05/09/16

Il popolo mangiato dalla polvere.




           Dove va a morire la Persia? Affonda nelle isole del Mare Egeo oppure si annida fra le maglie sottili di un arazzo rifinito con dei fili d' oro appeso a un muro? Ne delimita il confine il Caucaso o raccolto nello scrigno di quel Medio Oriente raffinato più del suo petrolio? E lunghe carovane continuano a sciamare come se in un altro tempo si potessero cercare nuove Vie. Solcata quella vastità di rudimenti e delizioso fascino, viandante si abbandona al fresco di una notte mite per cullare desideri silenziosi dietro gli angoli più angusti di città ammassate, polverose e di randagi che sia arrangiano inseguendo qualche cosa da mangiare.
Nuda noia al momento del thè, quando quell' alito di vento arriva per incontrare le tonalità soffuse di quel giallo-arancio dei palazzi bassi, con tutti quei finimenti che come sentieri sono in grado di far perdere ad un occhio poco attento, e come medicina mischiano e raschiano i pensieri come fosse un elisir. Nel rumore di un brindisi che sbatte dei bicchieri gli uni contro gli altri, l' ambra ed il fumo di quella bevanda si mescolano ad un tramonto senza eguali, miscelandosi fino a riempire tutti gli occhi, andando persi un sorso dopo l' altro, ed affogando nella sazia sagoma che fa il confine.
Gli archi e una locanda assicurano un ristoro tranquillo, mentre la notte giunge piano coprendo quel che del cielo era rosa e arancio e adesso sfuma via. Inerzie del tempo che passa e meccaniche disciplinate azioni che stancamente si ripetono in questa ossessiva routine. Un nitrito e poi un altro, giungono rumori dal caravan serraglio, ma il calore del tappeto scalda i piedi nudi e i rudimenti di una vita semplice di cose appena sufficienti. A qualcuno basta. A tutti sembra bastare. Mentre quel fumo che era thè adesso quasi onomatopeico si trasforma in rumore. Tutti quei dadi che corrono e quelle pedine appoggiate sul piano di legno a triangoli. Una ossessione quel gioco, e mentre i più sono alle prese con il qalyan. Agli angoli qualcuno mastica le foglie di qat di contrabbando cercando di non farsi notare, ma mansueti ed assonnati assistono alla scena essendo quasi pertinenti a tutto il resto, oramai alla stregua di una nenia.
Il giorno corre veloce seguendo la curva del Sole. Le ore dove e' più alto ci si ripara per non essiccare o bruciare le idee. Racconti in lingua antica che appena comprendo parlano di gente istupidita dal calore, gente che e' vissuta andando via la notte fra code di farneticazioni, di racconti ed urla per non ritrovarsi la mattina su quei materassi di iuta o quei tappeti che li avrebbero potuti accogliere, e che ne avrebbero potuto accogliere tutti i pensieri. Candide canaglie il popolo mangiato dalla polvere, andati via dall' esistenza senza degna sepoltura, eppure ancora lì a rappresentare tutto ciò che di incrollabile in un uomo cresce dondolandosi fra il tempo e il proprio arbitrio. Fugaci lampi di un cielo stellato che segnano misura al sogno accarezzandosi nel viola cupo di una celere burrasca che si affaccia all' orizzonte. Così come i colori dei tappeti e quei nitriti scosse dentro il caravan serraglio. Nodose mani aiutano a cercare dentro i sogni quell' esatto istante che riesce ad irrorare le meningi e che come una cometa cade dritta dal soffitto sulle nostre fantasie di libertà.



Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

Nessun commento:

Posta un commento