciò che si mostri sia altro, ed assolutamente anch' esso altrove da questa noia che ci insegna i giorni in questo tempo. Oblunghi cieli e vorticose spirali dentro i flutti di un plumbeo mare. Mentre quel Margarita mezzo vuoto disperdendosi fra quelle onde si riempie fino all' orlo di un salato nettare ch e' in movimento. Vertici di una individualità che si ritrova. Pressioni sconosciute che ci avvolgono facendoci interagire sulla base di interessi ed ordine assolutamente non analoghi. Crude ossa. I viaggiatori sono i peggiori, coloro che sanno di poter vagare frammentano i loro tempi cospargendoli di soste per farsi inseguire da quella noiosa routine. Altri posti ed altre intersezioni fra le vite altrui. Sciami cosmici dentro una sola bocca e nello sguardo di colei che vedo pietra e voglia di non ascoltare per abbandonarsi all' indeciso sogno di un insensibile inconcreto spasmo di una notte asciutta. Continuiamo pure così, del resto, e' vero o no che la mia vita e' trasversale...



Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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