03/12/15

Il viaggio di un' idea dentro un istante.




        Le idee prive di scheletro non si sorreggono da sole. Esse, senza supporto, si appiattiscono su loro stesse per poi dilatarsi sul terreno e precipitare in basso, in attesa che qualcuno le raccolga per rielaborarle e tirarle su di nuovo. E' così che, in assenza di un essenziale sostegno, esse si disperdono come parole dette o come tanti dei momenti andati via. Sfuggenti, mentre una foto sigillava. Ma in quell' istante esatto il flash che non funziona, invece di disperdere o dilapidare, impianta in altri alcuni dei pensieri, costruendoli sulle macerie dei pensieri propri. Una feroce mano di vernice oscura il senso di un' idea che ai più sembrava folle e che accarezza, asciugandosi nel tempo che attraversa come un' arida escrescenza di polveri essiccate e messe lì di lato. E in tante piccole esplosioni dei colori si rimescolano a ridonare intensità disperse a quella trama. Come fili da un gomitolo di cui si nota il principio, così le essenze di un tessuto sottile giungono tese e come corde pizzicate producono il canto dell' aria, e quasi come fosse il vento in una gola di sforzati echi.
Bagliori illuminano vani chiusi e cupe steli restano in quegli attimi di luce sopite garantendo nuova eternità dentro un istante di chi le sta osservando.
Nuove idee che si sollevano adagiandosi al costrutto, che come nuove ossa si compongono a protrarre quella voglia di pensare differente dentro un clima di sorniona levigata noia. Racconta di una dea della racchiusa stella, che solleva e che sostiene dentro un acido solerte sguardo di un pensiero nuovo che raggiunge senza mai fuggire via. Come un impianto di traverse e pietre angolari, sta prendendo forma e finalizza quella sagoma che in un disegno agisce e mostra quel suo intero repertorio di nozioni e danze immaginate, vigliaccamente sfiduciando il senso, dentro un vortice di sopito desiderio di pensare andato via. Allontana le crude scelte fatte per assecondare le altrui sostanze, rapendosi dalla sua ritta schiena e chinandosi a quella accolita di esseri che la mente può produrre per avvicinarsi a chi non rassomiglia. Come cristalli di salgemma affondano per poi riflettere e replicare immagini in un infinito, così lo spazio di un' idea resta celato per poi diffondersi come in un' esplosione che deflagra. Ascoltano le musiche stonate e lo stridere del ghiaccio sulla lama, mentre curiosi ciottoli accarezzano quel suo metallo lustrandone quel filo che in quell' attimo si scorge.
Sciami, altro che sciami. Nebulose polveri che si avvicinano per poi riprendere quel che notava. Ruderi e rovine di un destato istante che risveglia nella luce di pressioni minime e flebili costanti battiti.
Sondano il terreno dove il pensiero dilatato e' poi raccolto, e in una gabbia di strutture rigide lo cinge impedendogli andare via. Nuove escrescenze e livide poesie, pennelli madidi ed inchiostro sulla carta che si tinge. Lo vedo mentre scivola e va via per poi finire impresso come fosse immaginato.
Riaffiora, come della clessidra antica il tempo conta, come l' innamorata musa canta, come la voglia stridula che monta, come la mano sfiora e resta attenta.



Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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