15/06/16

La passione dei primordi.




            E se mi leggi lo capisci che stasera penso a te. Anche se non ti ho mai toccata come avrei voluto e come avrei dovuto. Ci sono cose che rimangono dentro custodie spesse come gli anni e si conservano dentro il calore che monta pensandole di tanto in tanto.
Una di queste sei tu, donna insolente che mi sei apparsa come fossi concubina. Hai avuto il cuore di chi osa senza averne il fegato. Ti avrei guardata aggredendo i tuoi capelli per raccoglierli nella mia mano, e questa e' la sera adatta per tutto quello che fra la testa e l' assoluto isterico abominio della parte pubica adesso mi sovviene.
Un collo da leccare e da odorare, con le rotondità di una chiglia esposta come quando la nave e' in rada, con tutte quelle fasce lucide che mi facevano desiderare di arrivare a morderle mentre con l' altra ad esplorare le fattezze delle carni e assaporarne al tatto il palmo e il dorso mi eccitava.
Sagoma da sovvertire e possedere. Agitarsi e poi concedersi, ma lentamente, abbandonando forme e ferendosi di liquido calore e desideri fra le frange di un attonito tremore muscolare.
Scosse, tante piccole scosse, che come cime e vele, ora schiave del vento tirano una nave senza timoniere né timone. Ma quell' idea di starti fra le cosce ancora non va via, di assaporare il gusto di una pelle lucida che ancora mi tortura, immaginando cosa sarebbe se in quel contesto avessi agito come suggerivano gli eventi e non com' era ragionevole pensare.
Persa nei meandri di un bon ton che non ho mai avuto e' oramai la ragionevolezza. Ciò che resta e' un odore che ricordo appena, di quando ti fermavi e quando quel lurido abbraccio aveva il tempo di scrollare dalle mie pulsioni il ribollire del mio sangue. Durava qualche attimo di più, giusto il tempo per concedermi di separare ancora quel labile inutile spessore fra la pelle e il sangue che mi corre dentro accelerato.
Cingerti a me se ti divincolavi per andare. Tenerti fra le braccia fino a farti cedere, fissandoti negli occhi cercando di spegnere il riflesso con quel fuoco che lo sguardo masticava.
Tutto il tuo corpo finiva per abbandonarsi. Mentre ti voltavo per aggiungere ai nuovi pensieri ancora brace, ti prendevo il collo, stringendolo il giusto fra le quattro dita e, misurandolo col palmo della mano, mentre toccava al pollice percorrere volgarmente ed in maniera grave il perimetro della mandibola, anche lei abbandonandosi piano alle mie cure.
Io la scrutavo bene, aspettandone un' esplosione che con il freddo soffocava nuvole di soffice respiro, mentre dal fianco destro, che avevo imprigionato nella morsa per far aderire bene le rotondità del tuo eccitante culo al mio sesso, d' un tratto abbandonava per salire, il dorso della mano, e sperimentato il fianco si voltava divenendo palmo sulla pancia e poi sul seno.
In quel momento anche l' immaginifico ricordo voleva andare via, perché tenendo nella mano e palpeggiando la rotonda ghiandola, sentivo il cuore tuo aumentare i battiti, e quasi esploso ricacciava dentro con torsioni e spasmi il tuo torace, mentre il respiro ti buttava avanti favorendo ancora una migliore conoscenza fra le mie protuberanze e le tue natiche.
Ed e' così che in una frenesia di movimenti schizofrenici cercavo di rimpossessarmi, istante dopo istante, di quell' anca che a tratti continuava a dimenarsi tentando di sfuggire, per poi concedermi un altro passaggio sull' erotica pancia e sulle tue tette, sfruttando tutti i tuoi attimi di cedimento, e cercando di sfiancarti al meglio per portarti nella stessa area di passione dove ero fermo pazientemente ad aspettare che arrivassi.
Analizzando con dovizia di particolari l' esatta forma, le dimensioni, l' eventuale differenza e l' adorabile quesito della forma del capezzolo, contando poi di ritornarci ripetutamente in seguito, non potevo non ammirare i riottosi movimenti del collo, oramai braccato, e il conseguente veleggiare della tua straordinaria profumata chioma.
Ammiravo tutto della donna che sei, con vergognosa maleducazione mi volevo prendere ciò che il desiderio mi aveva spesso frammentato fra la testa e il sesso. Scioglieva liquidi e li scioglie ancora, quando io ti penso, e in un istante la mia mano corre ancora dentro le tue gambe.
Trattando tutto l' accaduto e l' insuccesso come fosse distante in maniera assoluta da tutto il resto, mi sono disegnato un angolo di sudicia passione che mi lega a quella selva di ricordi che ho tentato di sopprimere anche a lungo, pur senza riuscirci. L' ardire di quel frenetico movimento e la mia lingua che assapora, e la tua, tutti quegli angoli di pelle bianca, continuano a lasciarmi dentro uno scrigno di desideri inconfessabili nel quale e' superfluo riflettere, uno scrigno dove tutte le regole appassiscono e fuggono via al cospetto di una selvaggia primordiale percezione dell' altra, dentro e su di me.
Sei stata tutto anche nello spazio dove non sei stata. E se non ci fossi stata non sarei nulla di ciò che adesso sono. Non e' un fiume in piena a sommergere, ma quelle scosse energiche di voglie indicibili che si accompagnano a nottate dove ciò che non e' detto pesa più di mille dighe e ci sconfessa. Quello si, ci sommerge fino a farci annegare in un oblio distante anni luce dal bon ton e dalla buona educazione. E' in quello stesso oblio dove, io credo, si annida la passione dei primordi: quella che tutto permette, quella che tutto perdona, quella che tutto ottiene.


Roberto De Sanctis - All Rights Reserved










Nessun commento:

Posta un commento