25/07/16

La disciplina e il ricordo.



           

                  La magnifica quiete di queste valli. Il silenzio.
Dove le riflessioni, il tempo che occorre e' lì da prendere, e basta per tutto.
Dove una visita allieta, e dove un simposio all' ombra di un fuoco può legare per sempre.
Dove lo stesso fuoco ci fa ricordare come se tutto fosse rimasto lì esattamente com' era, come se non ce ne fossimo mai andati via.
Il nostro specchio e nei volti di chi resta a vigilare. Guardiani della luce e dell' alba.
Affondano le radici e orgogliose si nutrono di quella pioggia e di quelle sorgenti che alimentano questi monti.
Che questo convivio non sia soltanto un convivio, ma anche e soprattutto uno scambio.
Come se la tavola si elevasse, portando con se un po' di brace e quei piatti da cuocere ancora.
Serve a rinsaldare e a gridare una volta in più, se ce ne fosse bisogno, che si può, si deve reclamarla.
Reclama e pretende l' appartenenza a questi monti schivi, dove anche il silenzio talvolta ha la suo eco e la sua voce.
Dove alcuni cavalli al pascolo possono insegnare i ricordi, il naturale abbandono solo a ciò che e' effettivamente necessario.
Ove e' lo stesso concetto di tempo ad attraversarci, e resta lì, come se ormai noi non riuscissimo neanche più a riconoscerlo.
Cammina veloce chi adesso e' lontano. Altre abitudini, altri impegni, e si sa, l' essere umano plasma se stesso in base alle sue esigenze.
E' per lo stesso motivo che quel cordone, ritenuto talvolta lacero, alla fine riesce sempre a ricondurre dove la strada fu costruita dal solco.
Come una gestante che da alla luce un bambino, oppure come una nonna od un nonno che scalda il suo cuore osservando i nipoti crescere.
Tutto attraversa ed il passaggio e' lieve e ci rallenta riportandoci all' inerzia di quei tempi andati via.
In questa terra l' impeto e' proprio solo del freddo, di un freddo vero e del vento che sferza, e che accompagna quel freddo.
E' buona abitudine resistere a tutto senza prestare il fianco o farsi cogliere impreparati.
Come se fossimo ciocchi di legno accatastati, provvigione per l' Inverno, pronti ad ardere e scaldare mentre si accompagnano altre provvigioni per sedere al tavolo in quel solito insieme ritrovato e ricordare.
Consumando pasti ed accumulando riposo, oltre allo stesso tempo. Recuperando per far si che poi si torni a riafferrare quell' essenza e queste stesse valli, che poi le stesse non sono mai.
Esse mutano in maniera impercettibile, ed in un buon bicchiere di vino, ed in qualche grasso sorriso, se ne vanno via dentro l' inconscio che in quegli stessi bicchieri macchiati di rosso si riflettono e ci percorrono come noi crediamo di aver fatto prima con le stesse.
Anime trascorse e violacea traccia di quell' uva che ci offusca un po' le menti.
Ci costruisce semplici sorrisi. e una gran voglia di lasciarsi andare e di tornare ad essere lievi.
Senza le curiose abitudini e senza quelle solite sarcastiche illusioni che ci costruiamo per poi crollare ove non c'e' lavoro e delle buone fondamenta a sostenerle.
I monti insegnano la disciplina della fatica e del rispetto. In essi tornare e' gioire del ricordo da la nuova spinta per quello che sarà a venire.
Cercando la vita in lunghe passeggiate, ascoltando quello che la corteccia degli alberi ha da dire, e che il vento al passaggio fra le fronde le stesse fa suonare.
Cumuli di foglie che son funghi. Lepri che attraversano la strada. Grugniti di cinghiali oppure ancora nuova mescita apprezzata.
Ed in questo clima di risvegli compie solenne il passo al suo tempo e ne rallenta il movimento.
Leva ancora un' altra volta il calice a toccare il cielo per celebrare la ritrovata unità che fa percorrere la stessa strada.
Durante l' anno non si perde, si accantona e mette via, per poterla cogliere di nuovo quando il giusto tempo ed il riposo arriva.  


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved

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