18/11/15

La libertà che brilla.




        Mi assento spesso, e accade anche da me stesso. Per poi tornare a getto, e un nuovo impeto travolge come un fiume in piena. Così le cose, che come vanno arrivano, ma sempre inaspettate, e con sorpresa io raccolgo oggetti levigati cui non so dare una forma.
Cosa significa se accade...e se succede, e' mai per caso? Come una liquida malinconia che mi attraversa, osservo splendere la goccia di rugiada in mezzo a quello strano effetto che mi fanno le notizie altrui. Soggetto a quella sola parte interessante che accompagna, con egoismo mi disinteresso del mondo che pur mi lacera, fra morti ed esplosioni poco chiare.
Ma in tutte le deflagrazioni c' e' la mia, la più insistente, che non e' un fulmine ne un lampo, ma che fa contenere vuoti di animo compressi come fossero di antimateria.
Risorgive e risacche di tessuti si ammassano per cautelarsi dagli effetti di sorpresa. E torna quella sensazione di quel libro antico impolverato dove ho letto la mia vita in altro tempo. Dove tutto e' già stato vissuto, e di cui resta al tempo mio solo un lamento.
Sordo rumore lontano di una via che ho già percorso e come pagina già scritta non c' e' andata per chi e' solo di ritorno. I tremori di una foglia mi ricordano che la passione e' tutto fuorché statica. Dimena quella foglia come succube di ambito mostruoso, per lunghi istanti il vento la accompagna mentre l' albero la cinge a se che l' ha voluta e che la vuole ancora.
Partire e andare via soltanto per morire sul terreno. Lo strano fato di una foglia, e come foglia anche io mi agito nell' impunita storia in questo luogo e questo tempo. Lacero nei tessuti di un vestito oramai liso, e dentro l' anima complessa di una storia che non e' successa a me, ma mi riguarda.
Fra le foglie secche adagiate sull' asfalto, qualcuna vola via, placida o con grave diversione, fra queste madide folate di umido, qualcosa si risveglia nelle strane pareti e porta le mie mani ad allenarsi nuovamente nel dipinto di una soglia antica che ritrovo quasi come fosse andata. Sciolti i colori e stesi, senza assoluta tecnica mi immagino percorrere la tela della vita come fosse quella mia.
Fra inciampi e sollevate fra scudi e spade, fra braccia tese e voglia di aiutare chi non ha ancora capito. Sciolti da diluente e salubri passeggiano su quel tessuto, incrociandosi con la maestria assente di chi ne può scrutare l' anima attraverso. Robusto legno sorregge una dozzinale tela fino a trascorrervi l' intero scorso che riaffiora. Ancora un fiume, ancora un' altra ora, si dota della necessaria curiosità di chi vuole scoprire, ma al fianco si distende un vecchio saggio che ricorda anche le cose andate via. Sciami di sismi lontani interessano le cose nostre come fossero accaduti accanto, mentre la mia giornata guarda e l' attraverso come foglia che si dondola sospesa per cadere e andare via.
Cosa credere? Cosa pensare? O e' meglio evitare di porsi domande? Pensare alla scossa senza occuparsi di cosa l' ha provocata. Rispondo tacitamente assentandomi esattamente in quell' istante. Vedo le mie lacerazioni apparire sui volti di altri che noncuranti anche se preparati se ne vanno verso una realtà che e' solo ovvia.
Flette l' asse della bussola inventata, mentre strugge e porta avanti il conto di una molle livida realtà. Il passo incede come un paziente che deambula in un ospedale, ma la corsia e' per chi non ha rimedio e chi non sa più cosa cercare. Tremule corde di una nenia che addormenta, determinate ore, e pasti che si officiano come sentenze o messe. Il cuore batte e siamo in grado di ascoltarlo, ruggisce e non e' sazio di comprendere le strane informazioni. Filtra col passaggio di un setaccio buono di complessa verità, entrando in contrasto con quello che ci stanno disegnando addosso, addirittura dichiarano guerra a quell' abito di menzogna preparato per quest' occasione.
Crepitii e briciole di libertà noi le lasciamo a terra, come quei corpi fermi e gelidi di quella notte brava. Le corde dei nostri tessuti sono spezzate e non possiamo nulla fra le vigne di questo casale ormai distrutto. Dunque restano gli sciami ed i ricordi, che come tali giungono dal mio passato di egoista, che come incudini mi pesano sul cuore, ma come ali di gabbiano mi sollevano portandomi lontano da questo dolore.
Riflettere e' pensare, come se ci svegliassimo da quel torpore replica che somministra il tempo. Follia del vento e quella foglia a terra mi ricorda che per ogni foglia sola sempre un albero mostruoso e' stato madre. Vagiti di suoni e strani rumori ancora echeggiano come per raccontare che non e' così, ma mentre provo a definirli, a dargli forma, il quadro di quegli altri e' già sul tavolo per essere osservato mentre la tela mia rimane ancora col passaggio di un pennello che distende altro colore da far essiccare.
In quel tratto di pastello ascolto, e nello stesso tratto vedo che la vigna rigermoglia pronta per la nuova libertà. Assaporando il vento, io nel vento confido affinché possa brillare ancora quella goccia di rugiada che per un istante sulla tela adesso riesco ad imprimere come se fosse stato lì da sempre.



Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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